Una ricerca del giornalista Stephen Buranyi, pubblicata sul Guardian il 6 giugno scorso, ha rivelato come l’uso di steroidi sia enormemente cresciuto negli ultimi anni; cresciuto a tal punto che oggi è difficile trovare una palestra senza almeno un frequentatore che ne faccia uso. Si tratta di una vera e propria ossessione per il superamento dei propri limiti corporei, con l’obiettivo di raggiungere forme fisiche e forza sempre maggiori. Questa spinta porta i più ignorare quello che un tempo era un tabù: iniettarsi sostanze nel corpo. E sebbene in molti conoscano i rischi, spesso li trascurano: l’uso di steroidi non è esente da potenziali effetti collaterali, sia fisici che psicologici.
La ricerca di Buranyi non si limita a sottolineare una tendenza che potrebbe presto diventare un problema sanitario su scala globale, ma pone anche una domanda fondamentale: quanto è davvero percepito come ‘ideale’ un corpo eccessivamente muscoloso e gonfiato da sostanze, che di fatto appare innaturale? D’altro canto, se l’ossessione di chi usa steroidi è quella di diventare sempre più grande e potente, incarnando il concetto di ‘maschio alfa’, l’ideale del corpo scolpito, già ricercato fin dall’antichità, coinvolge una fetta molto più ampia della popolazione, specialmente nei Paesi sviluppati. Paradossalmente, in un mondo in cui l’obesità rappresenta una grave emergenza sanitaria, l’immagine ideale di bellezza, sia maschile che femminile, è sempre più associata a un fisico atletico e definito. Questo porta a un atteggiamento alimentare e a uno stile di vita che, pur essendo sulla carta sani, possono diventare eccessivamente rigidi, sfociando in disturbi alimentari opposti all’obesità ma altrettanto pericolosi.
E senza arrivare all’eccesso di chi fa uso di steroidi o chi è affetto da disturbi dell’alimentazione – è di questi giorni la notizia della morte di Illia Golem, bodybuilder che assumeva fino a 16.000 calorie al giorno -, vi sono numerosi casi di persone che sono semplicemente ossessionate dalla propria forma fisica e dall’alimentazione. Persone che semplicemente faticano ad accettare il proprio corpo; ma è proprio questa semplificazione, e il fatto di non essere (ancora) una malattia, a rendere certe fissazioni un nemico molto subdolo.
Quello che sto per raccontarvi non è un caso di dipendenza da sostanze dopanti né di un disturbo alimentare diagnosticato, ma un esempio di come la semplice attenzione verso uno stile di vita sano possa trasformarsi in un’ossessione. È una storia che inizia come una passione, ma finisce per condurre il protagonista in un tunnel dal quale è difficile uscire. È, in altre parole, la mia storia.
Fin da bambino sono sempre stato affascinato dalla forma fisica. Sognavo di diventare forte e muscoloso, desideravo un corpo scolpito come quello dei miei eroi d’infanzia. Come Gaston, il villano de La Bella e la Bestia. Nonostante la sua arroganza e la sua scorbutaggine, ero attratto dalla fisicità possente di Gaston al punto da volermi identificare completamente con lui. Nel mondo immaginario che avevo costruito, e adesso cominciavo ad abitare, mi presentavo alle persone non più come Emanuele, ma come Gaston.
La realtà, però, era diversa: ero un bambino sovrappeso, poco agile e asmatico. Le mie giornate erano sedentarie, non c’era modo di praticare sport nel piccolo paese dove abitavo. Ma i sogni, a quell’età, sembrano sempre realizzabili. Durante l’estate dei miei sedici anni avvenne la svolta: iniziai a correre quasi ogni giorno per le strade del piccolo borgo, scoprendo la passione per il jogging, all’epoca ancora poco diffuso, che non solo divenne la mia valvola di sfogo, non solo migliorò il mio fisico, ma anche l’asma, e certamente mi ridiede un po’ di quell’autostima che avevo completamente smarrito.
Accompagnato da una dieta ‘fai da te’ vista in televisione – internet a quel tempo era un miraggio lontano-, persi rapidamente molti chili in una manciata di mesi. Ma come è facilmente intuibile, la perdita di peso drastica unita a un’alimentazione scorretta ebbero effetti collaterali: stanchezza eccessiva, cronica, svenimenti e frequenti morsi della fame. Anche se il dimagrimento era evidente, quello che all’inizio mi sembrava un sogno stava rapidamente trasformandosi in un incubo.
Non demorsi. Dimagrire era solo il primo passo: quello che desideravo veramente era aumentare la massa muscolare e scolpire il mio fisico. Diventare Gaston. La seconda svolta, per così dire, arrivò durante l’università, quando presi a frequentare una palestra e un corso di autodifesa. La tanto anelata muscolatura cominciò a farsi vedere, la mia alimentazione migliorò così come le mie prestazioni, grazie anche ai consigli del maestro di arti marziali che mi suggerì di aumentare il peso piuttosto che ridurlo. Epperò dietro la soddisfazione, che pure era innegabile, si nascondeva l’ossessione strisciante e insidiosa per un corpo sempre più perfetto. Mi specchiavo costantemente, quotidianamente spostavo un po’ più in alto l’asticella dei miei limiti, un comportamento che potrebbe far pensare a una forma di vigoressia, o complesso di Adone, accompagnata da una spolverata di ortoressia, ovvero la mania per il cibo sano. Un mix che molto presto deflagrò in uno stress fisico e mentale ai limiti del sopportabile, costringendomi – poiché l’ossessione si manifesta spesso in costrizioni -, a sottoporre il mio corpo ad allenamenti folli, esasperati, e a privarmi di qualsiasi piacere alimentare.
Nel frattempo avevo iniziato a competere nelle arti marziali, il che mi spinse a perdere nuovamente peso per rientrare in una categoria inferiore. Per evitare di ritrovarmi solo in questo saliscendi ponderale, decisi di farmi seguire da un nutrizionista. Nonostante avessi raggiunto i 60 kg, idonei per poter competere in quella categoria, continuai a perdere peso inseguendo un’idea di perfezione corporea che sembrava sempre sfuggirmi. Arrivai a pesare 55 kg: il mio viso diventò scheletrico, le energie crollarono. L’allenamento diventò un impegno quotidiano, sette giorni su sette, tre volte al giorno, mentre l’alimentazione si fece rigidissima. Di tanto in tanto e poi sempre più spesso, il mio corpo mi tradiva, spingendomi a mangiare in eccesso per poi sentirmi male.
I miei stessi amici, un tempo divertiti dalla mia solarità, stentavano a riconoscere quel nuovo Emanuele che ero diventato. Ero stanco e depresso, non uscivo più. Eccolo, Gaston.
Furono loro, i miei amici, quelli più stretti, ad avere il coraggio che fino a quel momento mi era sempre mancato, affrontandomi, affrontando Gaston, parlandogli a viso aperto come si suol dire, pur consapevoli del rischio. In qualche modo riuscirono a farmi capire che qualcosa non andava, che tutto non andava, e lentamente me ne resi conto anch’io. Fu uno sforzo immane: la paura di vanificare gli sforzi fatti per dimagrire era sempre in agguato. Gaston non era più il villano possente, ma una serpe acquattata negli anfratti delle mie giornate, pronta a saltarmi alla gola da un momento all’altro. Oggi, che ho trovato un equilibrio, la serpe è ancora lì, seppur più mite.
La mia storia, penso, dimostra come possa essere labile il confine fra passione e ossessione, e come sia facile finire nell’abbraccio di quest’ultima – e altrettanto difficile uscirne. La medicina, la scienza sono sicuramente fondamentali, ma la mia esperienza mi ha insegnato che nell’alimentazione e nell’allenamento conta moltissimo conoscere se stessi. Per evitare di commettere gli errori passati ho imparato a sperimentare su me stesso diete diverse e allenamenti diversi, ad ascoltare il mio corpo quando mi chiede riposo e a soddisfare il mio palato quando esige un cibo diverso. Soprattutto ho imparato a cercare di migliorarmi accettando i miei limiti e apprezzando i pregi del mio corpo piuttosto che focalizzarmi unicamente sui difetti. Possono sembrare, queste ultime frasi, un luogo comune, slogan da mental coach, ma non saprei davvero come altro spiegare. In un mondo in cui l’obesità cresce, è importante educare le nuove generazioni a uno stile di vita sano e consapevole, ma bisogna stare attenti a non cadere nell’estremo opposto: l’ossessione per la forma fisica, altrettanto se non addirittura più pericolosa. E imparare lasciare i vari Gaston nel magico mondo della finzione. ♦︎
Illustrazione di Giorgia Ambrosio La Ganga