Cari lettori, ci scommetto 10 cammelli (in Italia forse no, magari vacche da latte o una ventina di galline felici da fattoria) che almeno una volta nella vita abbiate provato a convincere i vostri nonni, i vostri zii o semplicemente i vostri restii genitori a provare qualcosa d’innovativo a livello culinario. Cucina giapponese, cinese, messicana, indiana, hawaiiana e chi più ne ha più ne metta. Siete riusciti a convincerli? Prevedo una risposta non molto positiva dalla maggior parte di voi.

Ebbene è proprio così. L’odierna normalità nel degustare piatti extraeuropei al tavolo di un ristorante etnico in Italia, ai tempi era quasi totalmente inesistente. Per lo scarso numero di locali certo, ma anche, e oserei dire soprattutto, per la “chiusura” mentale del secolo scorso. Su questo argomento come su altri, ma questa è un’altra storia. Sono sicura, infatti, che le persone così dette all’antica, a prescindere dagli ingredienti che compongono un piatto, che siano pure i loro favoriti, rifiuteranno il vostro invito per una cena diversa dal solito, solo e soltanto per principio.

Elasticità mentale culinaria

Ma devo dirvela tutta, a parer mio l’elasticità mentale è una realtà fantastica. Ognuno di noi, nel nostro IO interiore, possiede una specie di sacco di iuta vuoto. L’elasticità mentale è la mano che riempie questo sacco di esperienze, conoscenze, curiosità e tradizioni. Bisogna essere aperti alle novità, senza rimanere chiusi nella propria stanzetta con una slice di pizza o una pasta asciutta col pomodoro. Sia chiaro, con questo non voglio assolutamente sminuire la cucina italiana, perché ammettiamolo, noi siamo imbattibili.

Il messaggio che voglio trasmettere, invece, è il concetto di passaggio etnico. Non siate spaventati dall’innovazione, apritevi ad essa. Provate, assaggiate, gustate, scoprite. Ovviamente non sarà tutto di vostro gradimento, com’è normale e consueto che sia. Ma questo non importa. Sarete comunque soddisfatti di aver testato una cucina diversa dalla vostra e di esservi approcciati a sapori, fragranze e profumi assai differenti da quelli italiani.

Tradizioni

Un altro aspetto che addolcisce ed incentiva ancor di più la curiosità è sicuramente la scoperta della tradizione. Certo, sono più che consapevole del fatto che non sia paragonabile ad un pasto gustato in loco. Le piccolezze proposte aiutano comunque ad apprezzare ancora di più la cucina, e chi lo sa, un pensierino per un viaggetto gastronomico è sempre dietro l’angolo. Come in qualsiasi ristorante, però, è opportuno trovare quello giusto, che condivida con la clientela tradizioni di nicchia, sincere e senza alterazioni e condizionamenti europei. Purtroppo questi locali sono in diminuzione, perché la cucina etnica si sta ormai trasformando in una moda, anziché una scoperta come effettivamente è, ma una ricerca attenta vi porterà sicuramente nel luogo giusto.

Anthelme Brillat-Savarin

La scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella.

Anthelme Brillat-Savarin

Il consiglio spassionato che voglio oggi darvi è dunque questo. Siate empatici nei confronti di ogni “cucina”, lasciate che dentro di voi scatti questa scintilla incredibile che vi permetterà di aprirvi al mondo, transitate velocemente in questo tunnel, quello che mi piace definire passaggio etnico, vi porterà sicuramente a destinazioni positive e super apprezzate. Fidatevi, soddisfazione assicurata, parola di Francesco Amadori. Ah no… scusate, ho sbagliato contesto.

NoSignal Magazine

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