La diffusione delle informazioni è diventato un tema centrale negli ultimi anni. Al giorno d’oggi siamo circondati, quasi sommersi, dalle fonti di informazione – social, quotidiani, TV, radio – e possiamo rimanere aggiornati su quello che accade nel mondo praticamente in tempo reale.
L’ accesso a questo enorme bacino di conoscenza è, ormai, appannaggio di tutti, dai ragazzi agli anziani, dalle classi più povere della popolazione alle elite; si potrebbe pensare che sia un’ottimo risultato, un punto a favore della diffusione della democrazia, che concede a tutti la libertà di parola e permette a tutti di esprimere la propria opinione. Ma la pioggia di notizie che ci bombarda è veramente positiva, o si rischia di essere sovraccaricati di informazioni, non riuscendo più a distinguere tra fonti affidabili e non, tra verità e menzogna? La diffusione delle informazioni si sta trasformando in una dispersione delle stesse in un mare di notizie, dove le fonti affidabili sono diventate rari fari la cui luce è sempre più difficile da avvistare nella fitta nebbia della falsità, attratti come siamo dal piú dolce canto delle fake news che, al pari delle mitologiche sirene, allettano con la falsa prospettiva della conoscenza e ci fanno annegare nell’ignoranza.
L’affidabilità delle fonti
Se fino a vent’anni fa gli insegnanti insistevano affinché i ragazzi leggessero i quotidiani o ascoltassero i telegiornali per essere informati su quanto accadeva nel mondo, oggi è difficile per chiunque non percepire anche solo una minima eco dei fatti di cronaca. Questo risultato non si deve però a un aumento del tasso di ragazzi che legge giornali o ascolta tg alla radio o in TV, ma piuttosto al bombardamento continuo di notizie a cui è esposto chiunque navighi su internet o sui social. Il problema è che non sempre queste notizie che compaiono automaticamente appena si accede in rete sono effettivamente le più importanti e, ancor piú, non sempre sono veritiere.
Quelli che ci appaiono come i fatti di cronaca più emblematici sovente sono solo le notizie più ricercate dagli altri utenti e spesso si rivelano fake news, perché la falsità attrae di più, fa più scalpore e, di conseguenza, ha una maggiore risonanza. Ci si trova, cosí, in mezzo a due paradossi: il primo è che la disponibilità di notizie e informazioni si è diffusa alla maggior parte della popolazione nei Paesi mediamente sviluppati, ma questo non porta direttamente a maggior conoscenza; all’opposto la circolazione di false notizie e di opinioni sbagliate, dovuta alla possibilità data a tutti di esprimere pubblicamente il proprio parere grazie ai social, ha potuto in questo modo proliferare. Tanto che è sempre più difficile distinguere tra fonti attendibili e non, tra notizie vere e false e ciò che si apprende rischia di impoverire, all’opposto, il nostro bagaglio di sapere. Inoltre, anche se si sta cercando tutt’altro, spesso la tempesta di informazioni con cui il web ci sommerge è così fitta che risulta impossibile uscire dal suo vortice e si finisce per essere comunque attirati a leggere quelle notizie o a guardare quei video proposti dall’algoritmo, impossibilitati quasi a decidere se farlo o no. E da una notizia che siamo stati spinti a leggere o vedere si passa a un’altra, finendo in un circolo vizioso che ci rende involontari sostenitori della diffusione di queste stesse informazioni, perché la nostra visualizzazione va ad aggiungersi alle altre accrescendo la posizione e la visibilità di ciò che stiamo leggendo o guardando.
Se un tempo l’accesso alle notizie era difficile e non appannaggio di tutti, oggi è arduo scegliere ciò che si vuole sapere, decidere ciò che si vuole conoscere, e, se con alcuni strumenti è più semplice fermarsi e voltare pagina qualora il contenuto non interessi, con gli altri media e, ancor più, con i social, risulta difficile fermarsi, non farsi tentare dal continuare a leggere e dal passare al contenuto successivamente proposto.
Il secondo paradosso è che i social, pur non essendo le fonti più affidabili, sono divenuti i primi e principali riferimenti a cui molti fanno affidamento per informarsi. Sempre più spesso si vanno a leggere le notizie di cronaca lì più che sui quotidiani, in un luogo dove non c’è selezione e i contenuti veri e importanti finiscono mescolati in mezzo a un mare di altre bufale o esagerazioni. Uno strumento che chiunque può utilizzare per esprimere il proprio parere, la propria visione dei fatti, finendo per creare grande confusione in chi legge o per influenzarne l’idea che si farà su quell’argomento.
Il fatto curioso è che questo nuovo metodo di diffusione delle informazioni sta prendendo piede anche all’interno di piccole comunità, come piccoli paesi e frazioni, dove la notizia di un fatto insolito non viaggia più verbalmente con il porta a porta, ma viene trasmessa attraverso i social. Si rischia di amplificare, così, l’eventuale sentimento complottista e la caccia agli untori, impedendo di vedere quella che è la semplice realtà.
Le nuove tecnologie e la distorsione della realtà
Come se non bastasse, negli ultimi anni la disinformazione si è acuita a causa dello sviluppo tecnologico, che ha permesso di raggiungere risultati straordinari nell’imitazione della realtà e nella riproduzione di video, testi e immagini così simili all’originale da rendere arduo distinguere il falso dal vero. E così si hanno fotografie che, nella loro assurdità e ridicolezza, non riescono a ingannare il fruitore serio, seppur in grado di scatenare dibattiti fra i cospirazionisti piú acuti, come l’immagine del papa con il piumino.
Ma si possono avere anche situazioni più delicate e spiacevoli, soprattutto per il diretto interessato, come quella creatasi attorno alla foto di Kate Middleton sorridente e circondata dai sui figli. Un’immagine falsa che la principessa è stata, in un certo senso, costretta a postare nel tentativo di sedare il polverone che si era sollevato attorno alla notizia della sua misteriosa malattia, ma che le si è ritorta contro, costringendola, a sua volta, a esporsi al pubblico per spiegare quale fosse la verità sul suo male. Un atto meschino nei confronti di una persona che sta soffrendo e che, malgrado gli obblighi che può avere nei confronti della società visto il ruolo che ricopre, sarebbe giusto potesse mantenere la privacy e l’intimità su certe questioni così delicate.
La dispersione delle notizie e i giovani
Se può comunque sembrare positivo che i giovani si informino tramite i social e i nuovi canali online su quanto sta accadendo intorno a loro piuttosto che vivere nel loro mondo rimanendo all’oscuro della realtà che li circonda, l’effetto negativo di questo eccesso di informazioni su di loro si amplifica.
E il problema è maggiore quanto minore è l’età dei fruitori dei contenuti: piú sono giovani le generazioni più in fretta si ritrovano con un cellulare o un PC in mano, accontentati da genitori che usano gli strumenti tecnologici come soluzione per rabbonire i figli. In questo modo, però, si lasciano i bambini soli con in mano una potenziale arma, ancor più incapaci di noi adulti a scegliere cosa guardare e a decidere quando smettere, a capire quando sono le informazioni a prendere il controllo su di loro. I problemi che ne conseguono sono svariati: da una richiesta di contenuti sempre più rapidi da leggere e un’incapacità di approfondire gli argomenti, per altro riscontrabile anche negli adulti; a una vera e propria sindrome di calo dell’attenzione che si ripercuote anche nella carriera scolastica dei bambini e nella difficoltà degli insegnanti a tenere gli studenti concentrati per più di alcuni minuti; fino ad arrivare a ben più gravi episodi di eccessivo coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze in ciò che leggono o osservano, come nel caso degli adolescenti che si sono suicidato dopo aver visto migliaia di video di persone che compivano questo gesto.
Non sono solo brutte notizie, però, quelle che emergono da questo oceano di informazioni e, anche se dispersi, vi sono ancora degli scogli sicuri a cui aggrapparsi. Come detto, non tutte le fonti sono false o cercano di gonfiare i contenuti, e con un’analisi più paziente e approfondita si possono trovare fornitori di notizie serie anche in rete e anche sui social. L’importante è imparare a distinguerli e questo, per le nuove generazioni, non può che nascere dalla scuola e da un buon insegnamento su come usufruire dei numerosi nuovi canali di informazione.
La rete stessa, poi, ha saputo creare al suo interno una cura per la sua malattia, e la facilità di diffusione dei contenuti agevola anche chi lavora per sgonfiare o svelare le fake news; e così ci sono diversi canali che sfruttano internet e i social per controbattere alle falsità in tempo reale ed evirate che il loro morbo si diffonda e contagi troppi ingenui lettori. ♦︎