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Foto che mostrano pagine fitte di inchiostro, tazze di caffè, libri annotati, gallerie d’arte. Hashtag: Dark Academia, uno dei tanti Internet Aesthetic, espressione che descrive un insieme di elementi visivi legati da un nesso tematico. Queste ‘estetiche’, oggi ampiamente diffuse sulla rete, hanno l’obiettivo di proporre un’atmosfera, consentendo agli utenti di Tiktok, Instagram e Pinterest di spulciare stili diversi e di farsi suggerire outfit, letture, film da guardare, facendosi ispirare dall’aesthetic del momento o cercando di trovare quello più vicino a sé. Un fenomeno che coinvolge moda, arte, letteratura, musica, cinema e fotografia. Il tutto accompagnato da collage di immagini (le cosiddette moodboard), video e test che promettono di aiutare a individuare le categorie in cui riconoscersi, oscillando perennemente tra massimalismo e minimalismo, tra accessibilità ed esclusività. Dall’esaltazione delle routine di skincare (come nel caso dello stile della That Girl, la ragazza che ha il controllo assoluto sulla propria vita, pianificata fino al minimo dettaglio), all’adozione di uno stile tecnologico e futuristico (come nello Y2K, dall’inglese Year 2K, che indica il 2000), la concentrazione sulla coerenza estetica, punto di forza degli Internet Aesthetic che ha garantito la loro diffusione online, non nasconde però l’assenza di un substrato concreto di valori e ideali condivisi, la cui mancanza impedisce agli aesthetic di assumere la natura di effettive sottoculture, accomunandoli piuttosto a dei trend, con la loro intercambiabilità.  

Esiste persino una Aesthetics Wiki, creata nel 2018 ed esplosa nel periodo della pandemia, con una crescita esponenziale di visite e pagine dedicate a svariati aesthetic, che continuano a moltiplicarsi in un ciclo infinito. A questa enciclopedia virtuale si può attingere come a un pozzo senza fondo che sputa fuori ogni combinazione possibile di interessi, assemblandoli sotto forma di pacchetti già confezionati e, se non sempre visivamente impeccabili, almeno fondamentalmente coerenti. All’interno dell’enciclopedia gli aesthetic vengono suddivisi in sottogeneri e associati per affinità, con indicazioni sul periodo di nascita, sui temi prevalenti, sui colori più utilizzati, e talvolta persino sui brand che incarnano quello stile specifico. 

Si parte dal già citato Dark Academia (di cui esistono numerose varianti, dal Light Academia al Chaotic Academia), che trae ispirazione dalla letteratura e dal mondo accademico, abbinati al gotico, alle uniformi studentesche, a libri come Dio di illusioni di Donna Tartt e a film come L’attimo fuggente. Impossibile non imbattersi nel Cottagecore, che idealizza la vita rurale e il rapporto con la natura, gli abiti con stampe floreali, il vintage, lo slow living. Al Cottagecore vengono associati artisti come Hozier e Florence and the Machine e album come Folklore ed Evermore di Taylor Swift. L’estetica della That Girl si fonda invece sulla produttività, sulla skincare, sull’esercizio fisico e sulle routine. Lo Y2K ripropone lo stile anni ‘90-inizio anni 2000. Nel Fairycore compaiono colori pastello ed elementi della natura. Esistono ancora il Mermaidcore, che come suggerito dal nome ha a che fare con il mare, il Barbiecore, con una miriade di tonalità di rosa, il Balletcore, che si rifà al mondo della danza, e un numero indefinito di altri aesthetic. Senza dimenticare micro-trend come Tomato Girl e Strawberry Girl, prodotti dall’esigenza dei social di classificare ed etichettare qualsiasi cosa.

Gli Internet Aesthetic offrono uno strumento per reinventarsi continuamente, senza restrizioni, consentendo soprattutto ai più giovani di scoprire ed esprimere vari aspetti della propria personalità senza restare ingabbiati in una sua specifica manifestazione, giocando con la propria immagine come avatar virtuali, entrando in contatto con comunità di appassionati che si ritrovano a creare e condividere moodboard di Pinterest. Così come non basterà un quiz per risolvere una volta per tutte ogni dubbio sulle proprie preferenze, la ricerca di un aesthetic è un’operazione che porta con sé la soddisfazione di una palette coesa e magari il rimpianto di un acquisto affrettato, ma che non è in grado di riassumere un’identità. 

Sul versante economico, il fenomeno non ha lasciato indifferenti i siti di fast fashion, che suggeriscono abbigliamento e accessori compatibili con un certo aesthetic, con prodotti talvolta pubblicizzati da influencer che di quello stile si fanno portavoce, guidando le scelte degli utenti. Non potrebbe essere altrimenti, d’altronde, visto che tutto ciò che ha a che fare con l’estetica offre una naturale e apparentemente spontanea proliferazione di prodotti, che migrano e mutano a seconda dei tempi, evolvendosi al passo con la nostra immaginazione, soprattutto di fronte a identità impacchettate e conformate a modelli prefissati, creati per essere riproducibili e facilmente classificabili. Si amplifica così il rischio di un consumo eccessivo, derivante da acquisti a tema che soddisfano solo temporaneamente l’esigenza di conformarsi ai trend. 

La precarietà degli Internet Aesthetic li rende inadatti a costituire una base solida per lo stile personale. Non durano abbastanza, e quando durano più di un’estate, mancano della versatilità necessaria per essere adattabili alla vita di tutti i giorni, fatta di vestiti già indossati, di scelte dell’ultimo momento e di preferenze personali già di per sé imprevedibili e mutevoli. Non si può pensare di aderire completamente a un codice estetico dettato dall’esterno e assorbito sulla rete, dove per assicurarsi la massima coerenza dell’espressione personale è sufficiente un collage di immagini o un reel, né di scegliere le proprie letture o i film da guardare esclusivamente in base a elenchi compilati da sconosciuti e conformi a una certa atmosfera. Gli Internet Aesthetic potranno anche continuare a ispirare un outfit o una serata a tema, aiutando a rifinire il proprio gusto personale. È improbabile, però, che si trasformino in altro, e che uno stile standardizzato possa davvero prendere il posto degli stili imperfetti che abitiamo ogni giorno. ♦︎