Quante volte ci è capitato di sentirci stanchi, deboli, a volte esausti, finendo per ridurre tutto ad un’unica causa: “E’ tutta colpa dello stress”.
Ma che cosa vuol dire? Lo stress davvero può giocare un ruolo fondamentale sulla nostra salute fisica? Di questo si occupa la psiconeuroendocrinoimmunologia.
Innanzitutto è opportuno fare chiarezza sul termine, in quanto spesso utilizzato erroneamente, ormai adottato dal senso comune.
Lo stress rappresenta una risposta organizzata e complessa dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su esso; si tratta di una reazione idonea che migliora la prestazione del soggetto, adattativa e quindi utile all’organismo.
Possiamo definire lo stress in termini di tensione avvertita dalla persona come risposta agli stimoli, aspecifica e indipendente dalle caratteristiche dello stressor.
Viene denominato stressor lo stimolo stressogeno, ovvero lo stimolo provocatore dello stress.
Facciamo un esempio. Un alunno al quinto anno di superiori che deve prepararsi all’esame di maturità è sottoposto ad una grande quantità di stressor, ma essi sono adattivi, quasi propedeutici, ad una buona riuscita della prova.
In che momento lo stress diventa quindi disadattivo?
il modo in cui un individuo affronta un evento stressante dipende da due fattori: la sua resistenza allo stress e il tempo. A seconda della combinazione tra di essi può attraversare tutte tre le fasi come fermarsi alla prima, sviluppando o meno complicazioni sulla sua salute fisica e mentale.
- Fase di Allarme: l’organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi di fronteggiamento (coping) sia mentali che fisici . (Aumento del battito cardiaco, pressione sanguigna, tono muscolare ed arousal)
- Fase di Resistenza: il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi dell’affaticamento prolungato. Vengono prodotte risposte ormonali specifiche da varie ghiandole, ad es.le ghiandole surrenali
- Fase di Esaurimento: se gli stressor continuano ad agire. Il soggetto può venire sopraffatto e possono prodursi effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e/o somatica
Riprendendo l’esempio precedente, se l’alunno continua ad essere sottoposto a diversi stressor (quantità esagerate di verifiche e interrogazioni, ambiente familiare oppressivo, difficoltà relazionali…), e ha già superato la fase di allarme, entra nella fase di resistenza. E’ in questo momento più che mai che il suo organismo deve lavorare per contrastare gli stimoli stressogeni. Se fallisce in tale compito però l’alunno passa alla fase di esaurimento. Può sperimentare stress eccessivo, prolungato e mal gestito che arriva ad essere nocivo e distruttivo, provocando problemi somatici, emotivi, cognitivi e comportamentali.
Ma quindi, lo stress ha ripercussioni a livello fisico? Assolutamente sì.
In questi due anni di pandemia si è sentito spesso parlare di “soggetti fragili”. Soggetti con rischio elevato di sviluppare forme gravi di Covid-19, a causa di un danno d’organo pre-esistente, per una malattia rara o per una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 (estremamente vulnerabili) e per grave disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica).
Il discorso è lo stesso. Un soggetto che è sottoposto ad elevati e repentini stimoli stressogeni, che non riescono ad essere contrastati dal suo organismo, ha ad esempio più probabilità di prendersi l’influenza rispetto ad un altro che non si trova in condizioni stressanti. Questo perché le sue difese immunitarie sono indebolite, se non compromesse.
Alcune situazioni emozionali stressanti che compromettono il sistema immunitario possono essere un divorzio, un importante esame accademico, un volo spaziale, la perdita del lavoro e disoccupazione protratta, la morte di un coniuge…
Insomma, tutto ciò che ci stressa non fa bene né alla nostra mente né al nostro corpo. Può aiutare in questi casi rivolgersi a chi di competenza nel momento in cui ci si rende conto di non essere più in grado di gestire il tutto in autonomia.