I mostri non esistono
La parola rimbalza sulle pagine dei giornali, rimbalza nei bar e nelle case, nei commenti online. Mostro, diciamo, con un misto di terrore e sollievo. Perché se è vero che i mostri camminano tra noi, è altrettanto vero che appartengono a un altrove: di qua ci siamo noi, gli umani; oltre quell’abisso loro, irraggiungibili, diversi.
Andrej Čikatilo, il Mostro di Rostov, macellava ragazzine per le strade dell’Unione Sovietica. Spesso asportava i genitali delle sue vittime, oppure cavava loro il cuore dal petto. Il Mostro di Firenze cacciava coppiette tra gli ulivi toscani. Alessandro Impagnatiello, un nome che per sempre porterà con sé il marchio dell’infamia, dopo averle a lungo somministrato veleno per topi ha ammazzato a coltellate la compagna Giulia Tramontano, e il figlio che portava in grembo. Filippo Turetta ha inseguito e ucciso Giulia Cecchettin. Non con la precisione chirurgica di un serial killer, non con la razionalità del predatore, ma con la disperazione goffa e accecata di chi confonde il possesso con l’amore.
Li chiamiamo mostri perché abbiamo bisogno che lo siano. Serve ad affrancarci da una responsabilità che non sentiamo nostra. Se sono mostri, noi non siamo come loro, non dobbiamo domandarci come siano nati, da cosa siano stati nutriti, quali crepe abbiano attraversato prima di rompersi del tutto.
Eppure Čikatilo era un uomo. Il Mostro di Firenze, chiunque fosse, era un uomo. Filippo Turetta è un uomo. E affermare che si tratta di uomini non significa assolvere. Significa riconoscere che l’orrore abita dentro l’umanità, un’umanità quasi esclusivamente maschile. Significa ammettere che esiste un territorio grigio tra il bene e il male, un paesaggio nel quale qualcuno si perde, e dove il confine tra vittima e carnefice non è sempre netto. Se il male fosse un’anomalia genetica, per così dire, un difetto isolato, allora basterebbe estirparlo. Ma il male è intrinseco di un mondo che abbiamo scelto di abitare. Guardarlo in faccia vuol dire riconoscere che non ne siamo immuni. Che ci riguarda tutti. ♦︎
