L’Italia non è certamente stato un paese in grado di distinguersi nella capacità di possedere una politica solida, affidabile e morigerata.

La nostra nazione può vantare più di qualunque altra il discutibile pregio di aver visto il più grande numero di governi infruttuosi e mai arrivati al capolinea integralmente.

Nel 1987 Giorgio Almirante rinnegava il significato di democrazia, in quanto procedimento confuso, un ideale lordo e reso inaffidabile dalla storia e dalla reale messa in atto nel paese Italiano.

Che cos’è la democrazia, la partecipazione del Popolo alle elezioni di un candidato rappresentativo? Un virgulto di rappresentanza generale, un’idea tesa al trascendente,esoterico quasi,concetto di bene comune, una prosopopea della volontà generale? Nella nostra storia nulla di tutto ciò. Quando la prima repubblica è crollata, i Savi politici dell’epoca, i pochi Savi politici dell’epoca, riconobbero in questo il fallimento della democrazia. Non solo aule buie, grigie, inconsulte e mute ma antri di corruzione, viltà e totale mancanza di statura morale. Il problema d’oggi più che mai. Alla prova dei fatti, di tutti.

La democrazia era stata annullata in favore di una strumentalizzazione tendenziosa del voto a fini loschi, potere personale, interessi reconditi mascherati e legittimati da un popolo oscurato, e, in realtà, privo di un qualsiasi effettivo peso.

Lo prospettava Max Weber, affermando che quello che chiamiamo democrazia sia in realtà un organo oligarchico, stanze chiuse, spartizione di potere, giusto legittimato dal voto perché esso non appaia un dispotismo.

Sì arrivo a dire che fosse meglio il fascismo in un’accezione particolare, in una visione da secondo dopoguerra. Una triade composta da nazione, lavoro e libertà. La democrazia aveva fallito nei suoi intenti, diventando quello che si temeva all’alba della massificazione della grande politica. Camera muta, cassa di risonanza delle decisioni di partito ma anche viltà, corruzione, cambio di casacca e poteri nascosti, costruiti in modo tale da restare nei binari di una Costituzione costruita per impedire un potere efficace ed autorevole ma aperta a possibili corruzioni, interferenze fra partiti e una sostanziale ingovernabilità. A sua volta, essa, determinata a portare al comando i piccoli partiti che con i loro giochi di astuto equilibrismo, grottesco e deterrente, mantengono in piedi poteri fantoccio, asfittiche grandi coalizioni. La democrazia era diventata potere nascosto e interessi mistificati. La gente: muta, il voto inutile, la volontà generale calpestata e soffocata da una ragnatela di malcostume e corruttela.

La situazione, più di 30 anni dopo non è cambiata e l’ammasso dei poteri che si vede all’orizzonte è teso come lama tagliente a incatenare e a non permettere che la volontà generale effettiva interferisca. In fin dei conti l’idea democratica espressa dal popolo non ha riscontri in politica, mai avuti. Una volta forse i poteri avevano un altro nome ma economia, soldi ed interessi imperano e legittimano qualsiasi ribaltone, qualsiasi inganno : il popolo non ha voce.

L’apparente mutamento, la Stasi dei contenuti

La rivalsa sui contribuenti.

L’esecutivo giallorosso nasce in aperta polemica con il precedente esecutivo giallo verde. La sferzante polemica e la volontà di rivincita di questi politicanti ora alle sedi di comando è stata di una superbia notevole. Nonostante il mancato appoggio della maggioranza popolare e di una volontà generale, senza nessuna legittimazione democratica ma unicamente quella teorico- tecnico-costituzionale, la sinistra si è imposta. Questo è un dato di fatto.

E le pensioni tremano, il lavoratore arranca: cosa farà l’esecutivo per i contribuenti?

Le parole non sono andate in questi termini da parte del nuovo esecutivo, ma ci si è nuovamente soffermati sul tema migratorio che vale la pena di essere analizzato nuovamente.

Al di là della polemica si vedrà chiaramente che un ripristino della gestione della calamita migratoria come fu ai tempi di Gentiloni sarebbe impossibile. L’esecutivo non desidera uno sfascio preventivo e la sinistra non prospetta una debacle sulla base di ideologie asfittiche del tutto contrarie agli effettivi sentimenti popolari. Il concetto emergenziale va messo da parte a favore di una gestione strutturale pianificata del fenomeno migratorio. Insomma, cambieranno anche i toni ma non i problemi. È evidente che un’infausta quanto miope gestione dell’immigrazione come fu fatta all’epoca di Gentiloni sia ormai inattuabile per un problema così internazionale. Quando un NO secco a accoglienza e finanziamenti ai migranti arriva proprio dagli altri paesi. Resterà da vedere il comportamento da attuare nei confronti delle ONG se queste, di fatto, ci saranno ancora, fatto fuori Salvini.

Forse, erano proprio i “toni” di Salvini, a infastidire l’Europa più che porti chiusi, decreti sicurezza, e presunti razzismi.

È la forma, il fastidio formale non il fatto in sé, ad essere determinante. Così come impera ipocrisia e, ovunque, argomenti inconsulti e strumentali, arditi quanto vuoti. Come molti di questi discorsi. Più tomba della chiarezza che politica.

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