Alla fine l’annuncio è giunto. A dire il vero, erano mesi se non addirittura anni che era nell’aria l’uscita di Matteo Renzi dal Partito Democratico. In effetti, i punti di congruenza non sono mai statti così tanti. L’annuncio a “Porta a Porta”, pronunciato con la calcata “C” spirata toscana non è che la punta dell’icebearg. 
Forse a far pensare sono solamente le tempistiche della decisione: meno di un mese di distanza dal pressing per mettere su il Governo M5S-PD. Quella che si configurava come un’opportunità di svolta per il Paese, ecco divenire uno sgambetto nei confronti degli avversari. Una marcata ironia, propria però della cultura toscana che da sempre ostenta quando possibile.
Mossa che quindi mette all’angolo gli altri esponenti della maggioranza. Sebbene i numeri a favore dei pentastellati, adesso il Governo si configura come quadripartito (se non Penta), con tante teste da mettere d’accordo. Per accontentare tutti, bisognerà fare dei sacrifici, come primo tra tutti il taglio dei parlamentari, che mai avverrà. Come il PD dovrà rinunciare alle linee di redistribuzione della ricchezza, sebbene in larga parte ci sarebbe già riuscito anche da solo. Gli unici a cui non cambia nulla in fondo è “Liberi e Uguali”, troppo esiguo in fondo nei numeri per poter anche solo proporre uno straccio di proposta di legge.
Renzi vince, prende e porta a casa. Probabilmente, sino al 2022 e poi si vedrà, col rinnovo delle cariche che comunque sarà compiuto e col round successivo a distanza di sette anni, con la possibilità di recuperare. Italia Viva è il nome del partito, con un pizzico della prima citata ironia toscana. L’Italia sta morendo e questo grazie soprattutto al nostro ceto dirigente.

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