Ricominciare l’anno con maggiore consapevolezza e attenzione nei confronti degli animali e dell’ambiente per avvicinarsi a quel cambiamento di cui il nostro pianeta ha bisogno.

I buoni propositi che caratterizzano ogni nostro capodanno hanno origini molto antiche: già 4000 anni fa la civiltà babilonese ci lasciava tracce dei festeggiamenti in onore dell’arrivo del nuovo anno. A inizio anno siamo quindi abituati a rivedere i nostri comportamenti e a pensare come potremmo migliorarli. Abbiamo bisogno di una data, e nello specifico di una data che rappresenti un nuovo inizio, per dare una svolta – anche nel piccolo – alla nostra vita.

Il primo dell’anno ci sembra quindi il momento migliore per provare qualcosa di nuovo o per migliorare qualcosa che avremmo sempre voluto cambiare, ma che per un motivo o per un altro non si trovava mai il momento giusto per farlo. Il nuovo anno quindi ci dà speranza, come se allo scattare della mezzanotte fosse magicamente possibile realizzare i propri desideri e cambiare ciò che non ci soddisfa della nostra vita. Se nella fiaba di Cenerentola la mezzanotte simboleggiava la fine di un sogno, la fine dell’illusione di una vita che avrebbe sempre voluto avere, per noi la mezzanotte ci apre le porte a nuove possibilità.

Cosa ci hanno insegnato due anni di pandemia?

Questa speranza e questo desiderio di cambiamento si sentono a maggior ragione dopo due anni di pandemia. Due anni, tanto inaspettati quanto inevitabili, che hanno completamente sconvolto il nostro stile di vita e le nostre aspettative per quello che verrà. “Inaspettati” perché nella nostra visione le pandemie sono qualcosa che rappresenta il passato e quelle società lontane che non avevano una tecnologia sviluppata come la nostra. “Inevitabili” perché proprio quella tecnologia e quell’inesorabile desiderio di sviluppo che caratterizza la società Occidentale hanno fatto sì che la pandemia si presentasse alle porte della contemporaneità. Questi due anni ci hanno quindi portato a riflettere, si spera, su quella visione egocentrica rivolta su noi stessi, sugli esseri umani e sul rapporto uomo-ambiente. Se prima il nostro obiettivo per l’anno nuovo mirava a soddisfare il nostro benessere fisico e mentale, adesso, almeno per alcuni di noi, nella lista delle priorità abbiamo inserito altre cose.

In questi due anni abbiamo familiarizzato con termini a noi prima sconosciuti. Uno di questi è spillover, o salto di specie, cioè l’infezione della specie umana da parte di un patogeno animale. Questo salto di specie normalmente avviene quando si ha un lungo contatto tra esseri umani e animali, e di conseguenza uno dei motivi che induce lo spillover è proprio lo sfruttamento degli animali. Questo dovrebbe far suonare un campanello di allarme sul rapporto degradante tra umano e non-umano.

Il mese di gennaio dedicato alla dieta vegana

Ma allora possiamo dedicare il nostro proposito per l’anno nuovo al benessere del pianeta Terra? Io spero di sì, e in realtà questo proposito non si distacca troppo dal catartico “da domani comincio la dieta!”. Sto parlando del Veganuary, campagna nata nel 2014 nel Regno Unito, che invita le persone a dedicare il mese di gennaio alla dieta vegana. Dal momento dell’iscrizione fino a fine gennaio verranno inviate delle mail con consigli, ricette vegane e miti da sfatare sul veganesimo.

Un totale di 31 giorni in cui si cambia veramente: si cambia il modo di pensare, di mangiare e di fare la spesa; 31 giorni in cui ci renderemo conto di quanto il modo in cui mangiamo impatti sul nostro pianeta e sul benessere degli animali, e che ci porteranno alla consapevolezza che il nostro sistema alimentare non è per niente sostenibile. 31 giorni in cui una presa di coscienza è del tutto inevitabile.

Il dibattito sui diritti degli animali è attivo già da tempo, ma fatichiamo a fare quel passo in più che nel tempo porterebbe ad una totale abolizione degli allevamenti intensivi: ma questa abolizione non mira solo alla salvaguardia degli animali, perché questo tipo di allevamento va ad intaccare anche il benessere del pianeta, come spiega bene un articolo del 2018 del The Guardian. Se il pensiero di cambiare drasticamente la nostra dieta ci spaventa, soprattutto perché in questi ultimi due anni abbiamo dovuto fare troppe rinunce, proviamo almeno a dedicare un solo mese al benessere degli animali e del nostro pianeta.

Tutti possiamo diventare vegani… anche solo per un mese

Purtroppo attorno al veganesimo sono stati ricamati molti miti che ci fanno vedere questa dieta come qualcosa di troppo incompatibile con quella a cui normalmente siamo abituati, ma la verità è che è più semplice di quello che sembra. Questo ce lo mostrano anche i dati: dal 2014 c’è stato un incremento di persone motivate ad aderire al Veganuary. Cosa più importante, il Veganuary può cominciare in qualsiasi momento, non necessariamente il primo dell’anno. Basta iscriversi a Essere Animali per contribuire a rafforzare quei valori che, all’inizio di questo terzo decennio degli anni 2000, dovrebbero diventare parte della nostra quotidianità.

Gli animali provano emozioni, condividono con gli esseri umani il dolore e la paura. Condividono con noi luoghi e territori. Intrecciano le loro biografie con le nostre: insomma, coesistiamo, e quella a cui dovremmo ambire è una coesistenza orizzontale, così da poter ripristinare un rapporto equilibrato con la Terra.

NoSignal Magazine

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