Oggi, in nome della cultura, celebriamo la Giornata Mondiale del libro. L’idea nacque in Catalogna più di 400 anni fa e fu scelto proprio il 23 aprile perché è il giorno in cui morirono, nel 1616, due degli scrittori più famosi della storia: Miguel de Cervantes e William Shakespeare. Non è solo la giornata del libro ma anche del diritto d’autore, tutelato nell’ordinamento italiano dalla legge n. 633 che riconosce all’autore i diritti patrimoniali e morali dell’opera creativa. L’obiettivo di questo evento organizzato dall’Unesco è ovviamente quello di promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale.
Il potere della lettura
Perché leggiamo? Le motivazioni sono innumerevoli e personali, ma c’è una cosa che unisce tutti noi e che, d’altronde, credo sia il vero ruolo dell’Arte: non farci sentire soli. Francis Scott Fitzgerald infatti disse:
«Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni.»
Più di recente Mario Desiati, autore di Spatriati e vincitore del premio Strega 2022, ha scritto: «A volte si leggono libri solo per sapere che qualcuno ci è già passato.» Si legge anche per distrarsi, rilassarsi, immergersi in un mondo che non è il nostro e, per un lasso di tempo sempre troppo breve, vivere una vita diversa, nuova. Si legge anche, e forse soprattutto, per imparare, per studiare, per acculturarci e rendere la nostra mente aperta e libera da preconcetti e vincoli. Nel film Detachment il personaggio di Henry in un potente monologo ce lo ricorda:
«E allora, per difendere la nostra identità e preservare i nostri processi mentali dall’assimilazione passiva di un mare di merdose idiozie la sola cosa è leggere, per stimolare l’immaginazione e la libertà di pensiero, e coltivare la nostra coscienza secondo il nostro sistema di credenze. Fidatevi, l’unico modo per sopravvivere è poter preservare la nostra mente!»
Il potere della scrittura
E invece perché alcuni di noi scrivono? Scrivere il più delle volte è una necessità: la necessità di esprimersi e condividere con gli altri ciò che una mente è in grado di partorire. La scrittura è solo uno dei tanti ‘linguaggi’ possibili ma è il più accessibile, il più vicino a tutti. Si scrive per se stessi, per gli altri, per passione, per diletto, si scrive perché dà un senso a ciò che viviamo. Lo scrittore svizzero Joël Dicker nel best seller La verità sul caso Harry Quebert scrive:
«Un nuovo libro, Marcus, è una nuova vita che inizia. È anche un momento di grande altruismo: offri una parte di te a chiunque voglia scoprirla. Alcuni saranno contenti, altri resteranno delusi. Alcuni faranno di te una celebrità, altri ti disprezzeranno. Alcuni saranno invidiosi, altri saranno interessati. Non è per loro che scrivi, Marcus. Ma per tutti quelli che, nel loro quotidiano, avranno passato qualche bel momento grazie a Marcus Goldman. Mi dirai che non è granché, eppure è già un bel risultato.»
Perché appropriarsi di storie altrui?
Infine, chiudiamo questo percorso tra varie voci con una riflessione sul diritto d’autore. Non è nulla di tecnico (lungi da noi inserirci in un campo insidioso), quanto una questione morale. Non credete che quando si rubano opere altrui sia in realtà un’offesa a se stessi? Un’offesa non solo alle proprie capacità ma soprattutto alla propria storia. Appropriarsi di quella di qualcun altro, in qualunque forma questa sia espressa, significa non avere la giusta stima della propria, non apprezzarla abbastanza da considerarla degna di un suo spazio. Il frutto della creatività degli altri lasciate che sia di ispirazione per la realizzazione di qualcosa di vostro: seppur con armi differenti ognuno di noi ha diritto di condividere il suo vissuto rimanendone padrone.