Wangchug è in piedi dalle sei di mattina, la sveglia nel monastero buddhista di Lhasa non lascia spazio nemmeno a chi ha il sonno pesante come lui. Il vecchio monaco si reca presso il piccolo tempio di Buddha dove, con un secchio d’acqua, si appresta a preparare la ‘colazione spirituale’ alla divinità. È il modo migliore per trovare la pace interiore: «forse l’unico valido» dicevano i suoi maestri.
Sasha di anni ne ha 19, è un soldato sul fronte orientale del Donbass e nella sua mente l’equazione è facile: «la guerra è pazzia, la pace saggezza». In questa zona dell’Ucraina la battaglia si sta facendo più dura da quando le truppe dello ‘Zar’ hanno deciso di tentare di recuperare il terreno perso in estate e il sacerdote ortodosso Vladimir passa le giornate a seppellire nel suo cuore le ultime parole dei soldati moribondi di Kiev. Pace, per Vladimir, sono le ultime parole di un ragazzo morente. Niente di più oramai.
Khalid viene dall’Afghanistan, ha 30 anni e sua moglie Khadija è con lui sul barcone partito dalla Turchia, direzione Europa. Ha speso tutto quello che aveva per salvarla dalla furia dei talebani. Vedere i suoi capelli lunghi e neri mossi dal vento del Mediterraneo lo commuove. Era quasi un anno che non li vedeva sciolti, all’aperto. Sono quei capelli che nel freddo piano interrato della Questura di Crotone gli permetteranno di riconoscere il volto del suo più grande amore divorato dal mare di Cutro. Una pace eterna non richiesta, un’ingiustizia, che Allah ci protegga.
Riccardo ha dato l’ultimo esame all’università, sta chiamando nonna Luisa per urlare la sua felicità. La laurea è alle porte, la tranquillità si tocca con un dito, la «pace dalle ansie» la definisce lui. «Nonna, vengo a pranzo da te così festeggiamo» le urla in quelle orecchie assordate da 80 anni di confidenze. Nonna Luisa non ha mai capito cosa studiasse quel nipote sognatore, a lei «basta sentirlo felice», come dice tra sé e sé mentre inforna la lasagna. «Nonna non hai idea» prosegue Riccardo «ho la pace dei sensi per la prima volta in cinque anni». Luisa sorride. Alla fine, la sua lasagna è sempre la stessa da 70 anni.