Il recente conflitto scoppiato nella Repubblica di Artsakh, storicamente conosciuta come l’Altopiano del Nagorno-Karabakh, fra le forze azere e l’Armenia si pone come l’ennesimo capitolo di una guerra mai sopita. L’area in questione, inoltre, si segnala per essere il baricentro della vasta area geografica del Caucaso Meridionale, al quale sembra impossibile l’affermazione della pace.

Il 27 settembre 2020, dopo appena quattro anni dall’ultimo conflitto scoppiato fra l’Armenia e l’Azerbaigian, la terra contesa del Nagorno è stata nuovamente bombardata dalle forze azere che, per risposta, hanno giustificato il loro attacco come una controffensiva nei confronti dei separatisti armeni della regione, accusati di avere attaccato la popolazione civile a confine fra Azerbaigian e Nagorno. In dettaglio, tanto l’Armenia quanto l’Azerbaigian accusano l’avversario di avere attaccato per primo la regione mentre giustificano il proprio intervento come una difesa della componente azera o armena della regione del Nagorno. Gli scontri del 27 settembre, in ogni caso, hanno riportato indietro la Repubblica di Artsakh di ventotto anni, quando, scioltasi l’Unione Sovietica, Azerbaigian e Armenia si contesero il controllo della regione del Nagorno. La richiesta del cessate il fuoco ordinata da Mosca e l’interesse della Turchia, da sempre alleata di Baku, nel mantenere la stabilità sul territorio, hanno dato i loro frutti nel garantire una certa limitazione delle ostilità, almeno per quanto concerne la capitale del Nagorno, Stepanakert.

Vediamo, quindi, di andare con ordine nel presentare gli avvenimenti storici caratterizzanti quest’area del Caucaso.

L’Altopiano del Nagorno-Karabakh, confinante con l’Azerbaigian propriamente detto e l’Armenia e composto da una popolazione quasi totalmente di etnia armena, era, nel Medioevo, parte delle terre dell’Emirato musulmano Shirvan di dinastia Kesranide, il quale controllava l’Azerbaigian, la grande parte del Caucaso Meridionale e parte del Daghestan. La regione sarebbe, poi, passata sotto al controllo dei mongoli dell’Orda Blu durante il XIII secolo per poi divenire parte, verso i primi decenni del 1800, dell’Impero Russo. È notevole come, eccezion fatta per alcuni secoli di dominazione imperiale mongola e russa, l’area in questione sia sempre stata contesa fra due emisferi etnici e culturali in profonda opposizione: quello azero e quello armeno. Il Nagorno, in ogni caso, acquisì coesione sociale durante i decenni nei quali esso fu una regione dell’URSS poiché essa, dopo essere stata inizialmente affidata all’Oblast (suddivisione governativa) di Azerbaigian, venne scorporata da quest’ultima nel 1923 e le fu garantito uno statuto regionale indipendente dalle vicine Armenia e Azerbaigian.

I fatti successivi sono, a mio avviso, di estrema importanza per comprendere l’attuale situazione politica del Nagorno mentre scarsa attenzione a questi è stata garantita dai servizi d’informazione.

Nonostante, come si è detto, una relativa indipendenza del Nagorno da Baku durante gli anni del Comunismo, la popolazione della suddetta regione era quasi totalmente composta da armeni mentre all’interno del Caucaso Meridionale era proprio l’Azerbaigian a dominare la scena politica. Con il graduale disfacimento dell’URSS, il Nagorno iniziò a lamentarsi con il consiglio russo del controllo assiduo del territorio karabakho da parte degli azeri, la cui imposizione di una rigida politica in funzione anti-armena aveva provocato una diffusa ostilità fra la maggioranza armena della regione e favorito la comparsa di un vasto movimento separatista. Quest’ultimo, però, di fatto non attivo fino al 1988, auspicava in una redistribuzione dei territori ed in una secessione dall’Azerbaigian: fatti che trovarono conferme in seguito al volontario abbandono di quest’ultimo da una URSS ormai in caduta libera. Il Nagorno, rimasto nell’URSS, fu eletto nuovamente a circoscrizione territoriale autonoma anche se, pochi mesi dopo l’Unione Sovietica crollò e con lei tutta la sua intelaiatura amministrativa. In presenza di un Nagorno autonomo, fu proprio Baku a dichiarare guerra a questa regione nel tentativo di riacquisirla fra i suoi domini. Il conflitto, che ebbe luogo fra il 1992 ed il 1994, si caratterizza per uno sfogo, così si può dire, delle celate violenze, dall’odio represso di settant’anni di sudditanza della regione all’Azerbaigian. Furono almeno 35’000 i morti, in grande parte azeri poiché l’Armenia riuscì, nonostante la situazione drammatica nella quale versava il Nagorno, a condurre un’efficace campagna di riconquista della regione e di espulsione degli azeri. È possibile, inoltre, che la Russia stessa avesse collaborato con l’Armenia nel supportare il Nagorno per scongiurare quei fenomeni di separatismo ed occidentalizzazione che avevano caratterizzato la secessione di Baku dall’URSS. Si trattò, infine, di un conflitto simile per proporzioni a quello che animò la Croazia e la Serbia e furono circa 900’000 i profughi azeri e armeni che dovettero abbandonare i territori soggetti al potere avversario.

Memori di questo, e viste le condizioni di trincea in cui versa nuovamente il Nagorno, v’è da augurarsi che gli interessi economici e petroliferi che vigono sopra il Nagorno siano d’aiuto nel garantire a questa popolazione l’agognata pace che, in questa regione, è ancora confinata ai lontani secoli di dominazione mongola e zarista.

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