Breve analisi sul panico che stanno mostrando gli Occidentali a causa di questa nuova guerra ai confini d’Europa.
Incomincio con una puntualizzazione: la guerra che stiamo osservando non è assolutamente una guerra“nuova”. E’ semplicemente l’evoluzione di una situazione di crisi prima e di conflitto interno poi, che va avanti già da più di sette anni.
Non è localizzata ai confini d’Europa ma, anzi, si sta svolgendo nel pieno dell’Europa Continentale. Molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare; basti pensare che la distanza tra il Trentino e il confine polacco dell’Ucraina è la stessa che intercorre tra il Brennero a Palermo.
Entriamo più nello specifico, per farlo però devo ammettere che questa situazione mi fa quasi sorridere; non fraintendete, non mi riferisco ovviamente alla situazione di crisi in se. Bensì al fatto che gli occidentali, Italiani in primis, siano tutti assolutamente sorpresi e spaventati; non tanto dal fatto che questo conflitto si possa evolvere in maniera imprevedibile e certamente non positiva, quanto dal fatto che una situazione simile si sia verificata.
Questo panico diffuso è il frutto, acerbo, dell’inesorabile indebolimento etico e morale e caratteriale che noi occidentali abbiamo subito e che, imperterriti, continuiamo a subire.
Eravamo convinti che la guerra quasi non esistesse più, che fosse rilegata a determinate zone calde del pianeta e che mai più ce la saremo potuta trovare in casa .
Ci siamo così scontrati nuovamente con la Signora Realtà, ovvero la dea madre di quello che molti chiamano pessimismo ma che per me è realismo. Succede che noi occidentali abbiamo scoperto nuovamente che la guerra esiste, che averla dietro l’angolo è ben diverso dal vederla in qualche servizio del telegiornale. Si vede che abbiamo la memoria corta, o meglio che non la abbiamo affatto. Dico ciò perché le guerre ed i conflitti, caldi o freddi che siano, non ci hanno mai lasciato, non ci hanno mai abbandonato definitivamente .
Ci siamo mica dimenticati della tensione della guerra fredda? Ci siamo mica dimenticati della guerra nei Balcani, che tra l’altro è ancora fonte di tensioni e scontri sociali non da poco? Potrei andare avanti ancora un bel po’ ma non credo ve ne sia il bisogno, la risposta è che evidentemente si, ce ne siamo dimenticati.
Vero è che c’è stato un periodo in cui abbiamo preferito delocalizzare, svolgerle in paesi lontani. I conflitti non ci hanno mai lasciato veramente, al contrario di come pensiamo e di come ci fa comodo pensare; questo non lo dico io ma la storia recente. E’ lampante e sotto gli occhi di tutti che, da dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale, sia stato un rapido susseguirsi di eventi bellicosi in giro per il Mondo Occidentale.
Eppure il 1999 con i suoi bombardamenti sui civili inermi non è poi così lontano; tra l’altro nel pieno sprezzo delle Convenzioni di Ginevra e del Diritto Internazionale Umanitario. Li abbiamo visti e testimoniati e anzi ci siamo pure rimasti coinvolti, abbiamo fornito un notevole impiego di risorse nell’ambito del dispositivo NATO–KFOR che ancora oggi ci vede impegnati in quelle zone con la missione Joint Enterprise.
Ci ritroviamo così ad essere terrorizzati, ad essere sull’orlo dell’isteria collettiva perché <<allora-la-guerra-esiste-davvero>>, il tutto condito da un’esagerata dose di ipocrisia mediatica e morale che dal mio punto di vista è semplicemente deplorevole. Perché delinea perfettamente la forma e lo spessore e la densità della struttura occidentale: nulla.
Di fronte a questa situazione, latente da decenni anche se sotto gli occhi di tutti, noi occidentali non abbiamo fatto altro che alimentarla gettando benzina sul fuoco; abbiamo dato carta bianca a quelle personcine de <<la-guerra-non-esiste>> e che con questa scusa hanno demilitarizzato e posto importanti limiti alla difesa.
Abbiamo malgestito la diplomazia, mandando persone assolutamente inadatte per non dire inette a rappresentare noi e i nostri interessi. Abbiamo permesso agli interessi economici occidentali di violentare e sgretolare lentamente l’unità e la stabilità dell’Europa. Che si trova ora ad essere nient’altro che un insieme di stati; uniti da una parte ma assolutamente slegati se non addirittura contrapposti dal punto di vista degli interessi strategici, tecnologici ed economici.
Ci siamo mossi ognuno guardando il proprio orticello senza preoccuparci minimamente delle mosse degli altri lasciando perdere le inevitabili conseguenze di questa strategia evidentemente fallata, raccogliendo infine il frutto che ci meritiamo: quello della debolezza.