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Penso che la vastità dei generi musicali siano una delle maggior apprezzate ‘cose’ del mondo umano; i loro diversi movimenti, leggerezze ed espressioni riescono a rendere la musica universale e, al contempo, personale.

Mi sembrava quasi inconcepibile, da più piccola, comprendere come la musica che ascoltavo solitamente, il pop, potesse essere così diverso da ciò che ascoltava qualcun altro. All’inizio era quasi un disprezzo; un qualcosa che non comprendevo, conoscevo, e che avrei dovuto quindi tenere lontano. Quasi come nel film del 2020, ‘Trolls, World Tour’; dove la principessa del regno del rock decide di dover governare e trasformare tutti gli altri generi musicali (pop, classica, techno…) in un solo grande regno del Rock.

Seppur sia solo un cartone, finalizzato quindi ad un pubblico molto giovane, trovo abbia una grande verità inespressa: il diverso, ciò che non è già da noi posseduto, sembra dover essere ‘convertito’ in un eguale. Ma la più grande Verità contenuta qui è in realtà un’altra; non è la paura del diverso a vincere, alla fine, ma la comprensione e accettazione di questo con la consapevolezza che parte di musica è in ognuno di noi, è noi.

Questa è la lezione di base; non la paura del differente, ma l’apertura verso ciò (partendo da una parte comune che è in tutti noi, in questo caso la musica).

La musica come MEMORIA COLLETTIVA e PERSONALE.

Spesso i generi musicali vengono associati ad una particolare comunità, età, sesso, luogo o tempo. Questo rende la musica affascinante. Se si pensa poi a quante volte ascoltando un particolare brano il pensiero ci abbia riportato ad un luogo particolare, ad una persona o evento vissuto l’ammirazione per la musica si moltiplica diventando quasi parte della nostra memoria personale. E non è forse così?

La musica è capace di unire gruppi, di renderli diversi da ogni altro gruppo (come il rap fece alle sue origini); è capace di riportare al passato, come la musica classica (https://youtu.be/i8YUHRkyJWQ), religiosa o alcuni strumenti (cornamusa o cetra); di identificare e cambiare una persona; di far emozionare o calmare[1]; far sentire compresi ed accettati; di rendere un evento o film più memorabile (https://youtu.be/3gK_2XdjOdY, https://youtu.be/O2CIAKVTOrc); di identificare un intero Stato (come può fare l’inno italiano di Mameli); può aiutare lo sviluppo psico-fisico del bambino[2].

La musica ha una capacità emotiva e di memorizzazione fuori dal limite.

Eppure spesso si dimentica che la musica, solo in tutta la sua complessità e vastità ha questo potere immenso. Non una singola nota, non un singolo brano o melodia, non un singolo genere musicale: solo l’unita può portare ad un’amplificazione tale da essere musica come memoria collettiva e personale.

La musica come ACCETTAZIONE DEL DIVERSO.

In questa modalità, e solo in questa, è possibile accettare anche il diverso. Solo accettando che un brano a noi sconosciuto potrebbe farci provare una delle magnifiche esperienze sopra descritte, si può davvero esplorare con cuore aperto ogni genere. Certo rimane il fatto che non ogni brano, genere o ritmo può piacerci; ma è il tentativo di trovare qualcosa anche lì che rende la ricerca davvero inclusiva. Solo provando a cercare ovunque si può trovare il tesoro nascosto; chissà che cosa potrebbe contenere.

Lo scriverò nel vento
Col rosa del tramonto
Di questa mia città
Che voglio bene al mondo
E a tutto il mondo il vento
So che lo porterà

Lo soffierà sul mare
Per farlo navigare
Fin dove arriverà
Lo leggerà la gente
Di un altro continente
E mi risponderà

Saremo tutti amici
Saremo mille voci
Un coro che cantando cancellerà
Le lingue, le distanze
Non conteranno niente
E questo mondo, che mondo sarà!
Così sarà
Così sarà

(https://youtu.be/p3ibf04uxNc).


[1] Alcuni studi dimostrano come il nostro cuore si ‘sintonizzi’ al ritmo della musica che stiamo ascoltando, “I brani più “veloci” e i ritmi più complessi hanno accelerato la respirazione e la circolazione, indipendentemente dallo stile o dal genere musicale: la musica di Vivaldi e la techno music, per esempio, hanno avuto il medesimo impatto. Più rapido era il ritmo della musica, maggiore era il grado di sollecitazione fisiologica. I brani più lenti e meditativi, invece, hanno avuto l’effetto opposto: la musica raga è stata quella che ha provocato il maggior rallentamento del battito cardiaco”. https://www.lescienze.it/news/2005/10/07/news/la_musica_fa_bene_al_cuore-584388/.

[2]  Come è sottolineato in un articolo di un progetto che utilizza la musica come strumento inclusivo:“Utilizzare la musica a scuola consente di sperimentare un approccio multisensoriale che supporta l’attivazione di processi di apprendimento differenti: dalla risposta senso-motoria fino al linguaggio simbolico ed astratto, lungo l’intera gamma delle modalità conoscitive. L’insegnamento della musica è fondamentale per lo sviluppo cognitivo, emozionale e motorio degli individui e può, senza dubbio, essere un valido sostegno per le facoltà intellettive di tutti gli studenti. (…). Non da ultimo, utilizzare la musica a scuola permette di esplorare la propria emotività, scoprire la dimensione interiore e quindi sviluppare e affinare la propria affettività.”.

https://www.orizzontescuola.it/musica-a-scuola-come-linguaggio-dinclusione-per-alunni-e-studenti-con-bes-corso-pratico-online-accreditato-miur/.

Così come spiega molto bene anche Giorgia Costantino, nel suo articolo ‘Saper ascoltare: l’arte più difficile al mondo’; https://nosignalmagazine.it/saper-ascoltare-larte-piu-difficile-al-mondo/.