Abbiamo avuto il piacere di intervistare Christian La Rosa, figura di spicco del teatro italiano contemporaneo e interprete pluripremiato, che ci ha concesso un po’ di tempo per una chiacchierata.

Grazie per il suo tempo, Christian La Rosa, ci parla un po’ del suo percorso nel mondo del teatro?

Mi sono diplomato alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino nel 2012 e da lì ho avuto la grande fortuna di incontrare registi e colleghi con cui ho cominciato subito a portare avanti un percorso professionale. Tra questi ci sono Carmelo Rifici, che mi ha permesso di lanciarmi nel mio primo lavoro immediatamente dopo il diploma, e Valter Malosti, che era anche direttore della scuola. Poco dopo c’è stato anche l’incontro con Antonio Latella, che mi ha dato la straordinaria opportunità di partecipare a progetti teatrali importanti come Santa Estasi e Pinocchio, che hanno poi portato anche a dei riconoscimenti, anche se ci tengo a dire che il lavoro e l’esperienza in sé erano ciò che davvero mi interessava.

Christian La Rosa

Come si è avvicinato a questo mondo? Iniziando in una compagnia amatoriale, il Teatro del Marchesato di Saluzzo, giusto?

Sì, ho iniziato quasi per gioco a 16 anni. Andavo al liceo a Saluzzo e una mia compagna di classe, sapendo che mi piaceva la recitazione, mi ha portato in questo piccolo teatrino locale. Lì è iniziato il mio percorso che è durato fino a 23 anni quando sono entrato dopo una selezione con provino allo Stabile di Torino.

Il Teatro del Marchesato mi ha dato la grande possibilità e opportunità di esercitarmi concretamente sul campo. Negli 8 anni passati lì facevo 3-4 spettacoli all’anno. Stare molto sul palcoscenico è stata una grandissima palestra a livello pratico ed esperienziale. Questo mi ha permesso di rafforzare la passione e di farla diventare un lavoro.

Ha anche ricevuto due premi Ubu, uno per Santa Estasi e uno per Pinocchio, entrambi con la regia di Antonio Latella. Può dirci come si è sentito quando ha saputo di aver vinto?

In realtà, in nessuno dei due casi ho partecipato ai progetti avendo i premi come obiettivo. Erano lavori estremamente belli e coinvolgenti, operazioni molto forti, soprattutto Santa Estasi. Nessuno di noi del cast se lo aspettava perché per noi era un percorso di grande formazione e lavoro di gruppo. La cosa bella è che i premi sono arrivati come riconoscimento di un lavoro ben fatto ma senza che noi puntassimo a vincere niente. L’importante per tutti noi era il lavoro e il percorso artistico, teatrale.

Che progetti ha in programma Christian La Rosa per il futuro?

Da qualche anno sto collaborando con Leonardo Lidi, compagno di scuola durante lo stabile, e ora grande regista emergente e vicedirettore della Scuola per attori dello Stabile di Torino. Stiamo portando avanti un percorso artistico insieme e speriamo di poter realizzare progetti teatrali che possano emozionare e coinvolgere il pubblico come è successo in passato.

Credo che il nostro lavoro sia sempre una sfida perché ogni spettacolo è diverso dall’altro e richiede un approccio differente. Ogni volta che si inizia un nuovo progetto si parte da zero, ci sono nuovi colleghi, nuovi registi, nuovi testi da interpretare. Quindi ogni volta ci si mette in gioco, si cerca di dare il massimo di se stessi, di andare oltre i propri limiti e di interpretare il personaggio nel modo più corretto possibile.

Inoltre, nel teatro, ci sono molte variabili che non si possono controllare. Per esempio il pubblico può reagire in modo diverso a seconda dello spettacolo, dell’ora, del giorno. Bisogna saper gestire queste situazioni e adattarsi al momento. Il nostro lavoro richiede una grande passione, dedizione e sacrificio, ma è anche molto gratificante quando si riesce a creare un’emozione nel pubblico.

Sono sempre alla ricerca di nuove sfide e opportunità di crescita professionale nel mondo del teatro. Il mio obiettivo è quello di continuare a lavorare su progetti di qualità, che possano portarmi a crescere come attore e a confrontarmi con nuove esperienze artistiche.

Pensa che ci siano differenze nel modo in cui è vissuto il teatro nelle varie zone d’Italia? E rispetto all’estero?

Parlando della mia esperienza di tournée in Italia, non credo che l’attenzione verso il teatro vari da regione a regione. Ci sono, invece, differenze nell’organizzazione delle produzioni teatrali, differenze legate a fattori produttivi ed economici rispetto all’interesse culturale.

Uno spettacolo prodotto da un teatro a Torino o Milano potrebbe non arrivare a Palermo. Questo non perché il pubblico palermitano non sia interessato o attento, ma perché logisticamente è più complesso e costoso trasportare uno spettacolo così lontano.

Ci sono anche realtà teatrali più piccole, i cosiddetti ‘spazi off’. Sono molto importanti nel loro territorio e attraggono un pubblico molto affezionato, attento e anche giovane. È importante sottolineare che il livello di produzioni teatrali non dipende dal pubblico. Dipende dall’offerta che ogni luogo riesce a dare, e tanto fanno le singole disponibilità economiche.

Può spiegarci le differenze tra lavorare in una piccola compagnia e in una grossa produzione?

Intanto ci tengo a specificare che quello dell’attore è un lavoro, un mestiere a tutti gli effetti e non è così ovvio. Molta gente fa fatica a vederlo come tale, e lo capisco perché è un’attività molto particolare e non incasellabile. Io lo vivo come un mestiere, quindi che io faccia una produzione con un teatro nazionale o con una produzione più indipendente con giro più piccolo per me non c’è differenza. Anzi mi piace; mi piace incontrare ragazzi più giovani che mi propongono progetti interessanti, che economicamente magari sono meno remunerativi ma interessanti dal punto di vista progettuale.

La differenza la fa la paga, perché è un lavoro e io sono pagato per farlo. Il lavoro viene pagato, poi ovvio che se aderisco a un progetto che ha un budget più piccolo, posso andare incontro agli organizzatori, ma la paga la decido io. La differenza tra l’amatoriale e il professionista sta proprio in questo punto: l’amatoriale non percepisce una paga, non ci vive, lo fa come passione che porta avanti. La differenza con il professionista sta nell’esperienza e nel mestiere di quest’ultimo. Io cerco di non dimenticarmi mai che questo è lavoro, il che significa anche tenere presente i miei diritti di lavoratore e di dipendente.

Cosa consiglierebbe Christian La Rosa a un giovane che vuole intraprendere questo tipo di carriera?

Se un giovane vuole avvicinarsi al mondo del teatro per farne una carriera, io gli consiglierei di seguire la propria passione e di studiare molto. Non solo bisogna studiare per prepararsi a eventuali provini per entrare in questo mondo, ma è importante anche continuare a farlo, rimanendo sempre alla ricerca di nuove sfide e di modi per migliorare. Il teatro non è come la televisione, dove basta apparire per diventare qualcuno: è un lavoro continuo e impegnativo, che richiede determinazione e una grande passione. È un mestiere che può destabilizzarti a livello economico e personale, ma se la passione è forte, anche i momenti difficili possono essere vissuti in modo produttivo.

Ha qualche progetto personale, qualche sogno nel cassetto che le piacerebbe realizzare?

Sto lavorando da alcuni anni a uno spettacolo che vorrei portare avanti come mio progetto personale. Non ho scadenze precise, ma spero che si possa concretizzare presto. Inoltre, la mia speranza è di continuare a fare questo lavoro nel tempo, senza preoccuparmi troppo di certezze economiche e riuscendo a mantenere un livello artistico elevato.

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