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Sono le 18.00 in quel di Dogliani, e in Piazza Carlo Alberto si respira un’aria di déjà vu, anche se solo in parte. Sì, perché sul palco saliranno tra pochi minuti Ciro Priello, Fabio Balsamo e Anna Manzo dei The Jackal, il collettivo comico già presente qui al festival l’anno scorso con Gianluca Fru e Aurora Leone. Insieme a Roberto Pavanello (redattore de La Stampa), presenza ormai fissa, i tre napoletani si raccontano fra aneddoti passati e progetti futuri.


Cominciamo con un tema libero.

CP: Beh, posso partire dal mio recente matrimonio! Consiglio a tutti di sposarsi poco prima delle ferie, avrete un mese di vacanze meravigliose.

Andiamo oltre. Anna, se sono andati in vacanza per tutto questo tempo, vuol dire che hanno lavorato parecchio.

AM: Devo dire che dopo quest’anno erano parecchio stressati.

Ma partiamo dall’inizio, voi siete nati come fenomeno del web, prima su Youtube e poi vi siete espansi sulle altre piattaforme, fino ad arrivare alla cara vecchia televisione.

AM: La crescita è stata molto naturale, gli esordi risalgono al 2008 su Youtube e successivamente su Facebook. Siamo sempre rimasti fedeli al nostro linguaggio, anche su Snapchat e Instagram, cercando di adattarci a seconda della piattaforma.

Tra l’altro c’è un aneddoto relativo a Fru parlando di Snapchat…

AM: Sì, era un grande fan dei The Jackal, e inizialmente è stato assunto come stagista per la gestione di Snapchat, dopodichè è diventato uno dei volti principali.

CP: Pensa come dal fallimento di un social network è nata una stella come Fru. Non abbiate mai timore di nulla, tutto è possibile in questo mondo!

AM: Nel corso degli anni poi le piattaforme sono cambiate ovviamente, il gruppo è cresciuto come anche il nostro linguaggio. L’approdo alla TV era la naturale conseguenza del nostro percorso, ci ha permesso di sperimentare altri format, arrivando a un pubblico più ampio.

C’è da dire che grazie alla televisione, al vostro pubblico di giovani si sono aggiunti anche gli adulti.

CP: Se ne sono aggiunti di nuovi, certo ma il pubblico di giovani che ci ha seguiti fin dagli esordi è rimasto fedele ed è cresciuto insieme a noi.

Fabio, tu che arrivi dal teatro hai rischiato di non entrare nella squadra, giusto?

FB: Noi crediamo molto in un utilizzo orizzantale dei mezzi di comunicazione, ecco perché anch’io, venendo dal teatro, mi approcciai al web e vidi l’incredibile intensità con cui gli altri ragazzi lavoravano sulle piattaforme social. Ogni volta che partiamo da zero, cerchiamo sempre di capire al meglio il nuovo mezzo di comunicazione su cui lavoriamo, come funziona, studiandone i minimi dettagli.

Pensate che il linguaggio si stia uniformando rispetto a quando avete inziato su Youtube?

CP: All’inizio i social erano visti come trampolino di lancio per arrivare poi su palcoscenici più prestigiosi. Ora si sta livellando tutto, e la qualità generale dei contenuti sta aumentando anche sulle piattaforme del web. Noi siamo stati i primi ad avere un approccio cinematografico su Youtube, all’epoca era un qualcosa che non si era ancora visto.

Rimanendo sul cinema, Fabio che cosa ha portato all’interno del collettivo dal teatro?

CR: Fabio ha portato un’incredibile bagaglio di esperienze dal punto di vista della recitazione comica e drammatica, è un grandissimo attore. Dietro ogni sua battuta c’è una riflessione drammatica molto profonda, questo ci è stato di grande aiuto.

Forse da fuori non c’è la consapevolezza di quanto lavoro ci sia dietro tre minuti di video.

AM: Parliamo di un lavoro minuzioso che richiede tempo e dedizione. C’è inoltre l’attitudine di non accontentarsi e di spingersi sempre oltre a ciò che si è fatto, basti pensare che ogni nostro video ha alle spalle almeno due mesi di scrittura e produzione, non coinvolge solamente gli attori, ma tante figure professionali molto diverse fra loro.

E non avete mai voluto spostarvi da Napoli.

AM: Questo è un grande valore dei The Jackal, dopotutto siamo una società napoletana molto giovane, rimasta a Napoli, e che forse è riuscita nel suo piccolo a dare un’altra prospettiva riguardo a come si lavora nel nostro territorio.

Da osservatore esterno, non c’è il rischio che andando avanti non riusciate più a girare video corali come in passato?

FB: In realtà anche quando lavoriamo singolarmente a progetti esterni, non solo portiamo i The Jackal in altri contesti, ma apprendiamo ulteriori nozioni per crescere all’interno del gruppo.

AM: Il progetto The Jackal accomuna tutti i componenti del collettivo, va oltre tutti i progetti individuali, basti pensare che nella stagione 2022-2023 abbiamo in programma un grande progetto di gruppo che ci vedrà tutti coinvolti.

Adesso voglio approfondire, puoi anticiparci qualche dettaglio?

AM: No comment, mi spiace!

Ci ho provato. Voi negli anni siete riusciti a pescare prodotti dell’immaginario collettivo del calibro di Gomorra, farli vostri e inserire nel linguaggio comune alcune espressioni delle vostre parodie. Al momento c’è qualcosa che vi ispira particolarmente?

CP: Sì, qualcosa c’è, anche se oggi il mondo è in costante cambiamento, difficilmente riusciamo a focalizzarci a lungo verso un unico prodotto. Gomorra è stata un’eccezione, parliamo di un fenomeno globale durato quasi 10 anni. Noi abbiamo voluto stemperare la tensione che si era creata attorno alla serie, cercando di fornire un’altra chiave di lettura attraverso la parodia.

Non avrei mai pensato di vincere Lol. Dopo il numero della felpa non avevo più nulla di programmato, è stata tutta improvvisazione

Che cosa serve oggi per entrare nei The Jackal?

CP: Bisogna essere irriverenti, capaci di fare ironia su tutto, trattare messaggi importanti e comunicarli nel modo giusto, accettando i propri errori e riuscire a parlarne in pubblico senza alcun timore.

FB: Servono persone che abbiano un sogno da realizzare e qualcosa da dire.

Quante richieste di provini vi arrivano?

AM: Tantissime, in continuazione. Molto spesso siamo noi a chiedere a personalità emergenti del web di venire da noi per conoscersi e fare una prova all’interno del gruppo.

Voi siete tutti partenopei, avete già preso in considerazione l’idea di inserire qualcuno proveniente da altre regioni?

FB: In generale sono sempre le esigenze a creare queste situazioni. Se in futuro ci dovessimo rendere conto di aver bisogno di un altro tipo di comunicazione da inserire nel nostro lavoro, sicuramente prenderemo in considerazione l’idea.

CP: Credo sia un fattore naturale, noi a un certo punto invecchieremo, e dovremo continuare a essere credibili da un punto di vista social. Abbiamo sempre avuto due filosofie centrali nel nostro progetto, vale a dire rinnovarsi e sperimentare.

Ciro, tu hai vinto la prima edizione di Lol, come hai vissuto questa esperienza?

CP: A differenza di cos’ha dichiarato ieri Corrado Guzzanti, io non ho consumato alcolici!

In realtà è stato molto faticoso, le riprese generali sono durate 12 ore. Il fattore per me determinante è stata la voglia di divertirsi, anche perché sono arrivato negli studi senza la minima idea su cosa fare per scatenare una risata.

Non vi hanno fatto vedere le edizioni degli altri paesi?

CP: Qualcosa abbiamo visto, ma non sapendo fino all’ultimo chi sarebbero stati gli altri partecipanti, la preparazione è stata più difficile del previsto. A un certo punto mi sono completamente dimenticato di essere all’interno di un programma televisivo, sembrava quasi di stare in una casa scherzando con i tuoi amici, credo sia stato questo il fattore determinante che mi ha fatto vincere.

Avresti scommesso sulla tua vittoria finale?

CP: Assolutamente no, e penso non ci credesse nessuno. All’inizio sono partito con il numero della felpa sul palco, ma dopo la prima ora è stata tutta improvvisazione, non avevo più nulla di programmato.

Fabio, parliamo di te. Hai due film in uscita, credi che lascerai i The Jackal?

FB: No, la fregatura è che anche nei The Jackal faccio l’attore! Sono due campi diversi e complementari, come dicevamo prima, è importantr riuscire a trasmettere all’interno del gruppo tutto ciò che si è appreso al di fuori.

Tra le vostre esperienze passate, quali vi hanno divertito di più?

CP: L’esperienza che più portiamo nel cuore è sicuramente il nostro primo film insieme, lavorativamente ed emotivamente parlando, ci è servito molto in quanto ai tempi per noi era un esperimento, un qualcosa di totalmente nuovo rispetto a tutto quello che avevamo in precedenza, ne siamo molto orgogliosi.

C’è qualcosa che non rifareste?

CP: Niente, ogni nostra esperienza ci ha insegnato qualcosa, e senza di esse probabilmente non saremmo qui ora.