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Guerra, pandemia e storie già sentite: il periodo storicamente più importante degli ultimi cinquant’anni. 


Continuiamo a raccogliere i “frutti” di ciò che è stato seminato nel periodo immediatamente passato.

Dai cambiamenti climatici; dovuti all’indiscriminato menefreghismo nei confronti del pianeta e delle generazioni future all’incremento dei flussi migratori accompagnati dalle anormalmente normali stragi di persone migranti.

Abbiamo visto un po’ più da vicino la guerra con le sue tante sfaccettature; partendo dallo Yemen per arrivare all’Ucraina, passando magari per la Libia e per l’Afghanistan. 


Per non parlare della pandemia dovuta al Coronavirus di Wuhan, che ha cambiato nel profondo ognuno di noi; portando allo scoperto tutte le debolezze dell’essere umano e, soprattutto, portando alla luce molte problematiche sociali croniche che prima preferivamo lasciare da parte.

“La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.”

Giacomo Leopardi

Sappiamo cosa significa non riconoscere una persona perché ci eravamo abituati a vederla solo e soltanto con una mascherina sulla faccia. Sappiamo cosa significa avere paura di essere contagiati; abbiamo sperimentato e vissuto l’isolamento del lockdown quando le sirene delle ambulanze sono diventate l’irreale sottofondo sonoro delle nostre vuote città. 

Abbiamo visto per la prima volta dopo tanto tempo la sofferenza negli occhi delle persone. Chi per un parente in terapia intensiva o peggio deceduto, chi per il proprio lavoro portato via con la propria dignità dall’epidemia. 


La cosa che poi quasi mi fa sorridere è che siamo solo agli inizi di questo “periodo”.

Perché noi esseri umani come al solito abbiamo commesso lo stesso stupido errore di sempre: non imparare dal nostro passato. 

Guardiamo ai nostri giorni andati come se fossero costernati solamente da eventi da dimenticare; come se la storia non fosse in realtà lo specchio dell’anima dell’essere umano, l’origine di tutto.

Qualcuno sostiene addirittura che sia meglio così.

Perché la storia è fatta soprattutto da errori commessi da uomini nei confronti di altri uomini; nel nome di un’ideale poco ideale: guerre, carestie, rivoluzioni, moti e tumulti. 

Insomma, cose da dimenticare. 


Eh no. Perché dimenticarla, dimenticarsi della storia, vale a dire suicidarsi. 

Gli errori ci dovrebbero insegnare a non essere più commessi; dimenticarli equivale a mandare al macero le tracce del nostro passato, lasciando quindi carta bianca ad ideali sbagliati e principi moralmente ed eticamente criminali. 

Dimenticarsi della storia significa permettere agli errori di essere ricommessi tranquillamente. 

Non è ciò che sta accadendo?  Te lo dico io, si. 

Perché la storia inesorabilmente si ripete.

Si ripete perché non siamo in grado di farne tesoro, finendo per dimenticarci del nostro passato ripercorrendo strade e sentieri che già avevamo percorso.