Farsi male è così facile e poco prevedibile, eppure, ce ne facciamo tutti i giorni. Tutti i giorni ci scontriamo contro muri di rovi che inevitabilmente ci graffiano. E ogni tanto ci imbattiamo in una tagliola, ci ficchi il piede e lo saluti. Alcune volte lo saluti per davvero.
Scontrarsi contro se stessi e contro gli altri è proprio questo. Un continuo perdere pezzi e guadagnare zavorre. Come Atlante ci troviamo costretti a sorreggere qualcosa, c’è chi sostiene le proprie ambizioni, chi sostiene i propri sogni, e chi sostiene il proprio orgoglio. Un peso che però quando si sbilancia si tramuta in una palla al piede in grado di trascinarti in basso. L’orgoglio è questo.L’orgoglio o è un sogno, grave che è piacevole sostenere proprio perchè lo hai fabbricato tu, con le tue mani. Lo hai limato e intarsiato. Altre volte invece ti scappa, e con come una inesorabile spada di damocle colpisce.
L’orgoglio è come un gattino, tu lo accarezzi e coccoli. Poi quando meno te lo aspetti questo ti graffia a fondo, facendo tanto male procurando in te due sensi, paura verso tutti i gattini e ira verso il gattino che si è permesso di colpirti.
Le ferite provocate dalla caduta dell’orgoglio possono essere irreparabili come una gamba mozzata. Dopo non si camminerà come si è sempre fatto, e la gamba non sarà più sicura sul piede.
Ma una cosa è certa, che L’orgoglio è fatto per essere ferito, tradito e bistrattato. L’orgoglio è effimero, va conservato con le dovute rimostranze. Ma con moderazione, se no il rischio è quello di scottarcisi o peggio, di cadere con lui.