Origini e sviluppi di un conflitto senza fine, radicato ormai nella storia di due stati vicini ma diversi.
La guerra del Nagorno-Karabakh, il Giardino Nero delle Montagne, è una questione spinosa che ha origini lontane: per comprendere le sue ragioni dobbiamo fare un piccolo passo indietro nel tempo ed arrivare fino al 1988.
Quando l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, all’epoca guidata da Mikhail Gorbaciov, è immersa in una profonda crisi economica che la porterà al collasso solo pochi anni dopo.
Le origini del conflitto
L’Artsakh, o Karabakh, è una regione storica a maggioranza Armena, che si trova all’interno della Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaijan. Quest’enclave Armena in territorio Azero, che si estende dai Monti Mrav al sottostante confine Azero con l’Iran, simboleggia ed identifica da una parte lo scontro tra due popoli diversi ma vicini, dall’altra l’influenza prima Sovietica poi Russa per mantenere lo status quo ipertensivo.
Gli animi sono da sempre stati abbastanza agitati. Già nel 1988 gli Armeni del Karabakh incominciano a manifestare in maniera molto dura contro il regime dell’Azerbaijan Sovietico: l’Artsakh si doveva riconciliare con la vicina Armenia, senza altre soluzioni.
Il livello di tensione sale così alle stelle; sfociando prima in una vera e propria guerra fredda, con cancellazioni della storia comune e frequenti attacchi militari, e poi in un conflitto armato vero e proprio, condito da continui massacri finalizzati alla pulizia etnica.
Il problema della diversità
Azeri e Armeni sono sempre stati due popoli estremamente diversi, a partire dalle origini storiche, quindi culturali, per arrivare alla lingua ed alla religione.
Diciamo che possiamo identificare tre macro-problemi che dividono il popolo Azero e quello Armeno:
- Problemi etnici e territoriali;
- Problemi religiosi;
- Interessi economici e ingerenze straniere differenti.
L’Armenia è un paese cristiano, di matrice indoeuropea, l’Azerbaijan invece affonda le sue origini nell’impero persiano ed è un paese a maggioranza musulmana sciita. Da qui possiamo capire che il Karabakh è sempre stato un valido motivo di scontro tra i due Paesi. Altro motivo per cui l’Armenia e l’Azerbaijan si scontrano sono gli interessi economici delle potenze egemoni in quell’area: la Turchia e la Federazione Russa. C’è di mezzo anche la vicina Iran, ma di questo ce ne occuperemo tra poco.
L’indipendenza del Karabakh
Successivamente alla caduta dell’URSS, precisamente nel 1992 ed in seguito ad uno schiacciante referendum, gli armeni dell’Artsakh compiono il grande passo : dichiarano unilateralmente l’indipendenza dall’Azerbaijan.
Da qui incomincia uno dei più lunghi e sanguinosi conflitti armati della storia moderna.
Dopo le elezioni del parlamento, il 6 Gennaio 1992, viene proclamata ufficialmente la Repubblica: nasce uno stato de facto indipendente, ma non riconosciuto a livello internazionale. La risposta Azera non tarda però ad arrivare; il 31 Gennaio infatti l’Azerbaijan incomincia a bombardare la regione (che rappresenta circa il 9% del suo territorio nazionale) per riprenderne il controllo nel nome della sua integrità territoriale. L’Armenia invece si mostra da subito entusiasta della presa di posizione del neo-stato nei confronti dell’Azerbaijan; tanto che nel nome del diritto di autodeterminazione dei popoli occupa militarmente i territori del Karabakh per proteggerli dagli Azeri.
L’ingerenza estera nel conflitto
Con l’inizio degli scontri armati tra Armeni ed Azeri, che tra l’altro hanno portato ad un nulla di fatto, si riescono ad osservare le prime tracce di ingerenze estere: gli Armeni sono appoggiati militarmente ed economicamente dalla Russia, gli Azeri invece dalla Turchia. I Russi d’altronde, fin dall’epoca di Stalin, hanno sempre avuto interesse a mantenere alta la tensione tra i due paesi; per questo la regione Armena venne inglobata nell’Azerbaijan. Ma c’è un motivo specifico se la Russia è interessata all’area Caucasica: il petrolio Azero di altissima qualità. Ed il suo gas naturale ovviamente, entrambi presenti in grandi quantità nel sottosuolo.
Ciò che però disturba il Cremlino è che queste risorse, tramite il TAP, oggi raggiungono la Turchia, la Grecia e poi l’Europa: una concorrenza che distoglie l’Europa del petrolio con la stella rossa, quindi da eliminare.
L’intervento della Federazione nel conflitto ha quindi permesso di raggiungere una situazione di stallo in cui il petrolio russo-caucasico è divenuto per l’Europa più conveniente: esempio lampante di come il divide et impera Russo ha funzionato e continua a funzionare. La strategia politica del divide et impera consiste nel far nascere delle repubbliche filorusse autoproclamate in territorio estero e poi riconoscerne l’indipendenza. Il suo fine è mantenere il controllo russo in aree dove il Cremlino non è particolarmente gradito dal governo centrale; il controllo lo mantiene quindi inviando loro aiuti militari che, per “questioni di sicurezza”, quasi ogni volta vengono richiesti. Ne sono un esempio l’Ossezia del Sud e l’Abcasia in Georgia; la Transnistria in territorio Moldavo e soprattutto le neonate Repubbliche di Luhansk e Donetsk in Ucraina.
Ma torniamo a noi. Il conflitto ha raggiunto il tanto sperato cessate il fuoco nel 1994; anche se ci sono state numerose ricadute, alcune delle quali molto recenti: nel 2016, nel 2020, mentre le ultime appena due settimane fa.
Il Karabakh: oggi e domani
Per l’Armenia il Karabakh è sempre stato una questione di vita o di morte; il fatto che questo suo territorio sia in mano Azera viene tutt’oggi considerato un’ingiustizia storica. L’Azerbaijan, dal suo canto, trova assolutamente scorretta la rivendicazione Armena nei confronti di un territorio posto all’interno dei propri confini, tra l’altro da sempre casa comune per i due popoli. Così la guerra è diventata una questione di ambizione; in cui l’Azerbaijan si trova costretto a mostrare i muscoli per mantenere immutata la propria posizione sulla scacchiera della politica internazionale. Questo perché la confinante Iran nutre grandi preoccupazioni nei confronti Azeri: sia per la vicinanza culturale e sia, non meno importante, perché storicamente reputa l’Azerbaijan una minaccia alla sua integrità nazionale. Dall’altra parte l’Armenia si sente anch’essa minacciata, anzi schiacciata, da quelli che definisce “i due stati turchi”: Turchia a ovest ed Azerbaijan ad est.
Per adesso non ci è dato purtroppo sapere quando questo conflitto troverà la sua naturale conclusione; possiamo solo sperare che quest’ultima arrivi il più presto possibile. Non tanto per gli interessi economico-finanziari che ci girano intorno, ma per l’enorme numero di persone che ogni anno si trovano costrette a fuggire dalla propria terra a causa del conflitto.