-Siamo spacciati- urlò ad un tratto Giorgia –non sfuggiremo a questo virus- aggiunse con le lacrime agli occhi. –Ma fammi il piacere- sbottai in preda alla rabbia e allo sconforto. Era vero la situazione sembrava critica…supermercati deserti e senza pasta, senza condimenti, anche quelli che solitamente rimanevano invenduti per mesi, senza detersivi di alcun tipo, tutti svaniti nel nulla. Evanescenti come le persone che si affrettavano con i carrelli grandi come dei molossi, pieni di qualunque cosa fosse commestibile e che avesse una funzione disinfettante. Nei volti v’era stampata la paura, ma non una paura genuina, ma un terrore malvagio, freddo.

I volti erano contorti dalle preoccupazioni e dalla diffidenza. Gli occhi erano vigili e attenti, come quelli di un falco, pronto a lanciarsi sull’ultimo barattolo di soluzione alcolica presente negli scaffali, ma allo stesso tempo lo sguardo era feroce come quello di una tigre, scattante e letale, uno sguardo di troppo, un passo di troppo e ti saresti ritrovato con il carrello addosso e una persona pronta a gridarti contro per la tua inappropriata voglia di contagiare altre persone, magari anche un cazzotto, perché no, giustamente guantato per evitare il contagio, ma non te lo avrebbe tolto nessuno. Una volta che viene identificato un possibile untore, si da il via alla caccia alle streghe, con torce e forconi, ed è qui che inizi a rimpiangere il tribunale dell’inquisizione. Sotto gli occhi è possibile osservare un oggetto dalla dubbia utilità. Si trattava di una mascherina, ce ne sono tante in giro, ma a cavallo del naso, perché nei negozi sono scomparse, volatilizzate… se invece sono disponibili è a causa del prezzo esorbitante che le relega nelle loro sontuose scatole di cartone. Anche i marchi blasonati si sono lanciati nel mercato delle buatte, dalla banda bianca e nera, alle fiamme, ma purtroppo inefficienti e solamente decorative, che sfortunatamente creano solo allarmismo e niente più. Ma io e Giorgia esterrefatti osservavamo questa bolgia di colori, gialle, nere, firmate, ogni tanto comparivano delle mascherine verdi da laboratorio, di quel verde-acqua che ti rilassa, sino a quando non alzi lo sguardo quel tanto che basta per vedere le sopracciglia corrucciate e lo sguardo infuocato della persona che hai di fronte.

La farmacia del supermercato venne presa d’assalto da un esercito di mani guantate e amuchinizzate. Il bene più richiesto: l’amuchina. Una soluzione di ipoclorito di sodio stabile ottenuta dalla elettrolisi parziale, anche definito il nuovo oro, viene definito così perché ormai introvabile, proprio come le mascherine…disponibile solo online e a prezzi stratosferici, 5 litri settanta euro, a dir poco ridicolo, a purtroppo vero. Ma comunque veniva acquistato ogni rimedio anche lontanamente utile, il farmacista preso dal panico si rintanò per poco tempo dentro il suo sgabbiotto, fingendo di stare cercando un qualche farmaco, invece l’unica cosa che stava cercando era il coraggio di affrontare così tanta gente furibonda e vogliosa di placebo, di medicine, di rassicurazioni in pillole.

In preda alla paura e allo sconforto ci spostammo nel reparto pasta, un luogo che solitamente è tranquillo, ricolmo e gioioso. Paradossalmente era vuoto, letteralmente, non c’era più pasta. –Impossibile- fiatò Giorgia, presa dallo stupore e dall’inquietudine. Le penne, i fusilli, i paccheri, i rigatoni, spaghetti, insomma chi più ne ha più ne metta, ma erano tutte scomparse…tutte tranne le farfalle, che evidentemente in una epidemia non sono gradite. Abbiamo visto carrelli interi di pasta sfrecciare tra le casse, e poi volare sino al bagagliaio dell’auto. E la pasta che veniva portata nuova veniva assaltata da orde di selvaggi, pronte a strappare dal bancale la confezione di pasta, qualunque essa fosse, come delle iene sopra una inerme carcassa.

Spaventati e intimiditi facemmo retrofront, pronti a correre verso la mia piccola auto. Giorgia tirò un colpo di tosse… iniziammo a correre veramente, inseguiti da un esercito di persone dotate di amuchina spray e di mascherine, il fiato si faceva pesante e la situazione tesa. Andavamo alla massima velocità che le nostre gambe mettevano a disposizione, ma evidentemente tra gli zombie c’era un velocista, ci venne sbarrata la strada e venimmo catturati. Nell’orgia di mani e amuchine, Giorgia venne morsa, e iniziò anche lei a voler comprare dell’amuchina e a voler prendere delle provviste, mentre io scivolai sotto le gambe delle persone e piano piano sgattaiolai dalla mia macchina… ma l’allarmismo colpì anche me…venni pestato perché untore ed entrai nel supermercato, gridando…alla ricerca di una mascherina.

Marwan Chaibi
Prima autore, poi Direttore ed ora Presidente. Classe 2002. Sono Diplomato in Chimica e Biotecnologie e studente universitario. Scrivo per alcune riviste online, parlo, racconto, leggo. Collaboro con tantissime associazioni e enti, ma di questa in particolare sono il Presidente, e non posso far altro che essere orgoglioso nel rappresentarla e fortunato nel viverla tutti i giorni. Mi piace fare bene, del bene, per il bene degli altri!

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