Non ricordo di preciso quale sia stato il giorno in cui per la prima volta sono stata messa alla prova, ma sono estremamente certa di aver poi sentito la sensazione di avere un carico enorme sulle spalle tantissime volte

Probabilmente la prima volta in cui mi hanno messa alla prova è stata a causa dei miei capelli; sì, sembra una cosa estremamente stupida, ma essendo i miei capelli a metà tra un riccio afro e un riccio davvero molto crespo una persona nella mia vita aveva deciso che questi capelli non andavano bene, mi rendevano bruttina e mi facevano sembrare troppo fuori posto. Erano i primi anni 2000 e non esistevano certo tanti metodi casalinghi o prodotti magici per avere un riccio perfetto e mi sono ritrovata a piangere e urlare in pochi minuti perché farsi pettinare i capelli asciutti, senza gel, maschere, balsami per poi farli diventare lisci con una delle prime piastre per capelli è un trauma che non solo ti mette alla prova ma attiva meccanismi che solo chi ha odiato la propria chioma riccia per anni può capire.

Forse la seconda volta in cui mi sono sentita messa alla prova è statao quando a scuola non riuscivo a combinare nulla in matematica e non sapevo, non potevo effettivamente sapere che sarebbe stata una cosa che mi sarei portata fino alla maturità: un disturbo dell’attenzione,la discalculia. Sono stati anni di prova continua e mi sentivo così inferiore rispetto ai miei compagni che la paura  diventava vuoto, dispersione, e non sapevo nemmeno che quel senso di solitudine e quel sentirsi così indietro sarebbe stata una costante per tanti tanti anni.

La prima volta in cui mi sono sentita messa alla prova come donna e, in questo caso, anche come amica, è stata quando ho deciso di comportarmi in un modo che a nessuno sembrava andare bene, quando ho deciso, insomma, liberamente, che, il sesso per me poteva essere anche solo divertimento e non per forza un impegno. Mi sono ritrovata da sola, mi sono sentita dire le peggiori parole del mondo da chi avrei voluto vicino e ho iniziato a capire che quelle strategie che avevo messo in atto per essere la ragazzina perfetta, la bambina perfetta, la figlia perfetta, stavano iniziando a diventare ciò che pensavo io di me. Mi dicevo: «beh, se loro pensano questo, loro che sono le mie migliori amiche, devono avere ragione». Crescere mi ha poi permesso di capire e di rafforzare questa idea di non essere una bella persona. Con molta violenza la maturità mi ha messa alla prova facendomi capire che una volta preso un nome, in un contesto provinciale, è molto difficile toglierselo e questo nome, quando succede il peggio, si trasforma in un «te la sei cercata» e se rimanevo da sola la motivazione era sempre più chiara.

Allora ho iniziato a sentirmi messa alla prova anche perché ero diventata  scansafatiche in ogni ambito:intanto mi rifugiavo in cose frivole perché avevo sviluppato un forte disrturbo di ansia e dopo tutto ciò che stava succedendo nella mia vita ero convinta di essermi cercata anche l’ansia. E con l’ansia la messa alla prova era giornaliera, ogni minuto una sfida, ogni minuto il fiato più corto e il cuore a mille.

E quindi la bambina perfetta ha sbagliato università due volte, la figlia di papà chiedeva ancora soldi per le cazzate, per i libri di auto aiuto, per i corsi motivazionali per uscire da una tristezza che mi creavo da sola: conosco la depressione, conosco l’esaurimento nervoso, dopo un po’ la pressione che sentivo era talmente alta che sono finita in ospedale. Passavo le notti in pronto soccorso e la mattina dormivo.

«Guardi signorina, è l’ansia!».

«Secondo me è un disturbo di personalità».

«No no, guardi è depressione maggiore, o forse è un disturbo dell’attenzione o forse la sua fobia del vomito, non saprei. Proviamo con questa medicina», mi dicevano. «No, proviamo con quest’altra». E mentre venivo studiata per la mia ansia continuavo con una parvenza di vita normale, seppur con la costante del rifiuto: ragazzi, amici e amiche; avrei voluto sfogarmi con la scrittura ma quello che scrivevo rifiutava addirittura di essere scritto e davvero non so quale sia stato il punto di svolta.

Forse quando poco tempo fa ho smesso di farmi la piastra.

Forse quando ho continuato a colorarmi capelli ma per me, non per gli altri.

Forse quando ho smesso di stare in situazioni scomode e ho avuto il coraggio di dire basta.

Diario di bordo – messa alla prova

Ora, non dico di aver raggiunto alcun Nirvana, sarò sempre un’ ansiosa patologica ma da quando non mi sento più così messa alla prova se non per qualche colloquio di lavoro, qualche scadenza, qualche esame, è uscito il sole. Io non devo essere più perfetta, ed è un’affermazione così banale, ma la mia imperfezione è ciò che veramente mi definisce.

Basta positività tossica.

Basta libri di auto aiuto, al massimo mi servirebbe un ottimo libro di educazione finanziaria, ma questo è un discorso che preferirei affrontare in un altro pezzo di diario.

Non c’è un vero perché, una conclusione o un senso, tutto questo è semplicemente un diario di bordo in cui parlo di quanto la parola ‘prova’ mi faccia estremamente paura sin dai primi anni 2000. Ma questa parola non deve più essere ciò che io dò a me stessa per essere una me migliore, ma per essere Claudia. Solo Claudia.

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