Il revenge porn letteralmente significa vendetta pornografica. In effetti si tratta esattamente di questo: una bieca vendetta compiuta da persone altrettanto schifose.

Questa pratica, in questi mesi purtroppo più che mai attuale a causa dello scandalo collegato a Telegram, prevede la diffusione di immagini o video a sfondo sessuale. Non pensate,però, ad immagini qualunque che possiamo trovare digitando “tette grosse”, “pene lungo” o “donne che limonano”: queste sono immagini private, che originariamente vengono mandate ai propri fidanzati, oppure vengono vendute a terzi, ma che, in ogni caso, non sono fatte per essere inviate al grande pubblico. Anche e soprattutto perché il soggetto delle foto non ha dato alcun consenso per la diffusione di queste.

Si parla di vendetta perché spesso si fa tutto questo con leggerezza e rancore, forse perché si è stati lasciati, oppure si è stati traditi, oppure si è stati traditi e poi lasciati e quindi, pensando di poter rispondere secondo la legge del taglione, si rende pubblico questo materiale. Peccato che la vendetta non sarà mai comparabile con l’offesa che l’altro subirà. Il revenge porn è un pratica da condannare perchè, oltre ad essere illegale, ha delle terribili ripercussioni su chi lo subisce.

Ma andiamo con ordine.

In Italia è un reato perseguibile penalmente da … Agosto 2019: per sapere tutti i risvolti giuridico-penali vi rimando all’articolo della nostra collega Alice Garelli, https://medium.com/tangramag/il-revenge-porn-%C3%A8-la-vendetta-dei-vigliacchi-966c26caf84e. Questo reato non ha ancora festeggiato un anno, ma questo non significa che sia di minore importanza, anzi, dimostra solo quanto la nostra società sia ancora troppo lenta a riconoscere questi soprusi.

Il revenge porn ha iniziato a mietere vittima da una decina di anni, inizialmente nello star system: ricordo ancora lo scandalo delle foto di nudo di Scarlett Johansson che erano state rese pubbliche in seguito ad un hackeraggio del suo computer. Sapete cosa avevo pensato all’epoca? Pensavo che se uno manda foto di nudo ad altri deve effettivamente rendersi conto che potrebbe incappare in queste problematiche.

Sapete, negli gli anni, cosa ho pensato? Che se si inviano foto di nudo al proprio partner non dovrebbe essere normale pensare che quell* stronz* , in un futuro, possa diffondere le nostre chiappe,tette e parti intime nelle chat di amici e colleghi.

Sapete cosa penso oggi? Penso che non solo il mio partner non si dovrebbe azzardare a compiere un gesto del genere, ma anche che nemmeno il cliente che prende le mie foto dalla chat di sesso online, oppure l’amico che mette like alla mia foto in spiaggia e poi inoltra questa stessa foto a tutti i contatti della sua chat, si possa permettere di farlo.

Perché effettivamente non ci rendiamo conto, in questo mondo digitale fatto di click, like e condivisioni, che le foto che inoltriamo ritraggono persone vere, che possiamo conoscere come no, ma su cui non esercitiamo nessun diritto, soprattutto non sui loro genitali.

E non pensiate che io sia una santa, nessuno lo è. Faccio anche io gli screen su Instagram e anche io quando c’è una foto della tizia che mi sta antipatica la mando alle mie amiche per sfotterla. È giusto? No, sicuramente no, ma il pettegolezzo è insito nell’essere umano e allo stesso tempo se ci si espone è anche normale ricevere critiche: finché ci si limita ad un “ma vero che è ingrassata?” chiunque può chiudere l’argomento con una risata.

Diverso è quanto inoltro e ricondivido materiale di nudo (anche parziale) per il gusto di fare commenti a sfondo sessuale, o peggio ancora divertircisi sopra. Lo fanno i padri di famiglia che sulle chat di Telegram condividevano le foto delle loro stesse figlie adolescenti, lo fanno i ragazzi eccitati che preferiscono godere grazie ad uno schermo piuttosto che provarci con qualcuno di reale e lo fanno anche le ragazze che non hanno ancora capito che se vengono mollate per un’altra forse non è lei ad essere troia, ma erano loro che stavano con un demente.

E chiariamo: non è il sexting (inviare, tramite chat, foto sessualmente esplicite) ad essere sbagliato, ma il revenge porn.

Il revenge porn è una pratica ben identificata: prevede la pubblicazione, o minaccia di pubblicazione (anche a scopo di estorsione), di fotografie o video che mostrano persone ritratte in pose sessualmente esplicite. Di solito sono persone legate alla vittima a compiere queste azioni, coniug*, compagn*, che, in seguito ad una delusione amorosa, diffondono questo materiale via internet, messaggio o mail tra gruppi di amici e conoscenti, oppure lasciandolo a disposizione di completi sconosciuti. Ovviamente foto e video possono essere state inviate spontaneamente dalla stessa vittima, oppure scattate insieme, ma in entrambi i casi si suppone che rimangano private. A volte si tratta anche di materiale recuperato di nascosto, rubando dal cellulare oppure scattando senza che l’altro se ne accorga. Per avere maggior chiarezza sul fenomeno vi riporto all’articolo da cui ho preso le principali informazioni: https://www.studiocataldi.it/articoli/25117-revenge-porn.asp .

È interessante sottolineare il fatto che non solo è perseguibile penalmente chi pubblica, ma anche chi ricondivide e aiuta la diffusione di questo materiale.

Non è inutile ricordare che tutto questo ha delle ripercussioni notevoli sulle vittime.

Innanzitutto di carattere sociale: immaginiate che l’intero pianeta terra possa accedere alle vostre immagini di nudo, con tanto di critica sessista annessa (le classiche frasi “certo che se l’è cercata”) e annessa perdita di credibilità professionale (dopo esserti messo letteralmente a nudo, è molto difficile vestire il completo da ufficio e presentarsi a lavoro come se nulla fosse).

Inoltre le ripercussioni a livello psicologico sono notevoli: innumerevoli casi di revenge porn si sono “risolti” con il suicidio della vittima; ma senza arrivare ai casi peggiori, le vittime di revenge porn riportano traumi comparabili a quelli di violenza sessuale. La nostra persona si forma su differenti identità che, Pirandello insegna, è nostro diritto e piacere mostrare come no. L’individuo può essere un vicino di casa disponibile, un affettuoso genitore, un gran lavoratore, un amante di soap opera e una macchina del sesso e può essere tutto questo quando vuole, come vuole e con chi vuole.

È una violenza indicibile quella di appropiarsi del corpo altrui come mezzo per soddisfare un proprio piacere o vendetta.

In Italia fino all’anno scorso non esisteva questa reato e ancora molto bisogna fare perché oscenità come quella successa pochi mesi fa, su Telegram, non accadano più.

Come possiamo difenderci da questo? Sforziamoci di cambiare forma di pensiero, di combattere l’idea di strumentalizzare la carne altrui, perché come non ci appartiene la mente dell’altro, non ci appartiene nemmeno il suo corpo.

E ora un po’ di numeri.

Uno studio statunitense (APA, 2019) ha dimostrato che 1 persona su 10 è colpita da revenge porn e la percentuale si alza se parliamo di minori.

Tra questi, il 51% pensa di suicidarsi.

Il 90% dei casi di revenge porn riguarda vittime donne.

Uno studio del 2014, sempre effettuato in USA, mostra che il 50% delle foto intime sono accompagnate da nome, cognome e link ai profili social personali delle vittime.

Inoltre secondo una ricerca del 2019, pubblicata sul Cyber Civil Rights Initiative, l’8,02% di adulti è stato vittima di revenge porn, ma uno studio del 2018, sempre americano, ha stimato che su 110.380 minorenni il 14,8% aveva inviato immagini a sfondo sessuale e il 12% ha inoltrato il messaggio senza consenso.

Per approfondire gli studi citati e leggere altri (mostruosi) dati statistici vi lascio il link all’articolo di riferimento:

NoSignal Magazine

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2 Comments

  1. […] vede il nostro culo. Siamo stufe di doverci limitare per paura di essere giudicate. Siamo stufe del revenge porn, del fatto che stiamo crescendo ragazzine che, senza aver ancora avuto una relazione, sono già […]

  2. […] multa che può andare dai 5 mila ai 15 mila euro. Se vuoi saperne di più sul revenge porn, leggi l’articolo della mia collega Bianca […]

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