Domenica 26 maggio ci saranno le votazioni per il Parlamento Europeo, nelle quali saremo chiamati a decidere da chi ci sentiamo maggiormente rappresentati a Bruxelles. Non capita di rado che il voto delle Europee riservi degli strani risultati (basti pensare al 40% raggiunto dal PD di Matteo Renzi alla scorsa tornata elettorale), in virtù appunto del fatto che se nei nostri confini una politica ci può essere più gradevole di un’altra, medesima considerazione delle volte non si ha a livello comunitario.
A dirla tutta, questa campagna elettorale è stata molto particolare. Innanzitutto poiché ininterrotta da quella delle elezioni del 4 marzo e, in secondo luogo, perché quasi andata scemando via via col passare dei mesi, forse anche in quanto divenuta estenuante da sopportare. Nulla di pirotecnico come il confronte Di Maio — Sgarbi ad Acerra alle elezioni parlamentari italiane è stato mostrato ai cittadini. Il più degli scontri si sono verificati sulla questione dei migranti e su piccole questioni di gestione fiscale a livello comunitario. Ossia, alla fine dei conti, del contorno e di ben poca sostanza.

Certo, alcuni partiti più di altri hanno preso sul serio la questione europea (citandone uno per fazione, quelli che si sono mossi in modo maggiormente coerente con i propri ideali e con una campagna mirata sono stati +Europa di Emma Bonino e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni), mentre altri si sono limitati a conservare il consenso, per non perderlo a vantaggio dei diretti competitors.
Sono significativi anche gli exit poll che stanno girando in questo periodo, con la Lega Nazionale di Matteo Salvini in testa ai sondaggi. Non male per un partito che, fino a poco tempo fa, era rappresentativo quasi esclusivamente delle campagne del Nord Italia, di una parte della Lombardia (Milano esclusa) e del solo Veneto nel suo complesso. E’ ancora più significativa però la mancanza di concreti programmi di elargizioni gratuite di fondi pubblici, principale causa del tracollo elettorale del M5S. E’ decisamente più in linea invece la risalita del PD, quasi sempre preferito quando si parla di elezioni europee, nonostante i continui tentativi di harakiri durante le dirette televisive. Forza Italia conferma invece il suo interesse per la protezione degli animali e si rivela interessata all’ambiente, soprattutto da quando, con la dipartita dei partiti di Nichi Vendola, quella casella è rimasta vacante.

Tuttavia, non sembra che l’attenzione del grande pubblico sia quella dell’anno scorso e forse questo è uno dei segnali della mancanza di fiducia della popolazione verso l’Unione Europea. Oppure, è il risultato dello strumento utilizzato per fare campagna elettorale, ossia i Social Media. Essi hanno infatti un grande vantaggio, ossia quello di raggiungere tutti. hanno però un grosso difetto, ossia quello di favorire solamente ciò che diviene virale. Quando però un argomento, una battuta o un concetto vengono ripetuti troppe volte, le home dei vari Social Network vengono scorse rapidamente, senza focalizzarsi più sulle notizie.
Questa lezione sarà, presto o tardi, imparata da tutti i partiti, soprattutto da coloro i quali da ciò ne hanno tratto i maggiori vantaggi. La parabola mediatica è destinata a scendere, senza possibilità di risalita, e la capacità di adattarsi ad un nuovo strumento di diffusione di ideali è decisamente complicata. Soprattutto perché tendono a stufare chi ascolta, rendendolo quasi insofferente riguardo alle questioni politiche, sebbene non sia da escludere che sia il reale risultato atteso.

Concludendo, gli exit poll hanno anche confermato però una tendenza, quella del crescere del partito degli astensionisti. Forse, anche proprio in virtù del concetto espresso nel precedente paragrafo. Domenica, quando tutti i cittadini italiani e dell’Europa tutta saranno chiamati, resterà da vedere quante risposte ci saranno e, soprattutto, quali saranno. Nella speranza, come sempre ma quasi sempre disattesa, che un turn over dei rappresentanti possa spingere l’Unione Europea verso uno sviluppo positivo e propositivo dei rapporti tra gli Stati membri in essere.

NoSignal Magazine

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