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Dalle reti miceliali alla memoria potenziata: perché scienziati e aziende scommettono sulla mico-intelligenza

Muffe antimicrobiche, ingredienti prelibati o allucinogeni: quando si tratta di funghi si apre un mondo immenso. Anzi un regno: i funghi sono organismi così peculiari da meritarsi un regno dei viventi a sé stante (in compagnia di piante, animali, monera e protisti) che include, si stima, oltre tre milioni di specie diverse, di cui sono state studiate “solo” alcune centinaia di migliaia. Benché non possano parlare direttamente con noi, alcuni di questi hanno sviluppato una sorta di propria consapevolezza e forme rudimentali di comunicazione che testimoniano un’intelligenza distintiva, mentre il consumo di alcuni di essi può migliorare le nostre capacità cognitive. 

Come Merlin Sheldrake, uno dei principali esperti di questo regno, racconta, i funghi vivono la maggior parte della vita formando reti di miceli sotterranee che formano connessioni fisiche persistenti tra organismi diversi, funzionando come “ingegneri degli ecosistemi”. Per questo anche lui stesso ne riconosce l’intelligenza: i funghi possono risolvere problemi, adattarsi ai cambiamenti esterni e mostrano un processo decisionale, alterando i modelli di sviluppo in risposta alle interazioni con gli altri organismi. Un’intelligenza differente dagli esseri senzienti (come gli animali), ma caratterizzata da una sorta di consapevolezza intorno ad essi, mostrando una sensibilità e adattamento all’ambiente circostante, rispondendo alle restrizioni del loro spazio fisico, espressioni di quella che viene definita “coscienza cellulare”. Le reti fungine micorriziche che collegano le radici sottoterra, ad esempio nelle foreste, sono sempre più riconosciute nel facilitare la comunicazione attraverso segnali biochimici che si trasmettono tra gli alberi, che sembrano avere somiglianze con i neurotrasmettitori. In laboratorio è emerso che i funghi producono schemi di impulsi elettrici molto simili a quelli dei neuroni, con oscillazioni che vanno da basse ad alte frequenze. Un’altra prova a favore di quella che ormai molti chiamano “intelligenza fungina”. Si va da spore minuscole a organismi colossali, come quello che vive sotto terra e si estende per oltre 1300 campi da calcio. Questa rete sotterranea, fittissima, ha affascinato diversi ricercatori. Studiando le scariche elettriche generate da vari tipi di funghi, hanno notato che certi picchi si ripetono seguendo schemi ben precisi, al punto da ipotizzare l’esistenza di una sorta di vocabolario da una cinquantina di “parole”. Secondo la visione della Fungi Foundation, fondata dalla micologa cilena Giuliana Furci, il loro obiettivo è contribuire alla creazione di un mondo sano, in cui i funghi vengano riconosciuti come elementi fondamentali che connettono tutti gli aspetti della natura.

Ma il binomio funghi e intelligenza non si esaurisce qui: alcuni funghi possono migliorare le nostre capacità cognitive. Le ricerche in questo campo sono ancora limitate, ma è stato approfondito che alcuni funghi contengano composti bioattivi e antiossidanti in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e di influire sui processi neurologici vitali, con benefici neuroprotettivi per la salute cognitiva. Un ramo della fitoterapia cinese si è sviluppato proprio sull’utilizzo dei funghi per migliorare la salute umana, prendendo il nome di “micoterapia”. Alcuni funghi (come il Lion’s Mane) potenziano la nostra memoria e la concentrazione, altri migliorano i livelli di energia e di resistenza (Cordyceps) e per altri è riconosciuto l’elevato contenuto di antiossidanti (Chaga e Maitake). Negli ultimi anni il mercato non ha perso tempo: è infatti in espansione il commercio dei “functional mushroom” con un tasso di crescita annuale previsto dell’11,2% tra il 2024 e il 2030. La crescita di questi superfood è avvenuta anche grazie al rilancio durante gli anni del Covid, periodo in cui le affermazioni che raccontavano il ruolo dei funghi funzionali nel rafforzamento delle difese immunitarie fecero innalzare l’assunzione di funghi.

Non si deve immaginare il consumo di questi funghi in un risotto o immersi nella zuppa di un ramen: si tratta piuttosto di capsule, gocce ed estratti che si possono acquistare in farmacia e in un numero crescente di siti online in tutto il mondo. Molti di questi integratori sono blend di diversi funghi che offrono più proprietà contemporaneamente, promuovendo benefici sulla salute soprattutto in funzione dei quantitativi di Vitamina B3 (riconosciuti ad esempio dall’EU Register of Nutrition and Health Claims) che supporta le funzioni cognitive, l’energia mentale e la lucidità. Paul Stamets, esperto micologo statunitense, racconta la sua esperienza nel documentario Fantastici Fungi, in cui espone come grazie ai funghi abbia superato la balbuzie e come sua madre sia stata supportata da essi nel trattamento chemioterapico (funghi come il Turkey Tail possono infatti favorire il trattamento del cancro e ripristinare l’equilibrio dei batteri intestinali).

Un ulteriore importante ruolo che alcune specie di questo regno possono giocare è legato alla psilocibina, lo psichedelico contenuto in alcuni funghi, che può ricablare il cervello per alleviare depressione, ansia e stress. Studi dimostrano che la psilocibina aumenta l’empatia emotiva senza alterare significativamente l’empatia cognitiva e la cognizione sociale. Il ritorno all’utilizzo di psichedelici nelle cure per la salute umana è stato definito “psychedelic reinassance” perché ha riportato negli ultimi vent’anni le potenzialità psichedeliche di alcuni funghi (e non solo) con un crescente interesse pubblico e ricerche scientifiche, prendendo ispirazione da pratiche indigene centenarie. L’uso precoloniale dei funghi psichedelici soprattutto in rituali spirituali e religiosi è testimoniato da molteplici reperti, diventando oggetto di diverse teorie sulla genesi della cultura che addirittura li vedrebbe come acceleratori della presa di coscienza dell’homo sapiens (ad esempio la controversa stoned ape theory). 

Tuttavia, è stato anche evidenziato come numerose aziende e individui traggano profitto da investimenti speculativi, quasi sempre senza alcun credito per le popolazioni indigene che li hanno utilizzati per secoli. Per questo molti studiosi promuovono l’invito a decolonizzare gli psichedelici, prospettiva che identifica in questo “rinascimento psichedelico” una crescente preoccupazione da parte di molte popolazioni indigene di appropriazione culturale e mancanza di riconoscimento del posizionamento culturale sacro e rituale di queste cure, spesso escluse dalla ricerca e dalla brevettazione delle medicine tradizionali.

Yuria Celidwen, nata in Messico da una famiglia di guaritori Nahua e Maya e ora senior fellow presso l’University of California, per fronteggiare questo fenomeno ha riunito un gruppo di scienziati, esperti, avvocati e difensori dei diritti umani guidato da indigeni che si è riunito per formulare una serie di linee guida etiche sulle medicine tradizionali indigene attualmente utilizzate nella ricerca e nella pratica psichedelica occidentale. Il primo principio etico da loro identificato è “Reverenza per la Madre Terra.” Può sembrare un concetto astratto e con limitata applicazione scientifica concreta, ma è interessante inserirlo nel contesto del regno dei funghi, che giocano un ruolo insostituibile nell’equilibrio degli ecosistemi. Proprio per questo Giuliana Furci sostiene che si dovrebbe parlare non solo di flora e fauna, ma di flora, fauna e “funga”, perché i funghi e i loro miceli da milioni di anni permettono relazioni che garantiscono la vita di tutti gli altri regni. La mico-intelligenza è uno dei tasselli più importanti per il nostro pianeta: silenziosa e quasi invisibile ai nostri occhi, tessendo reti di migliaia di chilometri che la maggior parte degli abitanti del pianeta non vedrà mai, ma senza le quali la Madre Terra non potrebbe sopravvivere. ♦︎