Inviare e ricevere messaggi, attivare gli elettrodomestici, scambiarsi canzoni, il tutto senza dover aprire occhio. Questi i risultati raggiunti dalla REMspace Inc., la startup californiana che il 24 settembre scorso è riuscita a permettere a due sognatori di comunicare durante una fase di sogno lucido. L’azienda, che ha sede a Redwood, si propone di cancellare la barriera tra il sogno e la realtà, sfruttando al massimo le potenzialità del sonno REM, che, come dichiarato sul sito della startup, «è lontano da limiti o regole», a differenza della realtà materiale. La REMspace si occupa di ricerca e di tecnologie legate al sonno, come la “sleep mask”, che dovrebbe essere in grado di aiutare a compiere sogni lucidi, esperienze oniriche in cui il sognatore è consapevole di star dormendo e riesce a manipolare il mondoattorno a sé a suo piacimento. Il fondatore dell’azienda, Michael Raduga, di origini siberiane ma attualmente trasferitosi negli Stati Uniti,ha dedicato al tema la sua carriera da ricercatore. Oltre a voler superare le barriere dei sogni, Raduga non ha finora esitato a infrangere quelle della propria salute, arrivando al punto di eseguire un intervento di neurochirurgia su se stesso, per impiantarsi un elettrodo con il fine di stimolare la propria corteccia motoria durante la fase REM.
È infatti nella fase REM – che prende il nome dall’inglese rapid eye movement ed è l’ultima fase di ciascun ciclo di sonno – che si collocano i sogni lucidi. Tra le tecniche per indurre il fenomeno ci sono l’annotare i sogni e il reality check, con cui si verifica la sussistenza di elementi non corrispondenti alla realtà, che confermano il fatto che si stia dormendo. Dalla gestione degli incubi a benefici terapeutici per il trattamento dell’ansia, alla possibilità di esplorare le risorse creative della mente, sono tanti gli effetti positivi derivanti dal controllo del mondo onirico che potrebbero diventare in futuro accessibili a tutti grazie alle ricerche della REMspace, i cui risultati sono stati anticipati forse solo dalla letteratura e dal cinema di fantascienza.
Negli ultimi vent’anni, numerosi libri e film si sono occupati dei sogni lucidi. Nel 2017 è stato pubblicato negli Stati Uniti Strange the Dreamer (in italiano Il sognatore), il primo libro di una duologia scritta da Laini Taylor, autrice di libri fantasy Young Adult. La relazione tra i protagonisti della saga, Sarai e Lazlo, si sviluppa a partire da una serie di sogni lucidi in cui i due si incontrano. Anche solo restando nel panorama Young Adult, la trilogia Silver dell’autrice tedesca Kerstin Gier immagina l’esistenza di corridoi scanditi da un’infinita serie di porte, ognuna corrispondente a un diverso sognatore. Passando al cinema, sono tanti gli esempi di film in cui la trama ruota attorno ai sogni lucidi, dai colori accesi del surreale Paprika di Satoshi Kon al visionario Inception di Christopher Nolan, che ci fanno domandare cosa accadrebbe se fossimo in grado di controllare fino in fondo questa capacità.
Una domanda a cui cerca di dare risposta la REMspace. È dagli Anni ’70 che si sperimentano modi per comunicare con i sognatori, usando soprattutto i movimenti degli occhi. Nelle proprie ricerche, la REMspace si avvale di specifici sensori in grado di captare e trasmettere segnali al di fuori dei sogni. Un primo esperimento, che ha permesso di condividere con degli ascoltatori svegli la musica ascoltata durante un sogno, ha sfruttato le micro-contrazioni dei muscoli delle braccia dei sognatori. In primis, le persone sottoposte all’esperimento hanno imparato a contrarre le braccia a tempo con una melodia mentre erano sveglie. Riproducendo nel sogno lucido la musica, l’hanno comunicata al mondo esterno ripetendo gli stessi micro-movimenti. Un altro esperimento (quello condotto da Raduga su se stesso) ha invece consentito di dimostrare che la stimolazione della corteccia motoria interferisce con gli eventi onirici, disturbandone il normale svolgimento. Tra i traguardi più avveniristici della REMspace c’è poi la dimostrazione della possibilità di controllare oggetti virtuali, e persino di guidare un’auto virtuale, durante il sonno.
È il più recente esperimento, però, ad aver raggiunto l’obiettivo più ambizioso: mettere in contatto due persone, entrambe impegnate in un sogno lucido, consentendo lo scambio di parole grazie al linguaggio Remmyo, elaborato dalla startup californiana. Una parola generata in modo casuale è stata trasmessa alla prima persona coinvolta nell’esperimento, che l’ha ripetuta nel proprio sogno. La parola è stata registrata grazie ai sensori che monitoravano il sognatore ed è stata inviata alla seconda persona, che ha ricevuto il messaggio, riuscendo poi a ricordare la parola dopo il risveglio.
Trattandosi di traguardi che non sono ancora in grado di interferire con il nostro stile di vita, è forse questo il momento giusto per iniziare a chiederci se siamo disposti a rendere accessibili i nostri sogni, soprattutto in una società abituata a trovare per ogni scoperta un impiego commerciale. Se la comunicazione durante i sogni lucidi dovesse diventare realtà, sarà opportuno valutarne gli effetti concreti sul nostro benessere. Lo stesso discorso vale per la possibilità di controllare il mondo esterno durante i sogni: una prospettiva affascinante, ma che sembra negarci lo spazio per l’improduttività, uno spazio a cui abbiamo diritto, affinché non ci venga tolta la libertà del sognare fine a se stesso.
Anche se può sembrare ancora fantascienza, o follia, pensare di attivare gli elettrodomestici o un’automobile mentre si dorme, le ricerche della REMspace fanno pensare che un giorno potremmo riuscire a registrare i nostri sogni e a riprodurli, mostrandoli ad altre persone e conquistando un maggior livello di conoscenza di noi stessi. Magari riusciremo a smettere di fare sempre gli stessi incubi, e scopriremo che quell’idea geniale che ci è stata rivelata da una creatura onirica e che ci è rimasta sulla punta della lingua per tutto il giorno non è poi così brillante. Per adesso, dovremo continuare a sforzarci di ricordare i nostri sogni, raccontandoli con tutte le libertà creative di autentici narratori. Parafrasando Laini Taylor, «i sogni sono insidiosi, e non amano essere rinchiusi in un cassetto». ♦︎