La giornata mondiale del Vento 2023 si terrà il 15 Giugno. Istituita nel 2007, la giornata mondiale del vento rappresenta un’iniziativa di sensibilizzazione internazionale dedicata all’energia eolica ed è promossa in Italia dall’Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento) in collaborazione con Wind Europe e Gwec (Global Wind Energy Association). L’energia del vento è pulita, efficiente e con un alto livello occupazionale e di innovazione industriale ed è esattamente per questo motivo che è necessario sensibilizzare. Affinché vi sia un maggiore utilizzo, affinché avvenga una transizione ecologica.
Vento di prima estate
A quest’ora il sangue
del giorno infiamma ancora
la gota del prato,
e se si sono spente
le risse e le sassaiole
chiassose, nel vento è vivo
un fiato di bocche accaldate
di bimbi, dopo sfrenate
rincorse.
Vento di prima estate di Caproni è una poesia sensoriale, dove a prevalere tra tutti sono il senso del tatto e dell’olfatto; una poesia allegorica dove è il campo semantico del calore (sangue, infiamma, accaldate, sfrenate, rincorse) ad amplificare la sensorialità. Lo spostamento dell’aria data dal vento ci riporta a una giornata d’estate, in cui le sensazioni dell’uomo e della natura si uniscono in un preciso movimento creando un unico ente. Il confine tra l’Io e la realtà si riduce.
Senza dubbio il vento è il simbolo primo di uno dei quattro elementi: l’aria. È una forza vitale e insieme distruttiva. Il vento porta vita, sollievo e dolcezza, oppure porta caos e problemi.
Nell’Antica Grecia
Il vento, Eolo, era infatti considerato dai greci un Dio, capace di aiutare o di ostacolare. Se si dubita della sua forza, basti pensare al famoso Otre dei Venti presente nell’Odissea che conteneva i venti di bufera del mondo e che, una volta aperto, allontanò Ulisse da Itaca allungandogli il ritorno tanto desiderato a casa di anni.
Lascio qui un piccolo estratto, versi 41-64, del Libro Decimo; luogo in cui si narra l’episodio nefasto dell’apertura dell’Otre:
Nove dì senza posa, e tante notti
Veleggiavamo; e già veniaci incontro
Nel decimo la patria, e omai vicini
Quei vedevam, che raccendeano i fochi:
Quando me stanco, perch’io regger volli
Della nave il timon, nè in mano altrui,
Onde il corso affrettar, lasciarlo mai,
Sorprese il sonno. I miei compagni intanto
Favellavan tra loro, e fean pensiero,
Che argento, ed oro alle mie case, doni
Del generoso Ippotade, io recassi.
Numi! come di sè, dicea taluno
Rivolto al suo vicin, tutti innamora
Costui, dovunque navigando arriva!
Molti da Troja dispogliata arredi
Riporta belli, e prezïosi; e noi,
Che le vie stesse misurammo, a casa
Torniam con le man vôte. In oltre questi
L’Ippotade gli diè pegni d’amore.
Orsù, veggiam quanto in suo grembo asconda
D’oro, e d’argento la bovina pelle.
Così prevalse il mal consiglio. L’otre
Fu preso, e sciolto; e immantinente tutti
Con furia ne scoppiâr gli agili venti.[1]
Il vento è una forza della natura e, proprio per questo, è ambivalente. Come il fuoco, l’acqua o la terra offre vita, quando benigno, oppure offre stenti. Innumerevoli sono i riferimenti letterari, poetici o artistici al vento; l’importanza di questo elemento è conosciuta, amata e temuta da sempre dagli uomini.
[1] Omero, Odissea, traduzione di Ippolito Pindemonte, Verona, Società tipografica editrice, 1822.