Cominciamo il canto dalle muse Eliconie

Con l’elogio alle muse del monte Elicona, Esiodo, dopo che da queste ha ricevuto in dono le vesti del poeta, narra la storia degli dei.

Nonostante la Teogonia, poema costituito da 1022 esametri, non fosse stata composta conseguentemente ad un richiamo di tipo religioso, possiamo definirla una sorta di bibbia per la società dell’epoca. L’autore del poema, che a noi è pervenuto col nome di Esiodo, ha composto quest’opera per altri motivi. Cercare di dare una spiegazione razionale della creazione dell’universo nel quale viviamo è, certamente, uno degli scenari più credibili.

Ma la Teogonia non è un semplice poemetto che narra della genealogia del dei. Quest’opera deve essere letta, analizzata e studiata perché, per la prima volta, ci troviamo dinanzi ad un autore che potrebbe realmente essere esistito, e di cui abbiamo delle fonti autobiografiche più o meno certe. Ben diversa dal contesto dei poemi omerici, forse una creazione collettiva di una serie di rapsodi avvenuta in un contesto aristocratico; ma di questo ne parleremo un’altra volta.

Chi è Esiodo e le differenze con Omero
Illustrazione di Matteo Galasso

Di Omero non sappiamo nulla, non è altro che una figura che si nasconde nella leggenda. Di Esiodo, invece, ci parla lui stesso. Non sappiamo quando nacque, se prima o dopo Omero: Erodoto, a suo tempo, disse che entrambi nacquero almeno 400 anni prima di lui.

Della situazione economica e sociale abbiamo delle informazione più precise. Sappiamo che il padre si era trasferito, forse per difficoltà economiche, dalla nativa Cuma Eolica nelle Grecia continentale per sfuggire alla povertà. Esiodo nacque proprio ad Ascra, città della Beozia situata nei pressi del monte Elicona.

vicino all’Elicona in un miserevole borgo,
Ascra, mala d’inverno, afosa in estate e buona in nessun momento

Sappiamo che il padre del poeta era un umile contadino che aveva in possesso alcune terre, e così Esiodo ed il fratello Perse seguirono le sue orme. Il poeta, infatti, in un altro poema intitolato Le Opere e i Giorni, nobilita con le sue parole il lavoro manuale e dona consigli riguardanti l’agricoltura. Sappiamo che alla morte del padre entrò in contrasto col fratello, che corruppe dei giudici e prese anche la sua eredità. Di Esiodo, inoltre, siamo venuti a conoscenza di un suo viaggio verso Calcide, per partecipare ai giochi funebri di un certo Anfidamante. Di come è morto, invece, non sappiamo nulla. Secondo Plutarco fu assassinato in quanto amico di un uomo che sedusse la figlia di un altro, e proprio quest’ultimo li uccise; ovviamente, però, non sappiamo se questo tragico evento sia accaduto oppure no.

Sempre tramite lo stesso poeta siamo venuti a sapere che di certo non può essere antecedente all’aedo che compose l’Iliade e l’Odissea. Esiodo, infatti, parla degli eroi omerici in un passo delle Opere e i Giorni, dove narra delle 5 età del genere umano. Nella descrizione della quarta età, l’età degli eroi, troviamo questi versi:

E questi, anche, la Guerra maligna e la Rissa odïosa
strussero, alcuni sotto le porte settemplici, nella
terra di Cadmo, mentre pugnavan pei greggi d’Edipo;
ed altri, entro le navi, sui gorghi infiniti del mare,
quando li addussero a Troia

L’elogio alle muse elicone e il concetto di poetica

Sicuramente il contesto sociale è ben diverso dal collega aedo: Omero canta le gesta di eroi amorali, che non si fanno scrupoli a compiere azioni nel bene o nel male, nelle corti aristocratiche; Esiodo, invece, pone l’onestà, la pace e il lavoro al centro della sua etica, in quanto, da contadino, pensa che la fatica renda l’uomo libero. La lingua utilizzata dai due è pressoché la stessa: linguaggio epico con versi in esametri, poemi scritti con accento ionico e con qualche parola di derivazione attica. Un’altra sostanziale differenza tra i due è che Omero fa da tramite nella storia, chiedendo alla Musa di raccontare i fatti; Esiodo, invece, è investito dalle muse ed è lui a raccontare la storia.

Come nei poemi omerici, anche le opere di Esiodo presentano un proemio. Nel caso della Teogonia vi è un’ampia parte, costituita dai primi 115 versi, dedicata alle muse del monte Elicona. Le dee incontrano il pastore Esiodo mentre questi pascolava gli agnelli nei pressi del monte, gli consegnano un bastone decorato di alloro e lo trasformano in un poeta, incaricato non di narrare menzogne, ma la verità.

La nuova concezione di poesia si fonda proprio su questo. Esiodo è incaricato dalle muse stesse per svolgere una missione sacra, il cui obiettivo è quello di onorare la dea Dike (giustizia) e raccontare il vero nei versi delle sue opere, e non rifugiarsi più nelle menzogne dell’epos omerico.

Un testo “filosofico” e il Chaos

Potremmo definire la Teogonia come primo esempio di testo filosofico in quanto il poeta cerca di dare una spiegazione più o meno razionale agli eventi che gli capitano intorno. La Teogonia è un modello di riferimento, dal quale la società greca ha poi sviluppato la sua religione, fatta di miti e leggende. Ma per Esiodo tutto contava tranne che scrivere un testo religioso: per la prima volta un individuo cerca di dare una spiegazione logica dell’esistenza, passando dapprima da una “Cosmogonia” per poi arrivare ad una vera e propria “Teogonia”.

Dunque, per primo fu il Chaos, e poi

Gaia dall’ampio petto…

Il Chaos di cui parla Esiodo nella sua Teogonia, secondo alcuni autori, risulta essere nella mitologia degli antichi greci la personificazione dello stato primordiale di “vuoto”, il buio anteriore alla generazione del cosmo da cui emersero gli dèi e gli uomini. Esiodo lo descrive come eghéneto, non il principio quindi, ma ciò che da questo per primo appare.

Il triplice passaggio: Urano-Krono-Zeus

da esso nacquero Erebo – la Tenebra – e la Notte, dando origine ai contrari. Secondo elemento primigenio fu Gea, la Terra: da essa nacquero il Mare, il Cielo Stellato ed i Monti. Ultimo fu Eros, che non ha una discendenza ma appare come forza motrice fondamentale alla creazione dell’armonia fra le varie unioni. Gea genera Urano unendosi al suo stesso figlio: dalla loro unione nasce una progenie mostruosa, fra cui i Ciclopi e i Centimani. Urano impedisce ai figli di nascere costringendo Gea a tenerli in grembo. Tuttavia Krono, l’ultimo nato, evira il padre con una falce: dal sangue sgorgato dalla ferita, discenderanno le Erinni, i Giganti e le Ninfe. Intanto, i genitali di Urano finiscono in mare: dalla spuma marina nascerà la dea Afrodite.

Krono si unisce a Rea, anche lei figlia di Urano: divora la sua prole, ben cosciente che, qualora non lo avesse fatto, un giorno sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli. Rea, però, partorisce l’ultimo figlio in una grotta, lontano da Krono: nasce così Zeus. Il futuro dio dell’Olimpo, spodesta il padre facendogli rigettare tutti i figli inghiottiti precedentemente. Per ringraziarlo, i Ciclopi regalano a Zeus il potere dei tuoni, fulmini e lampi, caratteristiche tipiche del dio. In seguito, Zeus sconfigge i Titani.

Una creazione di Esiodo (?)

Esse (le muse) una volta a Esiodo insegnarono un canto bello

Leggendo attentamente questo poema e Le Opere e i Giorni notiamo, come abbiamo già visto, che Esiodo parla di sé e cita il suo stesso nome.

Ma fino a che punto possiamo affermare che sia stato questo aedo a scrivere e cantare della genealogia divina?

L’opera, leggendola, si potrebbe dividere in due blocchi: il primo parte dal primo verso fino al 115esimo, ed è l’inno alle muse elicone; il secondo parte dal verso 116 fino alla fine, dove il poeta narra la storia degli dei. Secondo alcuni studiosi, però, non è affatto così.

In molti sostengono che l’opera di Esiodo sia stata scritta da quest’ultimo solamente fino al rigo 929, secondo altri si spinge fino al rigo 980. Questo perché la parte finale del poema risulta in un certo senso “distaccata” dal resto dell’opera; tanto che gli ultimi versi combaciano perfettamente con il Catalogo delle donne, altro poema di cui non si ha certezza se l’abbia o no scritta Esiodo.

Ma non è questa l’unica incongruenza dell’opera, vi sono ancora molti segreti e molte leggende che circolano attorno alla figura di questo aedo; ma forse solo il tempo potrà dirci la verità.

Daniele Romano
Mi chiamo Daniele e vengo da Palermo. Sono uno studente di professione, lettore per passione, scrittore a tempo perso. Amo imparare e scoprire attraverso il dialogo con gli altri.

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