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Intervista al Nunzio Apostolico Celestino Migliore

Conosciamo meglio la figura del Nunzio Apostolico, tramite le parole e le esperienze di Celestino Migliore.


D: Chi è Celestino Migliore?
R: Domanda impegnativa, come d’altronde sono il mio nome ed il mio cognome! Sono nato e cresciuto a San Pietro del Gallo, paesino del cuneese. Da ragazzino servivo la Messa ad un prete già anziano, un uomo saggio e accogliente, amato e stimato da tutti. La sua figura mi ha impressionato e mi sono detto: un giorno vorrei essere come lui. E così ho studiato in seminario e poi sono diventato prete anch’io. Il mio vescovo mi ha destinato a studiare a Roma alla Pontificia Accademia ecclesiastica dove si formano i candidati per il lavoro nelle Nunziature, cioè le rappresentanze del Papa nel mondo. Terminati gli studi, sono partito come segretario di alcuni Nunzi apostolici nel mondo e poi sono stato nominato io stesso Nunzio Apostolico.


D: Chi è il Nunzio Apostolico?
R: Nunzio deriva dal verbo latino “nuntiare”, cioè essere portatore di un messaggio. Apostolico si riferisce al Papa, successore degli apostoli. Fin dalle origini del cristianesimo, il Papa ha inviato suoi rappresentanti, Nunzi Apostolici presso re e imperatori prima, e presidenti delle Repubbliche poi, al fine di favorire buoni rapporti e di prendersi cura dei diritti dei cattolici e di tutta la società civile. Il Nunzio ha una doppia funzione: quella di ambasciatore presso un Capo di Stato e quella di rappresentante del Papa verso la Chiesa di un determinato Paese. Il Congresso di Vienna del 1815, che ha codificato il protocollo diplomatico, ha riconosciuto ai Nunzi Apostolici il rango di ambasciatore e ha stabilito che i Paesi che lo desiderino possano dare al Nunzio Apostolico il ruolo di decano del Corpo diplomatico. Per esempio, qui in Francia sono anche decano del Corpo diplomatico accreditato all’Eliseo.


D: Che rapporti ha con il Papa?
R: Essendo rappresentante del Papa, cerco di conoscere bene la persona del Papa, di sapere esattamente cosa egli pensa, dice e opera, al fine di essere fedele al suo pensiero e alla sua azione. Il successo della missione di un Nunzio Apostolico dipende molto dall’autorità morale del Papa nel mondo. Ho servito finora i Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco: tutte grandi figure di Papi stimati per la loro levatura umana, spirituale e intellettuale. Basti pensare che tutti i capi di Stato del mondo – con poche eccezioni – vanno regolarmente a Roma per incontrare il Papa e discutere con lui sull’andamento del mondo, anche se poi conducono i loro affari come ritengono meglio e talora anche in contrasto con le convinzioni del Papa.


D: In quali paesi ha servito finora?
R: Ho cominciato in Angola (1980-1984); poi, negli Stati Uniti, a Washington (1984-1988); in Egitto, al Cairo (1988-1989); in Polonia, a Varsavia (1989-1992). In seguito sono stato nominato Osservatore permanente della Santa Sede presso le Istituzioni europee a Strasburgo (1992-1995), sotto-segretario per i rapporti con gli Stati nella Segreteria di Stato in Vaticano (1996-2002). Dopo di che sono stato nominato arcivescovo e Nunzio Apostolico presso l’ONU a New York (2003-2010), poi in Polonia (2010-2016), in Russia e Uzbekistan (2016-2020) e dal 2020 in Francia.


D: Mi potrebbe raccontare un episodio significativo avvenuto in questi anni?
R: Più che un episodio, si tratta di una scelta di vita. Quando mi è stato proposto, e con certa pressione, di svolgere questa attività avevo 25 anni. Non avevo mai pensato di imbarcarmi in questo genere di attività, anzi ne avevo un certo timore perché si trattava di lasciare tutto e tutti nell’ambiente in cui ero cresciuto e fare un salto nel buio. E poi ci tenevo molto a seguire la medesima strada del mio vecchio parroco. Finché qualcuno mi ha fatto notare che anche i primi discepoli di Gesù non sapevano fare altro che il pescatore, o l’esattore delle tasse, o il medico, o il pecoraio e non erano mai usciti dalla propria terra. Eppure, fidandosi di Gesù che li aveva chiamati, sono diventate persone “mondo”, nel senso che sono partiti per l’Asia, l’Africa e l’Europa, hanno superato le barriere della lingua, della cultura, dei rapporti umani con altra gente e hanno sviluppato la Chiesa che si à diffusa in tutto il mondo e dura da duemila anni. Mi sono fidato della loro esperienza e non mi sono mai pentito di aver risposto positivamente a questa chiamata.

D: Quale messaggio lascerebbe per i Cristiani di oggi?
R: Siate sale della terra e luce del mondo come ci ha chiesto di essere Gesù che ha portato questa vita nuova e affascinante sulla terra.


Maria Elena Scaffidi, 2E IC Cuneo Oltrestura

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