Lo sguardo è quel punto oscuro, quella zona morta da cui l’oggetto osservato ricambia lo sguardo. Si dice che l’occhio sia una finestra sull’anima. Ma se non ci fosse un’anima dietro l’occhio? O se l’occhio fosse una fessura attraverso cui possiamo percepire l’abisso di un mondo occulto? Da questi interrogativi Martyrs, proiettato al ToHorror Fantastic Film Fest per il quindicesimo anniversario, muove il racconto di una crudele e terrificante storia d’amore. Lucie, ragazza segnata da abusi, consuma una sanguinosa vendetta contro i suoi aguzzini affiancata da Anna, sua migliore amica. La prima rimarrà uccisa nel massacro, mentre la seconda cadrà vittima di una misteriosa organizzazione il cui compito è creare martiri. Un rabbioso cult che offre una nuova immagine del cinema d’exploitation degli anni ’70, rivitalizzandolo, oscillando tra revenge movie e torture porn.
Vedo e non vedo
Molto spesso le persone vedono negli occhi di amici e amanti quello che non c’è. Come Louise è perseguitata da allucinazioni mostruose, spettri delle violenze subite da bambina, anche Anna percepisce cose che non esistono. Da anni si prende cura dell’amica, pensando a lei come a qualcuno da proteggere, quando forse è solo una pazza assassina. Nel momento in cui Anna resta sola, senza Lucie, lo spazio si deforma. Gli interstizi tra le pareti si ampliano, rivelando nuove stanze che si aprono su universi sconosciuti, confermando i terribili racconti dell’amica sulle torture patite. Qui la ragazza trova una raccapricciante figura che è emblematicamente il suo doppio: una donna martoriata con occhi coperti e cintura di castità.
Anna non ha la capacità di affrontare la realtà della situazione come la donna è impossibilitata a vedere il mondo che la circonda. Sembra aver fatto un voto nei confronti di Lucie, dandosi ad un’inutile vocazione, tortura che la logora come la cintura attorno ai genitali della suppliziata. Così Anne inizia una solitaria follia romantica per esorcizzare Lucie, sostituendovisi in tutte le fantasmatiche sevizie che l’amica ha dovuto sopportare da bambina.
Martyrs: l’ultimo sguardo
Gli inquisitori vogliono catturare il visage estatico di questa novella e dreyerana Joan D’Arc nel momento di dolore che permette d’intravedere le soglie dell’aldilà. Una ragazza complice di omicidio si trasfigura in una vittima santificata, a cui è impossibile attribuire peccato alcuno. L’innocenza si rifugia nell’immaginario, l’identità diventa narrativa, aspirando a una derealizzazione artificiata da uno spettrale governo costruito su una pietosa aristocrazia del dolore. Dopo Cristo nessuno può più sostenere che la vittima è davvero colpevole. Tutto si permea di un’idea di innocenza trionfante anche quando e proprio perché è sconfitta. Non si assiste ad alcun processo di redenzione o purificazione, ma solo al compimento spietato della legge del contrappasso.
Bipartito in due momenti, con una prima parte che si rifà ai rape and revenge movies come Thriller: a cruel picture e una seconda che rilegge il filone dei Women in prison, Martyrs fa dei punti ciechi e delle ambiguità del vedere il suo centro. Il cinema è da sempre uno sguardo verso mondi-altri. Chissà se ci sarà mai un film in grado di mostrare cosa c’è dopo.