Ebbene sì. È scesa la neve sulle lisce strade, sulla lastra che vi conduce d’ovunque vi chiamino i bisogni ed i doveri che regolamentano la vostra vita, ma aimè il mio compito è proprio quello di traghettarvi, anche con queste insicure e poco scorrevoli condizioni. La mia strada è sempre soggetta a bizzarri eventi, dei colleghi di rango più basso si schiantano al terreno a causa dell’operosa dedizione del ghiaccio, il quale si prodiga a far slittare la nostra possente mole. Qui le nostre ruote perdono aderenza e rischiamo di perdere la nostra aerodinamicità, la nostra precisione nei movimenti e la velocità. Tutto accade in un attimo, un leggero colpo del piede del “cocchiere” sul freno ed ecco la catastrofe. Tutto per un attimo pare sospeso nel vuoto, tutto sembra poter galleggiare nell’aria, anche io mi sento leggero, forse troppo, non sono abituato all’ inconsistenza dell’aria, ma questa come al solito mi avvolge come quando sono in movimento. Le borse sono in aria, i quaderni e i libri aperti e sfuggiti alle mani degli studenti, le penne sono in volo, dirette a collidere con il faccione del ragazzo del sedile della fila di destra posto due. Le facce dei miei ragazzi sono indecifrabili, un misto di stupore e paura. Paura di ciò che avverrà a breve, me lo sento in ogni bullone del mio corpo. Alcuni si abbracciano, altri si baciano con le lacrime agli occhi, pronte a rigare le loro morbide e arrossate guance, coloro che si facevano la guerra ora si tengono la mano. Persino i ragazzi di quinta stringono a loro i primini, coloro che vengono “nonnizzati” e obbligati al rispetto dei più anziani. Un enorme suono distrae tutta la compagnia, cado su un fianco, menomale che eravamo in campagna e sono caduto al di sopra di un campo, la terra ha permesso un “morbido atterraggio”. Mi è scoppiato il vetro anteriore per l’impatto, ma fortunatamente il freddo non ha permesso che andassi a fuoco. Il conducente e gli studenti seppure sobbalzati dai loro posti stanno bene e ciò è la cosa più importante. Gli innamorati festeggiano con un bacio, i più grandi aiutano i più piccoli ad uscire e a mettere tutto e tutti al riparo. Una solida compagnia ha messo radici in un albero che si è appena ribaltato, trovando la forza di agire per il bene comune, per la salvezza collettiva, mentre io sono abbandonato sopra un fianco. Ma stranamente un ragazzo viene ad appoggiare un post-it sopra il mio specchietto anteriore destro, quello più vicino al terreno. «Grazie per essere stato il nostro traghettatore, senza di te non avrei conosciuto Lei». Queste parole erano scritte in un timido script, parole veloci e fredde ma che andavano a suggellare un rapporto che a breve terminerà, i miei sedili tutti scritti e bucherellati, i posacenere pieni di cartacce e fazzoletti pieni di lacrime, le incisioni che mi portavo appresso ogni volta mi accompagneranno ancora per un ultimo viaggio, non vedrò mai più i miei ragazzi, non li vedrò andarsene e crescere, a differenza dei loro predecessori che ho visto dalla prima sino alla quinta ed anche oltre. Addio ragazzi miei, spero di essere stato “un bravo Caronte”.

Marwan Chaibi
Prima autore, poi Direttore ed ora Presidente. Classe 2002. Sono Diplomato in Chimica e Biotecnologie e studente universitario. Scrivo per alcune riviste online, parlo, racconto, leggo. Collaboro con tantissime associazioni e enti, ma di questa in particolare sono il Presidente, e non posso far altro che essere orgoglioso nel rappresentarla e fortunato nel viverla tutti i giorni. Mi piace fare bene, del bene, per il bene degli altri!

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