Adesso sono schiacciato, al buio, lievemente umido. Voi vi chiederete perché sono schiacciato, al buio e lievemente umido. Ebbene la mia è una storia particolare, comprendente prigionia e libertà, colore e grigio. Penso di essere oramai giunto alla fine della mia esistenza. Un’ esistenza tremendamente triste, solamente rallegrata per una manciata di minuti. Ma come potrete voi capire chi sono se non parto dall’inizio?

Sono nato parecchi mesi fa in una fredda fabbrica poco lontano da qui. Sono nato dallo smembramento di un vecchio e logoro giornale, uno di quelli pubblicitari, tanto odiati, ma quelli più sgargianti e belli. La mia era la pagina trentaquattro ed ero della sezione telefonia. Una pagina rossa, con i riquadri gialli. Penso che abbia tremendamente sofferto. Ma eccomi, assieme a tanti altri compagni di avventure, i miei fratelli cartacei. Chi tondo, chi a tre punte o quattro. Io ne ho quattro di punte. Venni separato dai miei compagni da un grigio macchinario che violentemente ci percosse e ci fece scendere su piani diversi di un setaccio mostruoso. Alto e imperante ci divise gli uni dagli altri. Poi iniziammo a scivolare velocemente verso un altro sgherro meccanico e venimmo fatti scivolare violentemente in un sacchetto. Tutto fu buio, ma percepii il calore della macchina sigillatrice. Schiacciati, e obbligati in una prigione senza sbarre venimmo gettati in una scatola assieme ad altri sacchetti. Non so dire per certo cosa successe dalla scatola ma immagino che sia stata chiusa e caricata al di sopra di un mezzo.

Poi un giorno la scatola venne scaricata e aperta, il mio sacchetto venne estratto dal contenitore e gettato in un cesto metallico, un espositore. Le ore parevano giorni ed i giorni anni, sino a quando una signora prese una quantità esorbitante di sacchetti, noi felici urlavamo nel nostro stretto sacchetto. Venimmo acquistati e trasportati in un capannone. Con una violenza inaspettata la sportina venne squartata e noi fragorosamente cademmo in un altro sacco più grande, sfortunatamente non trasparente. Rimpiansi la bustina di prima per uno o due giorni…credo.

Musica, urla e gioia si percepivano dal sacchetto, un fragore assordante, ma allo stesso tempo piacevole e allegro, ciò rallegrò tutti noi che ci sforzammo di essere più lucidi possibili. Uno spiraglio di luce penetrava dal lato aperto della sporta. Si vedeva il cielo, un cielo meraviglioso, di un dolce azzurro e di tanta dolcezza erano cariche le sue candide nuvole, desiderai essere una nuvola, desiderai la libertà, il freddo dato dalla solitudine e soprattutto il vento, quella presenza invisibile che si percepiva dalla forza con la quale spirava nelle fessure del mezzo. Una mano sporca e grande prese me e un centinaio dei miei compagni, passando di mano in mano giungemmo ad una splendida ragazza che, con il suo rossetto rosso e con un viso contratto a causa della luce del sole ci soffiò lontano. Dalle sue labbra spirò del vento, un vento forte e dolce. Le mie preghiere vennero esaudite. Mi librai leggero, volai in alto, percepii il freddo, la solitudine, ma quella che avvertii di più fu la libertà, la feci entrare in ogni fibra del mio esile e inconsistente corpo. Poi con placida lentezza caddi sulla testa di un ragazzo, aveva i capelli castani, mossi e profumati, per un po’ di tempo mi godetti quella posizione, da li si poteva vedere tutto, sentire tutto, odorare tutto. In parte si poteva percepire anche la libertà. Ma sfortunatamente il ragazzo si scrollò i capelli e iniziai a scendere verso il pavimento. Pieno di molti miei compagni caduti. Le ore passarono, tanta gente mi passò accanto, altrettanta mi calpestò, mi raccolse e mi donò nuovamente la libertà.

Sfortunatamente tutto ciò finì, venni spinto da un forte getto d’aria e un camion pulitore mi raccolse assieme a molti altri miei compagni di avventure. Ed ora sono qui. Ignaro di ciò che accadrà. A rimpiangere quegli infiniti attimi che mi resero libero come una nuvola.

Marwan Chaibi
Prima autore, poi Direttore ed ora Presidente. Classe 2002. Sono Diplomato in Chimica e Biotecnologie e studente universitario. Scrivo per alcune riviste online, parlo, racconto, leggo. Collaboro con tantissime associazioni e enti, ma di questa in particolare sono il Presidente, e non posso far altro che essere orgoglioso nel rappresentarla e fortunato nel viverla tutti i giorni. Mi piace fare bene, del bene, per il bene degli altri!

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