Che tu sia giovane o anziano, torinese o fuorisede, almeno una volta nella vita avrai sentito parlare di Arturo Brachetti.

Arturo Brachetti

Arturo Brachetti è attore, regista, direttore artistico, imprenditore e filantropo del teatro. Per molti è quasi una sorta di ‘leggenda’. Con lui, infatti, risorge la disciplina del trasformismo teatrale dopo la morte del suo predecessore Leopoldo Fregoli. Varietà è la parola d’ordine, non solo per il genere predominante dei suoi spettacoli, che spazia dal musical al comico passando per il drammatico, ma per i suoi celeberrimi cambi costume praticamente istantanei (entra, infatti, nel Guinness World Record con un quick change di un solo secondo, battendo i 4 secondi del papà d’arte Fregoli). Vanta la bellezza di 350 personaggi nella sua carriera (100 in una sola serata).

Questo essere umano straordinario riesce a trasformare non solo se stesso, ma il mood dei suoi milioni di spettatori. E improvvisamente le lacrime di gioia diventano gocce nostalgiche, che scavano insieme a lui nel nostro felice passato di soffitte di giochi. Il trucco? Non prendersi mai sul serio. Con Arturo, l’ironia regna sovrana.

Nella sua biblioteca d’arte si trova un inventario dei più grandi interpreti del varietà, dalla Commedia dell’arte a Charlie Chaplin, da Federico Fellini fino a Totò. Affronta, quindi, non solo il mondo del teatro, ma anche quello del cinema e persino quello del circo tradizionale e contemporaneo. 

Altra parola d’ordine: Sperimentare. Come viene insegnato a tanti artisti emergenti nel mondo dello spettacolo, ciò che conta non è tanto quanto sei bravo a fare qualcosa, ma quanto sei in grado di usare quello strumento di cui sei padrone per reinventarti. E il fatto che il pubblico, ora più che mai, quando entra in un teatro, voglia rimanere stupito da ciò che vede, Arturo Brachetti ce lo insegna bene.

Ma oggi si parlerà non tanto dell’Arturo Brachetti che conosce il Mondo, ma di quello che lo ha visto nascere e, in buona parte, crescere. Parleremo del suo rapporto con Torino, città natale, e dei luoghi che hanno influenzato la sua vita e la sua carriera artistica. Luoghi ormai chiusi, o ancora aperti, o che lui stesso ha aiutato a riemergere. E chissà che questo non possa essere uno spunto per una gita domenicale all’insegna del mistero e dell’illusione…ma partiamo dal principio.

Via Sospello 145

«Da bambino vivevo in bianco e nero ma sognavo a colori.»

Quale luogo migliore per cominciare se non dai primi passi di questo genietto della magia. Arturo Brachetti nasce a Corio, in provincia di Torino nel 1957, ma fin da piccolo abita in via Sospello 145. Siamo dai nonni di Arturo, nella periferia. La Torino della FIAT e degli immigrati anni ’60. Un’infanzia passata tra casa e scuola, all’insegna dei fumi rossi, grigi e neri delle ciminiere. E proprio dietro la scuola, l’ormai chiuso Cinema Splendor, oggi probabilmente ridotto a un supermercato. Un mondo piccolo, fatto di amene quotidianità, ma a lui sembra di vedere Las Vegas in quelle flebili luci metropolitane.

Magari sogna già la sua Parigi (dove si sarebbe trasferito a soli vent’anni). Forse è già lì, nella sua testa, o meglio sulla sua testa, dove tuttora continua a stare. Ma il cuore sabaudo non si può tradire, ed è per questo che Arturo ricorda con estrema tenerezza le strade che lo hanno visto farsi adolescente. Andiamo, quindi, a vedere alcuni luoghi che hanno fatto parte della sua crescita artistica.

Circolo della Magia

«Ogni tanto veniva a mangiare dai preti. Noi lo aspettavamo fuori e lo sviolinavamo per farci invitare a teatro Carignano. E lì era fantastico perché vedevamo lo spettacolo dalla platea, ma qualche volta ci invitava dietro le quinte e io sapevo già tutta la Commedia, quasi a memoria. Lui mi diceva “Vuoi vedere che prendo l’applauso? E poi usciva e faceva un po’ di mosse alla Totò e prendeva l’applauso. Poi mi guardava mentre ero dietro le quinte e mi faceva l’occhiolino. È uno dei ricordi più belli della mia adolescenza.» (Arturo Brachetti parla di Erminio Macario)

Mentre da bambino studia nel Collegio Salesiano San Filippo Neri di Lanzo, passa la sua adolescenza all’Istituto Maria Ausiliatrice, dove resta fino ai 19 anni. Da sempre un ragazzino timido, poco amante degli sport, trova nella magia il suo piccolo rifugio. «C’era un portone sempre chiuso, e ogni venerdì sera io, il signor Ghetti (il custode) e altri ragazzi illusionisti lo aprivamo e andavamo al Circolo dei Maghi.» Il Circolo della Magia nasce, sin dai tempi in cui lo stesso Macario lo frequentava, come luogo d’incontro per tutti gli amanti dell’illusionismo, aperto in occasione del cinquantenario della morte di Houdini in Via Santa Chiara e ancora attivo. Un piccolo angolo di Mondo dove si impara a volare e a fare propri trucchi dei grandi del passato. Insomma, una intima Hogwarts, per gli amanti del genere, con tanto di palchetto per le esibizioni degli esordienti.

Il Circolo della Magia

Le MusicHall (ex teatro Juvarra)

«Ma qui ci sta un po’ il segreto dell’interpretazione di Arturo di fare lo spettacolo. Cercare di rendere delle cose sempre affascinanti, che sono finte ma sembrano assolutamente vere.»

A parlare ora è il fratello di Arturo Brachetti, George, suo produttore e manager, l’anima razionale dei due, impegnato a gestire le scartoffie e tutti i grand tour della vita del fratellone. Il loro progetto più grande è stato sicuramente la ristrutturazione dell’ormai ex-teatro Juvarra, luogo molto caro ad Arturo. Si tratta di un edificio risalente ai primi del Novecento, precisamente al 1913. Ora è aperto dal 2017 e conosciuto come Le Musichall. Situato in Corso Palestro 14, si presenta come un teatro di varietà, un luogo di sogni, fatto per far divertire e rilassare dopo una lunga giornata di realtà a lavoro. Fiore all’occhiello sono 300 lampadine realizzate a mano, una per una, dall’artigiano di fiducia dei fratelli Brachetti. Un salto temporale che riporta agli spensierati tempi della Belle Époque.

E a proposito di Francia, ciò  che balza più all’occhio degli spettatori è un eccentrico e brillante sipario blu importato direttamente dagli ambienti del Moulin Rouge di Parigi. Una trasformazione, quindi, resa possibile non solo da Arturo, suo direttore artistico, e George, ma anche dai preti proprietari dell’immobile e da tutti gli architetti che hanno partecipato ai lavori. La parte più difficile, a detta dei fratelli Brachetti, è stata cercare di mantenere quell’atmosfera vintage, unendola a elementi moderni che avrebbero dato lustro e innovazione al nome del teatro stesso. 

Le MusicHall

“Museo della Magia” di Cherasco

A Cherasco, in provincia di Cuneo, si trova il Museo della magia, primo nel suo genere in Italia. Nasce grazie all’iniziativa di Don Silvio Mantelli, più comunemente noto come Mago Sales o Mago Mandrake. L’edificio è originariamente un asilo, che il mago decide di ristrutturare, rendendolo inoltre sede di SMILAB, un’associazione di volontari che si occupa del Laboratorio del Sorriso e di Magi senza frontiere. Si tratta di un vero e proprio percorso itinerante, un piccolo mondo delle meraviglie: quattro sale a tema estremamente suggestive, oltre a una biblioteca con oltre 18.000 volumi consultabili e a un piccolo e onirico teatro della magia che chiude il percorso di visita.

Un mondo dove tutto è possibile e tutto è ‘toccabile’, anzi, è creato apposta per far sperimentare a grandi e piccoli la nobile arte dell’illusionismo. Viaggiando per le stanze, i turisti possono ammirare cimeli e documenti appartenenti ai più grandi maghi della storia.

Uno di questi è, appunto, Arturo Brachetti, a cui Sales ha dedicato un’intera sala con alcuni dei suoi costumi più belli. Tra i più pittoreschi spicca un omaggio di tessuto ai Girasoli di Van Gogh per rappresentare l’estate nel suo numero delle stagioni; e poi ancora, la Regina di Cuori, l’Aida e tanti altri, tra cui uno dei suoi immancabili frac bianchi da fine spettacolo. Arturo conosce Sales nel 1980, quando è ancora un ragazzino dell’oratorio nella colonia salesiana di Gressoney. Già dal primo incontro, il mago vede «un sogno dentro di lui che doveva sbocciare.» Nasce da lì una profonda amicizia.

«Erano gli anni di Mandruga la strega che toglie la ruga, il pagliaccio Sbrendola, il mago cinese A me li oci, il fantasma con l’asma e tanti altri ancora.»

Il Museo della Magia

Riesce a farlo uscire dalla timidezza, donandogli la chiave per esprimere al meglio il suo X-factor, per usare un termine moderno. In uno dei tanti pomeriggi passati insieme, gli regala un libro Fregoli raccontato da Fregoli. E quello è il momento in cui un Brachetti ventenne decide di spiccare il volo e trasferirsi a Parigi, con la sua ancora piccola valigia fatta di sei costumi e una testa piena di ambizioni. Torna a Torino anni dopo, sotto il titolo di «migliore trasformista del Mondo».

«Non è importante avere una vocazione religiosa nella vita, l’importante è avere una vocazione. Se la tua vocazione è quella di far sognare e sorridere, perseguila» dice il mago al giovane Arturo prima della sua partenza.

Tra i suoi spettacoli più celebri Brachetti che sorpresa!, Allegro, un po’ troppo!, Gran varietà e Solo, il suo ultimo one man show. Il tour è partito nel 2018 proprio da Torino e continua ancora oggi.

Solo di e con Arturo Brachetti

Andate, quindi, a perdervi insieme ad Arturo e ai suoi 50 personaggi in una casetta di ricordi. 

Perché, spesso, perdersi è l’unico modo per ritrovarsi.

A presto con nuovi appuntamenti su NoSignal Magazine!

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