Marcelo Bielsa è una delle poche persone, se non l’unica, nel mondo del calcio a non avere maschere. In un ambiente dove tutti si creano un’immagine dietro la quale nascondersi, ‘El Loco’ decide di apparire esattamente come è: geniale. ‘Don Marcelo’ è la figura più importante del calcio degli ultimi 30 anni. Un visionario che fa del calcio la sua ossessione sin da subito, l’unica arte con la quale riesce ad esprimere realmente chi è.
Sono talmente tanti gli aneddoti e le storie che si potrebbero raccontare su questa figura che non basterebbe un libro intero per racchiuderle tutte. Partiamo dal soprannome: ‘El Loco’; che tradotto significa letteralmente ‘Il Pazzo’. Con nessuno come per lui le parole pazzo e genio assumono lo stesso significato. La prima scelta anticonformistica della sua storia arriva all’età di 25 anni, quando decide di terminare la sua carriera da giocatore; diventando subito allenatore della squadra maschile dell’università di Buenos Aires.
Dopo poco diventa il responsabile del settore giovanile del Newell’s Old Boys, una delle due squadre di Rosario. Prende la cartina dell’ Argentina e la divide in 70 macro zone; per poi attraversarle con la sua Fiat 147 percorrendo 24.000 km. Sono innumerevoli i giocatori da lui scoperti ma voglio soffermarmi sulla storia di uno di questi. Una sera Marcelo si trova a tavola in un ristorante ed una delle persone presenti si lascia scappare il nome di un ragazzino che stava per firmare per il Rosario Central, l’altra squadra di Rosario. Segna nome e indirizzo su un fazzoletto e parte per un viaggio di circa 3 ore. Arriva a destinazione intorno alle due di notte e gli fa firmare il contratto per i leprosos. Il nome del ragazzino era Mauricio Pochettino.
Dopo essere diventato allenatore del Newell’s portandolo a livelli straordinari, vola in Messico all’Atlas, qui un’altra scelta ‘loca’. Fa inserire come clausola nel suo contratto che il primo anno si occuperà unicamente del settore giovanile. Visionerà 11.000 giocatori. Dopo essere tornato in patria accetta l’offerta dell’ Espanyol e va in Spagna. La sua avventura dura solo 10 partite, inutile dire che solo lui avrebbe potuto compiere questa scelta, saluta tutti e va ad allenare l’Argentina. Inventa un modulo: il 3-3-1-3. Il mondiale è un fallimento ma due anni dopo vince l’oro olimpico ad Atene. Conclude l’esperienza con 56 vittorie, 18 pareggi e 10 sconfitte in 85 partite, il miglior allenatore di sempre dell’albiceleste. Dichiarerà successivamente che da lì in avanti non avrebbe rilasciato più interviste, dal momento che ogni giornalista aveva lo stesso diritto degli altri di poterlo ascoltare.
La rivoluzione bielsista continua in Cile prima di tornare in Europa. Il 27 febbraio del 2022 viene esonerato dal Leeds United, squadra che lui stesso aveva portato dalla Championship alla Premier League. Al momento del suo addio ha rinunciato all’essere pagato fino alla fine del contratto e ha salutato tutti i componenti del club, in lacrime come i tifosi per il suo addio. Una citazione di Paolo Condò racchiude al meglio tutto ciò: ‘La grandezza di Bielsa è che i suoi giocatori si butterebbero nel fuoco per le sue idee’. Tutti si erano innamorati dell’uomo, trasparente.
In un mondo dove ognuno si nasconde dietro ad una maschera, dietro ad un personaggio e alla voglia di apparire, Marcelo ha scelto di essere. Per farlo ha scelto ciò che più ama, il calcio, mettendo anima e corpo ma soprattutto cuore in quella che è sempre stata la sua passione, il suo posto sicuro, dove poter sentirsi libero.