Cosa sta succedendo in queste ore tra il governo di Pristina (Kosovo) e quello di Belgrado (Serbia).
Nel corso di queste ore stiamo assistendo ad un anormale innalzamento dei livelli di tensione tra Pristina e Belgrado. Come ben possiamo intendere la “questione balcanica” è un mix di situazioni delicate ed altalenanti tensioni che vanno avanti dal 1999. Quel 1999 in cui l’ONU, con la risoluzione n.1244, fornisce alla NATO il mandato per il mantenimento della pace e della stabilità; cosa che farà tramite un contingente militare internazionale che diventerà poi quella che oggi è la missione KFOR (Kosovo Force).
Per comprendere meglio quello che sta accadendo in queste ore però dobbiamo guardare anche ad un fatto non proprio di poco conto avvenuto in un passato un po’ più recente, ovvero nel 2008. Anno in cui le Istituzioni Provvisorie di Autogoverno hanno formalizzato la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo dalla Serbia. Quest’ultimo fattore è di fondamentale importanza perché l’indipendenza stessa, sin da subito riconosciuta da USA e da quasi tutti gli Stati dell’UE, non è stata riconosciuta dall’attore principale di questo spettacolo: la Serbia.
La Serbia di fatto considera la zona come una propria provincia ribelle, in cui i cittadini serbi sono una minoranza da proteggere dall’auto-proclamato governo locale. La stessa Serbia che, pur cercando in tutti i modi l’adesione all’UE, non riesce però ad allinearsi alla sua politica estera continuando a rafforzare i legami economici e soprattutto militari con Cina e Russia.
Cosa sta succedendo in queste ore
Fatta questa piccola premessa, andiamo adesso a capire il perché di questa nuova crescita di tensione. Tutto nasce da un provvedimento normativo promulgato, ma non ancora entrato in vigore, in cui si fa obbligo, ai cittadini serbi in Kosovo, di utilizzare documenti d’identità e targhe automobilistiche kosovare. Questo provvedimento non è piaciuto però al governo di Belgrado che, per tutta risposta, ha affermato che «i serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic».
Come abbiamo visto le scaramucce tra Kosovo e Serbia non sono quindi una novità; anche se in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un lento ma costante crescere del livello di tensione. Tensione che proprio in queste ore sembra abbia raggiunto il suo culmine con la chiusura, da parte delle autorità kosovare, dei valichi di confine di Jarinje e Bernjak. Questo a causa dei manifestanti kosovari di etnia serba che, in rivolta per i succitati provvedimenti normativi, hanno bloccato le strade che conducono ai valichi.
L’ambasciatore italiano in Kosovo, S.E. Antonello De Riu, ha dichiarato poche ore fa che la tensione tra le Belgrado e Pristina è ora in calo. Questo grazie alle trattative tra UE e Serbia che sono riuscite a far posticipare l’entrata in vigore dei provvedimenti normativi, causa dell’odierno culmine di tensione, al giorno primo settembre di quest’anno.