La città sospesa fra due turchesi (quello del cielo e quello del mare), resa celebre dal suo surreale splendore, sta infine calando il sipario su una realtà trasfigurata.

Venezia, Musa ispiratrice di una molteplicità di scrittori che spazia da Goethe a Dostoevskij, sembra aver rinunciato all’aspetto onirico a vantaggio del riscontro economico, evidentemente valutato di maggior valore.
E così la corsa alla monetizzazione della sua straordinaria bellezza ha sottomesso la poesia della città galleggiante, che è stata accartocciata come un foglio di carta qualsiasi e cestinata.
Il risultato finale è riscontrabile nei milioni di visitatori da tutto il mondo che, pagando il prezzo del biglietto, solcano le acque della laguna del mar Adriatico a bordo di enormi navi da crociera, aprendosi uno slargo fra gli stretti canali veneziani, del tutto noncuranti dei danni apportati da questo eccesso del traffico acqueo.

Nessuno mette in dubbio il fascino mozzafiato conferito alla città dal taglio prospettico dell’alto delle imbarcazioni, ma è facile intuire come i problemi scatenati da questa attrazione turistica passino in secondo piano rispetto al guadagno che ne si trae, che, da solo, va a coprire il 5,4% del Pil del Comune, come sostiene un report dell’Università di Padova.

Se non altro perciò possiamo dedurne che la dignità di Venezia sia stata venduta a buon prezzo, mentre tutti noi siamo spettatori impotenti dell’irreversibile collasso del fragile e complesso ecosistema della laguna.
Secondo il parere di molti, l’unico modo per arrestare la deriva di Venezia è rappresentata da una presa di posizione che impone la necessità di un cambiamento di rotta; questo significa che sul comune di Venezia ora grava la minaccia dell’iscrizione alla danger list, arma dell’Unesco per veicolare l’informazione verso la comunità, imponendole di farsi carico del problema ed agire in supporto del sito in pericolo.
Alcuni provvedimenti sono già in corso, come ad esempio l’applicazione di limiti di velocità e di un sistema di cartellonistica simile a quella in uso sulle strade, disposizioni che si rendono necessarie per la riduzione del moto ondoso provocato dalle imbarcazioni a motore che causa danni alle rive, costantemente sottoposte ad un intenso fenomeno erosivo.

Il quadro generale che emerge è alquanto sconcertante, basti pensare che Venezia è al momento la terza città in Europa con il maggior inquinamento derivante dal traffico crocieristico: un vero e proprio paradosso, se consideriamo che, secondo le raccomandazioni dell’Unesco, quest’ultimo dovrebbe essere del tutto vietato nella laguna.
Di questo passo, della città illuminata dalla luna che serpeggia lungo il reticolo venoso d’acqua cupa e sonnolenta, non resteranno che i versi di Guccini. D’altro canto, già quarant’anni fa lui stesso aveva concluso che Venezia sia la gente che se ne frega.

Ma la tragicità della situazione sta nel fatto che Venezia non è che l’ennesimo tassello in un mosaico di apparente disinteresse e menefreghismo che ormai si può estendere non solo nel caso specifico all’Italia, ma all’intero pianeta.

NoSignal Magazine

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  1. […] Goethe, oltre a essere uno dei più grandi letterati tedeschi, è considerato anche l’ultimo uomo universale a camminare sulla terra. La sua attività fu rivolta alla poesia, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all’umanesimo e alle scienze. Il suo magnum opus è il Faust, un’opera monumentale alla quale lavorò per oltre sessant’anni. Goethe fu l’originario inventore del concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale), derivato dalla sua approfondita conoscenza e ammirazione per molti capisaldi di diverse realtà culturali nazionali. Ebbe grande influenza anche sul pensiero filosofico del tempo, in particolare sulla speculazione di Hegel, Schelling e, successivamente, Nietzsche. […]

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