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Nahla è una bambina di 11 anni e oggi si trova in Iraq, dove insieme alla sua famiglia trova rifugio da un paio di anni. A seguito di una lunga e sanguinosa guerra nel proprio paese: la Siria.

La guerra in Siria inizia il 15 Marzo 2011. Prosegue ancora oggi e resta una delle emergenze più gravi al mondo dati gli enormi bisogni umanitari causati da crisi economica, violenze, sfollamenti di massa, distruzione dei servizi essenziali e COVID-19.
Un’emergenza che sembra non avere fine.

Nahla ha impresso nelle mente il tortuoso viaggio che affrontò per arrivare nei campi del Kurdistan Iracheno. Dove oggi vive, anche se con qualche punto vuoto nel racconto dato il trauma che porta oggi con sé.
Nahla ricorda molto vagamente la Siria. Ricorda che giocava con i propri giocattoli, gli stessi che ad oggi gli mancano più che mai. Ricorda che andava in macchina con suo padre per distribuire le verdure ai parenti lì vicino.
Il ricordo che, però, prevale su tutti gli altri, è la triste realtà siriana quando la lasciò.
Ricorda il suo paese distrutto, la sua abitazione in macerie difronte ai suoi occhi e i suoi giocattoli schiacciati da esse.

Negli occhi di Nahla si intravede la vivida speranza di poter finalmente tornare a casa, quando sarà sicuro farlo. Una speranza che sembra, purtroppo, rimanere tale.

I bambini rimangono aggrappati ai racconti, alle storie che narrano i loro genitori e ai pochi ricordi, per chi li ha, che hanno vissuto prima che tutto fosse annientato.

Nonostante tutto, lei conserva un ricordo vivo delle proprie origini e sente un legame profondo con la loro patria, anche se mai conosciuta del tutto.

La storia di Nahla, come la storia di milioni di bambini sfollati, ci dà la prova concreta che la guerra porta gravi violazioni dei diritti dell’infanzia e del diritto internazionale.