Una barzelletta russa recita: «Sapete chi è l’uomo più sfortunato del mondo? Gagarin. È stato lanciato nello spazio, ha fatto il giro del mondo ed è finito di nuovo in Russia. »

Se c’è una cosa che da sempre ha affascinato l’uomo e ha stimolato la sua fantasia è proprio lo spazio. Persino la letteratura antica è piena di speculazioni sulla natura delle stelle, sulla vita in altri mondi e su come funzionino eventuali civiltà non umane. Oggi vi racconterò alcune cose sullo spazio e sui viaggi dell’uomo, lassù.

IL PRIMO LANCIO SPAZIALE

Il primo lancio spaziale del mondo fu un disastro in termini umani, non fu condotto per scopi pacifici, non fu sovietico e non fu americano. A lanciare il primo razzo nello spazio fu la Germania di Hitler che da subito iniziò a progettare missili a scopo bellico. Queste tecnologie facevano parte delle famigerate Wunderwaffen, le ‘armi prodigiose’ della propaganda nazista. Il missile fu chiamato V2 (Vergeltungswaffe 2, o ‘arma di rappresaglia 2’, chiamata così da Joseph Goebbels per spacciarla per un’arma da contrattacco e non da attacco) e per la sua costruzione fu impiegata manodopera da numerosi campi di concentramento e dalle fabbriche segrete dirette dalle SS.

Si stima una perdita in termini di vite umane intorno alle 20.000 unità all’interno del progetto di costruzione (per condanne a morte di sabotatori veri o presunti tali, per incidenti e per l’uccisione dei prigionieri dei campi dopo che avevano terminato il proprio incarico). A questo si aggiungono altre migliaia di morti e feriti dovuti all’impiego di questi razzi durante la guerra.

Il primo volo spaziale suborbitale avvenne infine nel giugno del 1944, con lo stemma nazista a rappresentare il primo simbolo umano a uscire dall’atmosfera. Non proprio un bel biglietto da visita con cui presentarsi al resto dell’universo.

Il missile, senza equipaggio, raggiunse i 176.000 metri da Terra e da allora cominciò a essere usato come arma per colpire gli obiettivi nemici. (Un aereo di linea viaggia intorno ai 10.000 metri).

BOMBE, BOMBE, BOMBE

Dopo la guerra, sovietici e americani poterono mettere le mani sui modelli di V2 e su tutti i progetti missilistici tedeschi, sui quali basarono i propri programmi spaziali. Le due potenze iniziarono una corsa spietata all’ultima frontiera, quella dello spazio, che non approfondiremo se non per un curioso particolare. Entrambe le potenze temevano che l’altra avrebbe potuto usare tecnologie segrete dei programmi spaziali per lanciare bombe atomiche dallo spazio, in modo che i normali sistemi antimissilistici non avrebbero potuto essere attivati in tempi utili. All’annuncio sovietico del compiuto lancio dello Sputnik e di altri satelliti in orbita, gli americani temevano che ci fosse montata sopra chissà quale arma segreta; all’annuncio degli americani del programma Space Shuttle, i russi fremettero allo stesso modo. Il timore era sempre lo stesso. Bombe atomiche nello (e dallo) spazio.

Gli americani, presi dall’angoscia, procedettero a condurre dei test per vedere come si sarebbe comportato un ordigno nucleare al di fuori dell’atmosfera. La risposta fu molto semplice: in modo imprevedibile. I detriti provenienti dall’esplosione vengono scagliati in direzioni semicasuali e permangono in orbita, subendo accelerazioni importanti. Nell’esperimento furono danneggiati ben otto diversi satelliti, dei quali 4 americani.

Un secondo tentativo di ‘nuclearizzare lo spazio’ fu fatto alla fine degli anni ’50 con il progetto A119, un terrificante piano top secret che consisteva nel desiderio di ammassare testate nucleari sulla Luna per produrre un’esplosione così grandiosa e spettacolare da essere visibile dalla Terra. Lo scopo? Prevalentemente propagandistico, dimostrare al mondo la superiorità militare americana e incutere timore in tutti i nemici (perlopiù comunisti ma non solo). L’impresa non era fattibile per una lunga serie di motivi, sia economici che pratici. Unitamente a questo, con grande sorpresa degli alti comandi, l’opinione pubblica non sembrava particolarmente entusiasta all’idea che il proprio Paese creasse uno spettacolo di morte simile, bombardando la Luna e spargendo schifezze radioattive sulla nostra preziosa compagna dei cieli notturni.

A conclusione di una lunga serie di isterie, incidenti e proposte indecenti, fu firmato un accordo ancora in vigore che vieta test nucleari nel cosmo e nell’alta atmosfera.

IL PRIMO UOMO NELLO SPAZIO

Facciamo un salto al 12 aprile 1961 ed ecco apparire sulla rampa di lancio Jurij Gagarin (Юрий Гагар), il primo cosmonauta. Fino a quel momento i lanci spaziali sovietici erano andati piuttosto male, delle sette missioni di prova quattro si erano concluse con la ‘morte’ del manichino, soprannominato Ivan Ivanovič (come a dire Mario Rossi per noi italiani o John Smith per gli angofoni) e solo tre con un rientro non letale. Gagarin sapeva che le probabilità di morire erano più alte che quelle di restare in vita, ma partì comunque.

Prima del lancio, alcuni medici temevano che il viaggio nello spazio avrebbe potuto determinare un forte shock nella mente di Jurij e decisero di progettare l’abitacolo della Vostok 1 in modo tale che per sbloccare i comandi manuali occorresse un codice, da rivelare solo una volta in volo dopo essersi accertati delle condizioni mentali del pilota. Quando fu il momento di partire, visto che i rischi del volo erano già molti, un collega decise di rivelare il codice a Jurij che, ridendo, rispose che glielo avevano detto già tre persone diverse.

Le sue prime parole dopo il lancio furono rivolte al popolo sovietico e il suo discorso fu in buona misura politico. Non c’era da stupirsi, per fare carriera nei ranghi russi al tempo era fondamentale essere inseriti nel Partito e lui non era da meno. Mi piace però far notare che non appena vide, ed era la prima volta in assoluto per un essere umano, la Terra da lassù, il timbro cambiò radicalmente. Descrisse il nostro pianeta come bellissimo e privo di confini. È una narrazione a cui oggi siamo abituati, ma non dimentichiamo che a parlare era un membro attivo del Partito Comunista di un regime che stava spaccando il mondo a metà, riempiendolo di confini segnati con cemento e filo spinato e che di lì a poco avrebbe costruito il famigerato muro di Berlino.

Gagarin viaggiò nello spazio compiendo un giro quasi completo intorno al globo e rientrò, indenne, paracadutandosi in un campo agricolo. Fu visto da due contadine che in un primo momento si spaventarono. Lui, con un sorriso carismatico, le rassicurò, pur volendo mantenere un alone di mistero. Anziché presentarsi disse semplicemente di venire dallo spazio. Solo a quel punto lo riconobbero, dato che tutta la nazione era incollata alle radio per sentire la storia dell’uomo più famoso del mondo, Gagarin, il primo cosmonauta.

THE DARK SIDE OF THE MOON

Facciamo un piccolo passo indietro. Da Terra non è mai visibile l’altra faccia del nostro satellite, che per questo motivo è chiamata ‘il lato oscuro della Luna’. Nella Divina Commedia è presente un canto del paradiso in cui Dante, mentre ascende verso la volta celeste, si guarda indietro dopo aver superato la Luna e ne riesce a vedere l’altra faccia. Ce la descrive come bianca, perfetta, liscia, a differenza della faccia ‘classica’ con zone più scure e imperfezioni varie dovute, secondo lui, alle impurità dell’animo umano e al peccato da noi commesso. Aveva ragione? In parte. Anche se … no, il fatto che diciamo le parolacce non rende più scura la Luna. Le chiazze grigiastre non derivano dai nostri peccati, sono mari di rocce basaltiche, un tempo lava.

Nel 1959 i sovietici lanciarono una missione, Luna 3, con il preciso scopo di fotografare la Luna da diverse angolazioni, in particolare il suo ‘lato b’ tanto misterioso, mentre il primo atterraggio compiuto con successo in questa zona della Luna è avvenuto solo nel 2019 a opera della Cina. Le prime immagini ci hanno mostrato che le grandi chiazze scure che vediamo da Terra sono praticamente assenti sull’altro lato come suggeriva Dante! Al contempo vi sono molti più crateri dovuti all’impatto di asteroidi (in fondo si tratta del lato più ‘esposto’). Insomma, per pura coincidenza il Sommo Poeta ha azzeccato ante litteram questo particolare.

LO SPAZIO OGGI

In tempi moderni si è tentato in ogni modo di de-politicizzare lo spazio, rendendolo un luogo di pace, collaborazione internazionale e progresso scientifico. Il più grande progetto della storia dell’umanità è la Stazione Spaziale Internazionale, un enorme laboratorio orbitante che regala costanti progressi alla scienza, alla medicina e alla tecnologia. Purtroppo l’elemento militare, la competizione tra potenze, i giochi politici, gli interessi economici non escono mai del tutto di scena. Una grande sfida per il futuro sarà regolamentare con convenzioni internazionali questa frontiera ancora relativamente nuova.

Grazie alle agenzie spaziali abbiamo imparato molto sul nostro pianeta e abbiamo tecnologie impressionanti come il GPS e le comunicazioni satellitari. Possiamo usare, e lo facciamo, questi apparati per pianificare le colture in modo che ci sia cibo per tutti, per mappare l’evoluzione dello stato di masse idriche e dei ghiacciai (vi capita mai di vedere le immagini satellitari di laghi prosciugati nel corso di pochi anni con le foto a confronto?).

Possiamo scoprire i segreti dei dittatori, come i campi di concentramento in Corea del Nord tenuti d’occhio dai satelliti. Per non parlare delle innovazioni in campo fisico che ci stanno donando i computer quantistici e ci doneranno, si spera, la fusione nucleare. Le possibilità sono praticamente infinite e resta importantissimo continuare a finanziare programmi spaziali. Un recente progetto della NASA sta mappando le foreste di tutto il mondo per determinare la salute degli ecosistemi e quanta CO2 le piante siano in grado di rimuovere dall’aria con precisione, quanto tempo impiegano gli ecosistemi a rinnovarsi, quanto stress possono sopportare. E, soprattutto, come fare a salvare il nostro piccolo, povero mondo. 

NoSignal Magazine

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