Anche quest’anno siamo arrivati alla fine. A ben pensarci, nonostante qualche parvenza di novità proposta da Amadeus nostro signore e padrone, il Festival della canzone italiana non spreca mai occasione di riconfermare l’immobilismo cronico di questo paese. Ecco cosa ci ha lasciato l’Ariston.

ROSE ROSSE PER TE (ho spaccato stasera) Di quest’edizione si ricorderà sicuramente il deus ex machina della prima serata. Un Blanco che da sottone di Mahmood, forse, voleva provare a camminare con le proprie gambe anche all’Ariston, salvo poi cadere rovinosamente (in tutti i sensi) in mezzo a una petalosa trincea. È raro vedere un artista in diretta mentre prova in tutti i modi a inimicarsi il popolino e sabotarsi la carriera, e se non ti chiami Morgan, non hai nemmeno la scusa. RE DI FIORI

MONO(LOGO)TONO Un monologo al giorno non toglie il medico, anzi, ormai fa quasi salire la pressione. Sinceramente sarebbe anche ora di finirla con lo strazio di veder salire sul palco una donna già sapendo che dovrà cimentarsi in discorsoni lunghi mezz’ora (roba che neanche più le omelie), quasi come a dover giustificare la propria presenza insieme al conduttore. STRAPARLANTI

BENVENUTI NELLA TESTA DI ROSA CHEMICAL Ora che il caro Achille nazionale ha lasciato l’Ariston orfano della sua presenza, ne raccoglie l’eredità Manuel Rocati. In mezzo a twerkate, inni al sesso, (con relative smorfie tra il pubblico, come se fossero tutti vergini), e baci appassionati con l’onnipresente/potente Fedez, porta a Sanremo una canzone fotografia del paese che non avanza, senza risparmiare niente e nessuno, pur facendolo con gusto e omettendo quanto basta la volgarità nelle liriche. Con buona pace di Fratelli d’Italia. SOBRIO MA GIUSTO

ALLERGIA Sempre e comunque, a Sanremo anche quest’anno si è visto che nonostante la voglia e la passione viscerale di un ragazzo come Sethu (la miglior scoperta di quest’edizione), il nostro paese rimane allergico a determinati generi musicali, in questo caso il pop-punk. La classifica generale è lì a testimoniarlo, e noi auguriamo al giovane di avere anche solo metà del successo che l’ultimo posto ha regalato a Tananai nell’ultimo anno. GARAGE BOY

MENGONIMANIA Come volevasi dimostrare, dopo anni di talent e reality show, abbiamo capito quanto la gente sia tanto scontata nella vita come nel televoto. Che bello sarebbe stato veder vincere Lazza, in cima a ogni classifica possibile immaginabile ormai da due anni e con un talento personale che altri nel suo campo potrebbero provare ad acquistare su ebay (o alla peggio su Vinted). Ma il Marco nazionale, nostro eroe antologica d’altri tempi, dallo sguardo tenebroso e suadente, colpisce ancora, devasta e fa piazza pulita di chiunque gli si palesi davanti. Però oh, poteva andare decisamente peggio. Poteva vincere Ultimo. GARIBALDINO

Giorgio Rolfi
26 anni, di cui 19 trascorsi nella musica.  Cinema, videogames e dipendenza da festa completano un carattere non facile, ma unico nel suo genere... Ah, dimenticavo, l'umiltà non è il mio forte. 

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