Luigi di Maio, sebbene sbagliando la posizione per la quale concorre, è contrario all’elezione di Enrico Letta alla guida del Consiglio Europeo. Non è stata apprezzata la volontà di affidare quel ruolo al nostro Paese, in quanto l’uomo prescelto non rispecchia le politiche odierne. poco importaa se questa decisione è avvenuta anche in seguito alla consuetudine di eleggere a tale mandato un ex Presidente del Consiglio. La scelta è stata interpretata come una aperta sfida, con l’Italia che, di fatto, si oppone a tale decisione. Come chiedere all’arbitro di annullare un goal, perché l’autore della rete non è gradito al resto dei compagni di squadra. 
Decisione drastica, che pone l’Italia ai margini della rilevanza in questo nuovo parlamento europeo, più di quanto già si fosse delineato. Soprattutto controproducente, se l’idea è quella di continuare a fare politiche in deficit, con i soldi degli altri. Sebbene infatti possa non avere le stesse visioni, come già dimostrato in questi anni da Draghi una mano la si è sempre data. Più o meno velatamente, esponendosi in modo maggiore o minore alle critiche. Sempre però un’occhio di riguardo è stato a noi riservato dai nostri connazionali nei ruoli di dirigenza dell’Unione, anche in virtù del loro attaccamento alla nostra penisola. Opporsi alla sua elezione, prediligendo piuttosto quella di un candidato di un altro Paese (magari, del patto di Visengrad già che ci siamo) non può che avere effetti disastrosi sulla nostra economia.

Certo, vero anche però e soprattutto che l’interesse in questione è puramente di approvazione elettorale e sulla base di questo ragionamento si tirano le somme, essendo in campagna elettorale continua. Forse ciò viene appunto definito come una forte presa di posizione nei confronti dell’UE, come rifiutare il bocconcino che viene offerto. Peccato che, in questo caso, quel bocconcino era proprio l’unico che potesse in qualche modo aiutare davvero il nostro Paese, qualsiasi siano gli sviluppi futuri, qualsiasi sia la linea politica dettata nei prossimi anni. Come al solito, però, le riflessioni vengono messe da parte, per dare spazio solamente alle risposte prese di istinto, con lo sguardo alla pancia dell’elettorato.

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