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Sei album da tenerci stretti, ricordando cosa ha significato (e significa ancora) la pandemia per una categoria purtroppo dimenticata e abbandonata a se stessa.

Se è vero che l’ascolto della musica attiva la memoria sensoriale, credo che negli anni a venire ci porteremo dietro ricordi non molto piacevoli se associati a canzoni o album del 2020. E come potrebbe essere altrimenti? Forse mi sbaglio, ma se ascoltando Love Death Immortality (The Glitch Mob) mi tornano alla mente sbronze mistiche e tramonti appannati in una Laigueglia affogata nel migliore Mojito della Liguria, lo stesso non posso dire di The New Abnormal (The Strokes), ingrato evocatore di pomeriggi passati dentro le quattro mura domestiche, in preda a un’astinenza da palco destinata a durare ancora a lungo. Ma in fondo di questo la musica se ne sbatte allegramente, suscita in ognuno di noi emozioni diverse, accomunate probabilmente da quell’enorme voragine nello stomaco che siamo soliti chiamare nostalgia. Ecco perché anche l’infausto 2020 merita di essere ricordato, artisticamente parlando.

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