C’ho sempre giocato io coi maschi, sapete?
Fin da piccolo, quando per uno spintone gli occhiali cadevano nella polvere e le lenti si rigavano lasciando che il mio occhio strabico vagasse libero in quel mare bianco che contornava la pupilla.
C’ho sempre giocato con i maschi io, lo giuro, ma non sono mai stato uno di loro, sapete?
Perché i maschi non piangono e io invece piangevo: quando le prese in giro diventavano pesanti, quando alle elementari non venivo invitato alle feste dei tuoi compagni perché eri timido, quando amavi leggere e non giocare goffamente a pallone.
Poi, a 20 anni, ho capito una cosa: “i maschi non piangono”, gli uomini sì.
C’ho sempre giocato io coi maschi: ascoltavo la trap, mi appassionavo forzosamente alle partite di calcio, facevo a gara di bevute in un parcheggio illuminato dalle luci delle discoteche, per poi tornare a casa e sentirmi più vuoto di prima.
C’ho sempre giocato con i maschi, avrei voluto essere uno di loro, almeno fino a quando ho capito di essere un uomo.