Fin dall’antichità gli esseri umani hanno riempito il silenzio dell’inconoscibile attraverso la narrazione di miti e leggende, storie di creature e di mostri. Per secoli, esseri magici e fantastici hanno popolato l’immaginario dell’umanità. Le loro storie sono state tramandate, oralmente o in forma scritta, alcune le abbiamo perdute, altre sono sopravvissute ai tempi giungendo fino a noi. Ma esiste luogo in particolare, un’isola nel nord dell’Europa, dove il legame tra abitanti e creature fantastiche è a tal punto profondo che ancora oggi molti di loro credono fermamente nell’esistenza dei mostri.
Si tratta dell’Islanda, l’affascinante terra del ghiaccio e del fuoco, l’isola vulcanica dove è possibile ammirare una natura ancora selvaggia, incontaminata, indomita, un paesaggio potente e incantevole, così potente e incantevole da far credere di aver superato il confine della realtà, ed essere entrati in un mondo fiabesco.
Il folklore islandese monumento nazionale
Intervistato da Radio Lombardia a giugno dello scorso anno, il professore Roberto Luigi Pagani, italiano che da anni lavora come docente e ricercatore a Reykjavík, ha affermato che i manoscritti medievali sulle leggende islandesi rappresentano per gli abitanti dell’isola dei veri e propri monumenti nazionali, al pari, ad esempio, del Colosseo per gli italiani.
Le durissime condizioni di vita che il popolo islandese ha dovuto affrontare, in un territorio dove la natura ha mantenuto il suo dominio sull’uomo senza mai farsi piegare, non hanno reso possibile erigere grandi opere architettoniche. La cultura letteraria impregnata del folklore popolare delle origini rappresenta perciò un immenso tesoro per gli islandesi, che hanno coltivato e preservato questa ricchezza nel corso della loro storia.
Non solo. Miti e leggende sono stati fondamentali per ricreare il legame tra la terra e le comunità che la abitano. Coloro che oggi chiamiamo «islandesi» non sono altro che i discendenti di viaggiatori norvegesi, i quali, imbattutisi in questo crocevia tra Groenlandia e Gran Bretagna, a poco a poco hanno cominciato a colonizzare l’isola.
Il folklore ha rappresentato pertanto uno strumento fondamentale per creare un’identità propria di un popolo che non si sentiva più unito alla sua terra natia e che, allo stesso tempo, doveva trovare un legame con la nuova patria. Questa grande ricchezza di storie e racconti è stata tramandata oralmente per generazioni, finché nel Medioevo non si è cominciato a raccoglierla in forma di manoscritti, grazie all’astuzia dei monaci cristiani che avevano intuito l’importanza di partire dai racconti fantastici per convertire le persone al proprio credo.
Le leggende si sono evolute, intrecciandosi ai temi religiosi. Un esempio è quello degli elfi, inizialmente considerati demoni, poi spiriti, e infine descritti come figli di Adamo ed Eva che Dio ha scelto di rendere invisibili, dando origine al mito del Popolo Nascosto.
Gli elfi, così come i troll, gli spiriti e le altre creature che popolano l’immaginario islandese, non sono solo protagonisti di antichi miti la cui eco risuona nel tempo. Agli occhi degli islandesi, sono presenze concrete, coabitanti dell’isola con cui è necessario convivere in armonia. Le persone devono imparare a rispettarli, evitando di urtare la loro suscettibilità o sfidare la loro natura, che può rivelarsi pericolosa.
Chiunque in Islanda sa che, soprattutto in estate, bisogna prestare attenzione ai bivi: gli elfi, noti per la loro indole giocosa, potrebbero essere lì ad aspettare, offrendo doni allettanti. Accettarli significa condannarsi alla disperazione e alla follia, mentre rifiutarli porta fortuna per tutta la vita. Lo stesso accade durante il periodo natalizio, quando i tredici elfi portano doni nei tredici giorni che precedono il 25 dicembre, o a Capodanno, notte in cui si dice che il Popolo Nascosto si sposti da un luogo all’altro, donando fortuna a chi lascia loro uno spuntino sulla porta di casa. Segni di rispetto verso esseri invisibili, ma percepiti come reali. In Islanda, sin dall’infanzia si impara a convivere con loro, così come con tutti gli altri abitanti dell’isola, natura compresa. In cambio, si può ricevere aiuto nei momenti di difficoltà.
E allora, ripensando alla storia di un mio amico che, durante un viaggio in bicicletta in Islanda, si è ritrovato isolato con un pezzo della mountain bike rotto e, quasi per miracolo, ha trovato una bicicletta abbandonata da cui poter prendere il ricambio necessario, viene spontaneo chiedersi: è stato solo un caso, oppure l’intervento di un membro del Popolo Nascosto? Anche i troll, abitanti dei luoghi più remoti e costretti a muoversi solo di notte per evitare di trasformarsi in pietra alla luce del sole, non sono visti come mostri malvagi. Non fanno del male per crudeltà, ma semplicemente perché è nella loro natura. Sono gli esseri umani a doversi adattare, evitando di invadere i loro territori o disturbarli. Le leggende quindi non sono solo racconti fantastici, ma strumenti educativi che insegnano a temere e rispettare la natura selvaggia dell’isola. I mostri e le creature, con le loro caratteristiche umane, non sono altro che espressioni degli stati d’animo dell’uomo, manifestazioni di ciò che si agita dentro di noi.
L’eco del folklore nella musica degli Of Monsters and Men
Questo legame tra uomini e creature emerge anche nella musica islandese, in particolare nei brani degli Of Monsters and Men. Nati nel 2010 dall’incontro tra la chitarrista e cantante Nanna Bryndís Hilmarsdóttir e il chitarrista Brynjar Leifsson, cui si unirono successivamente Ragnar ‘Raggi’ Þórhallsson e il batterista Arnar Rósenkranz Hilmarsson, gli OMAM hanno saputo conquistare il pubblico internazionale con il loro sound indie pop e folk.
Se la loro musica richiama le sonorità del pop moderno, i testi affondano le radici nel folklore islandese, tra leggende e saghe ascoltate fin dall’infanzia. Nei loro brani, uomini e mostri si confondono: come nelle storie tradizionali, le creature hanno sentimenti umani e gli esseri umani nascondono un lato selvaggio e bestiale.
Un esempio emblematico è la canzone Human, tratta dall’album Beneath the Skin (2015). Il protagonista, emarginato dalla società, sente un peso insostenibile sul cuore e si lascia guidare dalla natura, rappresentata dalle stelle. Questo abbandono lo porta a risvegliare la creatura dentro di sé, trasformandosi in un essere mostruoso. Gli Of Monsters and Men raccontano così la stessa verità delle antiche leggende: il mostro non è sempre un’entità esterna, a volte è dentro di noi, silenzioso, in attesa di emergere.
Mostri e spiriti nell’Islanda di oggi
Ancora oggi, nel 2025, in un mondo in cui i ragazzi crescono sempre più in fretta e smettono presto di credere alle favole, in Islanda il folklore mantiene salda la sua influenza.
Lo dimostrano simboli ufficiali come lo stemma nazionale e le monete islandesi, su cui sono raffigurati i quattro spiriti protettori dell’isola, i landvættir, guardiani delle quattro regioni: a Nord un’aquila gigante, a Est un drago, a Ovest un toro possente e Sud un uomo alto più delle montagne.
Secondo la leggenda, il re danese Harald Bluetooth (sì, proprio quello da cui prende il nome la tecnologia Bluetooth) inviò un mago in avanscoperta per preparare un’invasione dell’Islanda. Ma ogni tentativo di sbarco fu respinto da una di queste creature, a difesa del territorio. La loro importanza era tale che, in passato, esisteva persino una legge che imponeva di rispettare la loro tranquillità.
Ancora oggi, la tradizione folkloristica è così radicata da avere un impatto concreto sulle decisioni politiche. Nel 2012 è stato istituito l’Elf Heritage Protection Act” che tutela i territori del Popolo Nascosto, impedendo la costruzione di infrastrutture che potrebbero disturbarli. E nel 2016 la popolazione ha bloccato la realizzazione di una superstrada che avrebbe collegato la penisola di Álftanes con Garðabær, nei pressi di Reykjavík, per proteggere un’area considerata sacra agli elfi.
Proprio in questo periodo, tra fine gennaio e fine febbraio, gli islandesi celebrano la Þorrablót, la festa dei mostri, una ricorrenza che affonda le radici nelle antiche tradizioni vichinghe. È un omaggio alla natura selvaggia e al clima estremo che ha sempre influenzato la vita sull’isola. Ma è anche un’occasione gastronomica unica, in cui si possono assaggiare piatti tipici della tradizione norrena, come la famigerata carne di squalo fermentata (per chi ha il coraggio di provarla).
Anche nei negozi di souvenir si percepisce quanto il folklore sia parte integrante della cultura islandese. Tra le solite statuette e peluche a tema, la vera sorpresa è la grande quantità di libri di leggende, testimonianza di come la letteratura sia considerata un patrimonio nazionale, al pari di un monumento.
Gli islandesi ci insegnano che la vera magia non sta nel chiedersi se i mostri esistano davvero, ma nel lasciarsi trasportare dal mistero dell’isola. Perché, immersi nel silenzio dei ghiacciai, tra colline verdeggianti, spiagge nere scintillanti e il respiro profondo dei vulcani dormienti, non si può escludere del tutto l’idea che, da qualche parte, un membro del Popolo Nascosto ci stia osservando. ♦︎