Era stato il primo Paese a concedere il voto alle donne: adesso sarà tra gli ultimi a concedere loro la possibilità di abortire.
Se sotto certi aspetti Wellington può essere considerata un esempio per tutto il Mondo Occidentale, dall’altro si è rivelata essere anche lei legata a retaggi del passato che le hanno impedito di progredire allo stesso passo del resto degli altri Paesi.

A giocare un ruolo centrale nel ritardo nel riconoscimento della possibilità è stata sicuramente l’alta percentuale di religiosità dell’isola, principalmente cristiana e legata ai valori religiosi tradizionali. Tuttavia, il fattore non è una scusa per essersi rivelata così in ritardo con i tempi. E nonostante la premier Jacinda Ardern abbia definito il passaggio legislativo come storico, non vedere anche in lei una parte della colpa è impossibile; in quanto la scelta è stata portata avanti soltanto sul finire del proprio mandato, quando già certa di non essere rieletta. Anche per quanto riguarda le evoluzioni sociali, dunque, si è soggiogati alle mere valutazioni politiche del consenso elettorale.

L’aver riconosciuto — salvo sorprese — alle donne la possibilità di abortire senza essere perseguite penalmente è un grande passo in avanti che ha compiuto il Paese. Tuttavia, l’aver protratto la condanna sino ai giorni nostri ha evidenziato una sostanziale immobilità culturale, immagine delle contraddizioni in essere anche nell’Occidente del Mondo. Immagine, al tempo stesso, di come le stesse garanzie nello stile di vita non siano garantite ad entrambi i sessi.

Dopo il piano legislativo, comunque, rimane ancora da improntare nell’immaginario collettivo i nuovi scenari che si aprono al genere femminile nel Paese. Perché la parte più difficle adesso rimane ancora quella di convincere le persone abortire come l’aborto non sia una scelta sbagliata e, anzi, spesso l’unica percorribile per evitare problematiche aggiuntive. Per fare questo, però, saranno necessari ancora molti anni di lavoro: una semplice implementazione legislativa non è sufficiente. Ma quel giorno, forse, per le donne della Nuova Zelanda l’incubo di incappare in una gravidanza indesiderata lascerà aperta una via d’uscita.

NoSignal Magazine

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