Il procuratore, ospite di WikiMafia, parla di ‘ndrangheta, lavoro e futuro
«È importante la storia: studiate la storia per capire il presente, tenete bene a mente queste cose e non dimenticatevele».
Così Nicola Gratteri, procuratore della repubblica di Catanzaro, ammonisce i giovani presenti alla conferenza del 20 marzo organizzata a Milano dall’associazione WikiMafia.
Evento finalizzato alla presentazione del libro Fuori dai confini, edito Mondadori, scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Nicaso, ha visto la partecipazione di trecentocinquanta persone presso l’auditorium Testori di Palazzo Lombardia. Delle oltre ottocento persone che hanno chiesto di partecipare il 59% sono studenti sotto i 25 anni, denotando grande interesse e attenzione per il tema da parte di giovani e giovanissimi.
I temi del saggio sono le relazioni e le opportunità generate dalla pandemia da Covid-19 e dalla recente guerra in Ucraina a favore della ‘ndrangheta, come questa ha saputo sfruttare le difficoltà generate dagli scorsi due anni e come potrà sfruttare l’evento di una guerra su suolo europeo. Interloquendo con Pierpaolo Farina, sociologo e direttore di WikiMafia, Gratteri è partito da questi temi spaziando su fatti di cronaca, aneddoti e visione del suo lavoro.
Guerre e mafie, dall’ex Jugoslavia al conflitto in Ucraina
Nel primo capito del libro viene sviluppato un preoccupante parallelismo tra quanto successo in seguito alla fine della guerra in Jugoslavia e ciò che potrebbe succedere alla fine della guerra in Ucraina. Gratteri ha evidenziato, partendo da esempi concreti di armi ed esplosivi trovati in Calabria, come questi fossero stati acquistati proprio nei territori dell’ex Jugoslavia. Alla fine di un conflitto, infatti, è facile sfruttare territori economicamente in ginocchio per procurarsi armamenti, spesso anche a poco prezzo, ma soprattutto armi non tracciate, di cui nessuno noterà la scomparsa. Tutte le armi inviate in Ucraina sono senza tracciamento, non sappiamo quante ne vengano usate, quante nascoste, quante disperse. Grandi affari per le mafie sono anche gli investimenti su territori che devono essere totalmente ricostruiti.
Secondo Gratteri le mafie europee saranno in prima linea quando si arriverà alla ricostruzione delle città e dell’economia dell’Ucraina.
La diffusione delle droghe sintetiche
Farina interviene nuovamente e, prendendo spunto dal secondo capitolo del libro, interviene sul tema delle droghe sintetiche.
«Le droghe sintetiche sono il futuro» afferma senza dubbi Gratteri. Non presentano problemi di localizzazione e possono essere prodotte anche in casa facendo arrivare dalla Cina le materie prime. Ogni mese vengono create decine di nuove droghe sintetiche, tanto da non avere spesso nemmeno il tempo di inserirle nei database affinché vengano classificate come tali. I Paesi Bassi sono il territorio europeo che vede la maggior produzione in Europa di questo tipo di droghe.
Mafie e nuove tecnologie
Parlando di presente e futuro entriamo nel tema delle nuove tecnologie. Gratteri mostra la sua grande preoccupazione : le mafie sono estremamente al passo coi tempi. Investono molto in questo campo, soprattutto al fine di favorire canali di comunicazione privati con cui le varie organizzazioni mafiose possano interagire senza rischiare intercettazioni. E se dalla loro parte rileviamo grandi investimenti, di contro lo Stato italiano investe capitali irrisori al fine di contrastarli. Lo stesso uso delle intercettazioni, tecnologia nemmeno particolarmente avanzata, è stato messo in discussione dall’attuale governo con giustificazioni anche economiche (i costi si aggirano intorno ai 180 milioni di euro l’anno). Gratteri incalza poi precisando che, seppur la volontà dichiarata di non andare a togliere le intercettazioni in ambito mafioso e terroristico, andremmo a privare di questa risorsa fondamentale tutti i reati di pubblica amministrazione (corruzione, concussione e peculato) . Ma questi reati sono profondamente carichi del modus operandi mafioso.
La mancanza di una prospettiva europea
«Fino a quando la politica continuerà a non avere una visione di contrasto ma ragionerà solo sul presente non ne usciremo».
La grande carenza che emerge dalle parole del procuratore Gratteri è proprio legata all’assenza di una visione in prospettiva da parte delle istituzioni. Manca totalmente un sistema normativo europeo che vada a contrastare il fenomeno mafioso: la mafia ha la possibilità di agire indisturbata a causa del grande errore di metterla in risalto e affrontarla come problema solo nel caso di eventi eclatanti. Al verificarsi di attentati o omicidi, per esempio, si genera allarmismo che provoca una temporanea reazione da parte dei singoli Paesi.
Gratteri non nega l’esistenza di indagini con collaborazioni a livello ma denota come sia assente una visione d’insieme in cui politica e politici siano consci dell’agire mafioso. Possiamo affrontare seriamente il fenomeno mafioso solo con addetti ai lavori che sappiano programmare e prevedere il futuro delle mafie, capendo quali saranno le opportunità di guadagno e di business. E questo lavoro può essere fatto solo da qualcuno che si è sporcato le mani, che ha lavorato anni e anni nell’ambito della giustizia, che conosce a fondo il fenomeno mafioso o che ha fatto parte di organizzazioni criminali.
La cura nel proprio lavoro
Nicola Gratteri torna più volte sul tema del lavoro, sottolineando una cura e una passione proprie di poche persone. Ammette di essere molto esigente con colleghi e collaboratori ma anche con se stesso. Sempre in ufficio entro le otto, si riserva un pomeriggio alla settimana in cui tiene ricevimenti da dieci minuti ognuno con chiunque abbia necessità di parlare con lui. Accennando un sorriso orgoglioso, afferma che la cosa più bella e importante è stata riuscire a ridare fiducia a decine di migliaia di calabresi. Perché la dedizione, la passione e la vocazione per il proprio lavoro ripagano. Un lavoro vissuto con la volontà di fare qualcosa che serva alla collettività. E i risultati, ci assicura, si vedono.
«Io faccio un lavoro bellissimo. La cosa più bella è che sopra la mia testa non c’è nessun, sopra la mia testa c’è solo il codice. Non ho padroni. E sono molto geloso di questa mia libertà. Io non posso fare dieci metri a piedi, non ho vita privata. Ma sono un uomo libero, molto libero. E sono libero perché posso dire in ogni momento quello che penso» (Gratteri vive sotto scorta dal 1989).
Due parole in merito alla controversia sorta il 21 marzo
Nella giornata in ricordo delle vittime di Mafia l’organizzazione WikiMafia ha subito un attacco personale da parte di Rita dalla Chiesa. Questo con l’accusa di aver organizzato appositamente l’evento in questa data e orario col fine di ostacolare la Veglia coi familiari organizzata da Libera nella Chiesa di Santo Stefano a Milano. WikiMafia ha risposto con un comunicato ufficiale sul proprio sito, in cui evidenziano l’iter organizzativo dell’evento, programmato da mesi, e gli ostacoli che si sono trovati a dover affrontare per riuscire a trovare un auditorium disponibile.
Partecipando all’evento, gli elementi che possono essere messi in evidenza sono, prima di tutto, il grande entusiasmo da parte del magistrato Gratteri nel parlare a una platea di giovani che era lì – certamente non con la volontà di mancare di rispetto a qualcuno – ma per conoscere la storia di un uomo che combatte la mafia da tutta la vita. In secondo luogo, e senza la necessità di aggiungere altro, riportiamo come Gratteri abbia detto che, vivendo sotto scorta e non potendo quindi andare in vacanza, utilizza le sue ferie per andare a parlare ai ragazzi.
«Credo sia utile. […] Non è mai tempo perso parlare ai ragazzi».